Category Archives: Cinema

Paul Clipson e il “cinema del divenire”

“My approach to making films is to bring to light subconscious preoccupations that begin to reveal themselves while filming in an improvised, stream of consciousness manner…”

L’immagine della realtà contro la realtà (attuale) dell’immagine, una luce di speranza nell’ambito del disastroso panorama cinematografico al quale siamo obbligati, il fautore di un Cinema che r/esiste. Contro l’istituzionalizzazione dell’immagine, contro un cinema in cui, oggi, risulta quasi impossibile trovare una corrente cinematografica vera e propria, solo semmai singole personalità che emergono, nelle quali, al massimo, possiamo notare simili ispirazioni. Continua a leggere

Chi l’ha detto che i cartoni sono roba da bambini?

Il 30 dicembre 2015 esce nelle sale Anomalisa, diretto da Charlie Kaufman (sceneggiatore di Eternal sunshine of the spotless mind e Being John Malkovich) e Duke Johnson (ricordato per le serie Moral orel, Frankenhole). Il film racconta di Michael Stone, un famoso oratore motivazionale ed esperto di servizio clienti, durante il suo viaggio a Cincinnati, dove terrà un seminario in occasione dell’uscita del suo ultimo libro; qui incontra Lisa, una donna Continua a leggere

Grandrieux: lo sperimentalismo cinematografico contemporaneo

Il cinema di rottura dello spregiudicato regista francese, fra sequenze dure e audaci

Il cinema sperimentale, o d’avanguardia, è caratterizzato da un’innovazione rispetto alla tradizione consolidata, una rivoluzione dal punto di vista contenutistico e formale. Innumerevoli sono stati nei decenni i registi che vi si sono cimentati: l’americano John Cassavetes (A Woman Under the Influence, The Killing of a Chinese Bookie), Alberto Grifi (Anna, A proposito degli effetti speciali), massimo esponente dello sperimentalismo italiano, il greco Theo Angelopoulos (Il volo, Il passo sospeso della cicogna), l’immortale Michelangelo Antonioni (La Notte, L’eclisse, Blow-up). Continua a leggere

L’imperdibile Jeeg Robot

Un supereroe all’ombra del Colosseo, tra malavita e umorismo romanesco

Quando nelle sale italiane entra l’inconsueto, il prodotto si aggira su due poli: pessimo oppure ottimo. Per “Lo chiamavano Jeeg Robot” ne è nato un terzo: fantastico. La trama si sviluppa intorno al personaggio di Enzo Ceccotti, il quale, fuggendo da una rapina che egli stesso aveva compiuto, si butta nel Tevere ed entra in contatto con dei rifiuti tossici. Così nascono i suoi superpoteri, ma ancora ignaro si dirige da Sergio, membro dell’associazione criminale guidata dallo Zingaro, per vendergli un orologio. Continua a leggere

I David di Donatello tra ingiustizie e rivelazioni

Tra capolavori di originalità come “Lo chiamavano Jeeg Robot” e il sopravvalutato “Quo vado?”: il controverso futuro del cinema italiano

La sessantunesima edizione dei David di Donatello si è svolta lo scorso 18 Aprile. Sugli esiti della cerimonia, c’è ben poco da dire: eccezion fatta per i premi a “Lo chiamavano Jeeg Robot” (in particolare per il bravissimo Luca Marinelli), tutto il resto è stato un vero e proprio scempio. “Perfetti sconosciuti”, film piuttosto modesto e poco convincente, diretto da Paolo Genovese, la cui filmografia farebbe inorridire chiunque (come dimenticare “Immaturi” e “Immaturi – Il viaggio”, niente di dissimile dai nostri soliti cinepanettoni?), risulta sopravvalutato in maniera spaventosa. Ma ciò che più atterrisce è senza dubbio il fatto che “Non essere cattivo”, unico film veramente degno e significativo di questa edizione, non sia stato minimamente considerato. Continua a leggere

I Fratelli Coen e il teatro euripideo

Intorno al 485 a.C. nasce ad Atene Euripide, considerato uno dei tre più importanti tragediografi greci insieme a Eschilo e Sofocle. A lui si deve un maggiore avvicinamento del teatro greco a quella che è la concezione di teatro moderno: le sue tragedie hanno per protagonisti non più gli incrollabili eroi eschilei, ma uomini, donne o addirittura servi immersi in un mondo a loro avverso, Continua a leggere

L’evoluzione della soggettiva nella storia del cinema

“Un’inquadratura si definisce soggettiva quando mostra ciò che un personaggio vede dal suo esatto punto di vista”

Jean Epstein, regista sperimentale noto in particolare per il suo “La caduta della casa Usher”, usò per la prima volta questo termine, in uno scritto in cui immaginava una scena di ballo ripresa dal punto di vista dei ballerini, volendo addirittura creare dei brevi spazi neri all’interno delle inquadrature per simulare la chiusura delle palpebre (artificio usato successivamente da Gaspar Noè in “Enter the Void”). Continua a leggere

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