Category Archives: Società

Non solo secondi, ma anche secondary (ticketing)

In questi mesi mi sono lasciato prendere e trasportare un po’ troppo da quel marasma chiamato X Factor, lo ammetto. Ma è indiscutibile che lo share di Sky Uno saliva alle stelle nella zona di Monteverde, quando sul palco saliva nientepopodimenoché che la frontman dei Ros. Poi Licitra vince, battendo i nostri amichetti Måneskin, che molto mogi si ritirano nelle camere d’albergo vicino al Forum d’Assago e preparano sedici triliardi di date nei locali più hippie del 2018. Fino a qui, nessun problema (o quasi, dipende sempre dai punti di vista). Continua a leggere

Una figurina quanto mai inappropriata

C’è sempre un confine molto labile tra il fare ironia e suscitare il riso tramite battute accattivanti (ogni riferimento alla mia persona è puramente casuale, NdR) e scadere, invece, nella volgarità o, peggio, nell’essere irrispettosi nei confronti di un altro essere umano. Il litigio che scaturisce a causa di questa forma, che al giorno d’oggi chiamiamo “black humour”, è un acceso dibattimento che, però, non porta poi a nulla di concreto e risolvibile in tempi brevi.

Dopo questa probabilmente ovvia, ma doverosa premessa, il tema che sta più riguardando da vicino i ragazzi e gli adulti patiti di un semplice, ma mediaticamente efficace, sport di nome football, è sicuramente ciò che è accaduto all’Olimpico la sera del 22 ottobre, giorno nel quale è andata in scena Lazio-Cagliari. La cornice di pubblico biancoceleste, che torna allo stadio più spesso per via degli ultimi risultati positivi delle aquile, fa ben sperare tutti, compreso il presidente Claudio Lotito che, a fatica, tira dei sospiri di sollievo. Questi ultimi, tuttavia, bloccati sul nascere da un comportamento della Curva Nord che ci fa capire come ci sia ancora molto da lavorare, sia dal punto di vista del tifo, sia dal punto di vista umano.

La storica curva della Lazio, trasferitasi per due partite nei distinti Sud a causa di una squalifica, ha avuto l’orrenda idea di attaccare degli adesivi che ritraevano Anna Frank palesemente “photoshoppata”, con indosso la maglia della Roma. Il fatto, nei giorni successivi, ha scatenato un vero e proprio putiferio e non è la prima volta che la squadra capitolina ha compiuto atti antisemiti o comunque non consoni ad un contesto come quello del tifo e della goliardia. L’errore, per quanto grossolano e banale possa essere, è il rischio di generalizzare troppo l’accaduto, facendo passare questa foto di Anna Frank come una denuncia dell’intera curva o, addirittura, di tutta la tifoseria laziale nei confronti del tifoso romanista. Gli articoli usciti sui massimi giornali di punta italiani e sul web tendono, da questo punto di vista, ad esser fatti con lo stampino: titoli accattivanti, foto della Frank con la maglia giallo-rossa e, per di più, una condivisione degli articoli stessi su Facebook, con tanto di occhiello al post fuorviante, architettato solamente per alimentare il fenomeno del cosiddetto “clickbaiting”.

Con queste affermazioni, ovviamente, non tendo assolutamente a voler scusare una piccola parte dei “curvaroli” e l’atto da loro realizzato, perché, probabilmente, ci sarebbe solamente da accusarli e non sostenerli, a prescindere dal tifo che si ha in comune con loro.

Proprio su quest’ultimo punto è interessante aprire un altro filone. La notizia della figurina incriminata ha portato ad un’esagerazione mediatica che ha pochi precedenti: persone che volevano rinominare lo Stadio Olimpico “Anna Frank Stadium”, per dirne soltanto una. L’intento di queste persone, se vogliamo tirare le somme, è stato pienamente raggiunto e già il fatto che noi ne stiamo parlando è, per loro, una vittoria prima di battere il calcio d’inizio.

Ho sentito anche molti altri tifosi della Lazio paragonare quest’atto ad altri, compiuti anni addietro, dalla curva romanista: il classico “laziale ebreo” o “Anna Frank tifa Lazio”, ma anche “meglio una coppa in faccia, che un razzo nell’occhio” nei confronti di Paparelli.

Ciò che ogni volta provo a far capire è che un tifoso (nel senso proprio del termine), che sia di sponda giallo-rossa o bianco-celeste non importa, non avrebbe mai interesse a comportarsi in tale maniera: il recente “un consiglio senza offesa: dormite con la luce accesa” degli Irriducibili, con tanto di manichini legati ad un cappio al collo, ci fa capire come l’interesse di queste persone non sia poi il vero divertimento o lo sport. Quest’ultimo, di contro, è una sorta di mezzo attraverso il quale far passare le proprie opinioni politiche (in primis), e il binomio sport-politica o calcio-politica non è mai salutare per il benessere e l’economia del calcio che, prima di essere spettacolo, dovrebbe soprattutto insegnare alle nuove generazioni il rispetto reciproco. Il fatto che fossero dei ragazzi, anche minorenni, ad attaccare questi adesivi che ritraevano la famosissima autrice del “Diario” non deve farci sobbalzare dalla sedia: ormai ci troviamo di fronte ad un imbarbarimento generale delle nuove/future generazioni che a lungo andare porterà sicura destabilizzazione e caos nella società.

Non è, quindi, solo dopo che le cose avvengono che bisogna agire ma, in un certo senso, occorre studiare queste azioni e provare ad insegnare in scuole elementari, medie e superiori ciò che appartiene veramente all’uomo: la ragione. Nessuno in tutto l’Universo la possiede, meno che noi, ma ci stiamo pericolosamente slegando da essa e ciò, a lungo andare, sarà controproducente per gli anni a venire.

Il vostro caro e affezionato collaboratore esterno 

GIOVANNI MARIA ZINNO

Manara: ancora politicizzato?

“Il Manara, una scuola di zecche e froci”. Quante volte lo avremo sentito?

Sin dalla fondazione del nostro piccolo eppur emerito liceo è stato sempre chiaro l’indirizzo politico che, tra alti e bassi, i suoi studenti perseguivano: al Manara sono comunisti. Questo il mito, questa la storia. In una Roma dove la scuola superiore veniva scelta proprio in base allo stesso orientamento politico, tra una scazzottata e l’altra con i “vicini” del Kennedy, centinaia di studenti del nostro istituto erano soliti scendere in Continua a leggere

Libertà

Libertà. Una parola comune. Tanto semplice quanto complessa. Una parola che sembra immersa in una realtà fin troppo vasta, in cui non sembra chiaro quale sia il suo ruolo o a cosa si riferisca di preciso, tante sono le sfumature che il mondo sembra imporvi. Ogni giorno ci confrontiamo con essa, avidamente ne usufruiamo. In fondo, anche l’azione che diamo più per scontata, che è in maggior modo parte integrante e ormai impercettibile della nostra vita dipende da questa abusata espressione. Continua a leggere

Perché c’è bisogno del voto dei giovani

I giovani non votano. Può essere questa una sintesi dell’indagine statistica svolta a febbraio di quest’anno dal quotidiano britannico The Economist. Un’indagine che interpreta il paradigma della politica globale odierna, una politica non lungimirante, che troppo sottovaluta la parte “verde” della società. E sembra che sia proprio questa frattura tra il giovane cittadino e il politico a creare un sentimento di profonda diffidenza verso l’establishment tutto e di sfiducia verso i partiti tradizionali. Non sarebbe tuttavia opportuno Continua a leggere

Il diritto di contare – Tre donne nere alla NASA, dietro le quinte della corsa allo spazio

Il diritto di contare, titolo originale Hidden Figures, è un film del 2016 diretto da Theodore Melfi prodotto e distribuito da 20th Century Fox, uscito nelle sale italiane nel marzo del 2017 e tratto dall’omonimo libro di Margot Lee Shetterley.

Ambientato durante l’era Kennedy nello stato segregazionista della Virginia, il film è basato sulla storia vera di tre matematiche afroamericane assunte nel programma spaziale della Nasa che, per veder riconosciute le loro straordinarie abilità, devono affrontare la dura opposizione di un vertice di uomini bianchi. Continua a leggere

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