I Fratelli Coen e il teatro euripideo

Intorno al 485 a.C. nasce ad Atene Euripide, considerato uno dei tre più importanti tragediografi greci insieme a Eschilo e Sofocle. A lui si deve un maggiore avvicinamento del teatro greco a quella che è la concezione di teatro moderno: le sue tragedie hanno per protagonisti non più gli incrollabili eroi eschilei, ma uomini, donne o addirittura servi immersi in un mondo a loro avverso, sottoposti alle ingerenze di divinità spesso insensatamente crudeli ma soprattutto all’imperscrutabile volere del Caso (o, per meglio dire, della “Τύχη”), che devasta le loro vite senza alcuna apparente ragione, e che li lascia soli e sconfitti, in ginocchio davanti all’ennesima riprova dell’impotenza umana, accentuata spesso dai finali sfumati e insoddisfacenti con cui Euripide usava chiudere i suoi drammi.

 XOPOΣ: Sì, vabbé, ma che c’entrano i fratelli Coen con Euripide?

Ci stavo appunto arrivando, cari i miei coreuti. Nel 2007 esce nelle sale americane “Non è un Paese per vecchi”, un film diretto proprio da Joel ed Ethan Coen e tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, vincitore agli Oscar nelle categorie miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista.

 XOPOΣ: Capovolgiamo la domanda: cosa c’entra Euripide con i fratelli Coen?

Se mi fate parlare ve lo spiego. Prima però ci sarà bisogno riassumere in breve la trama del film, in modo tale da poterlo analizzare al meglio. Per cui, se fra i lettori c’è qualcuno che ancora non ha avuto modo di vederlo, il mio consiglio è quello di interrompere la lettura, perché dovrò necessariamente fare “spoiler” piuttosto consistenti. Tranquilli, io non mi offendo.

XOPOΣ: Complimenti, hai appena cacciato quelle tre persone che avevano intenzione di leggere questa roba …

Certo che scrivere un articolo con voi nelle orecchie è davvero faticoso… Dicevamo: il film, ambientato nel 1980 in Texas, si apre con la voce narrante dello sceriffo Ed Tom Bell (interpretato da Tommy Lee Jones) –ormai prossimo alla pensione – che ci parla della sua carriera e di come nel corso di essa abbia vissuto il cambiamento della sua terra, assistendo al lento ma inesorabile declino di quei valori a cui tutt’ora egli cerca di ancorarsi. Il focus dell’azione si sposta dunque sul vero e proprio protagonista della pellicola: Llewelyn Moss (Josh Brolin), un uomo qualunque – reduce del Vietnam – che nel bel mezzo di una battuta di caccia si imbatte casualmente in quel che resta di un regolamento di conti per una partita di droga. Rovistando tra i cadaveri trova una valigetta stracolma di denaro, della quale decide di impossessarsi per garantire a sé e a sua moglie (Kelly Macdonald) una vita migliore. Questo suo gesto produrrà una lunga scia di insensata violenza, che lo rende il bersaglio di una spietata caccia all’uomo (da cui lo sceriffo Bell cerca di salvarlo) da parte del killer psicopatico Anton Chigurh (Javier Bardem), fermamente deciso a recuperare la valigetta. Dopo varie peripezie, Moss rimane ucciso in una sparatoria per mano un gruppo di malviventi messicani, intenzionati a loro volta a strappargli il bottino, senza però riuscirci: sarà proprio Chigurh a trovare i soldi, nascosti in un motel in cui il protagonista si era rifugiato. L’assassino si recherà poi dalla moglie di Moss, memore di una minaccia fatta al marito prima che morisse, per ucciderla. All’uscita della casa di quest’ultima, cade vittima di un incidente d’auto, a cui sopravvive per miracolo, “cavandosela” con una frattura esposta del braccio. Il film si chiude con un monologo dello sceriffo, che, raggiunta finalmente la pensione, racconta i suoi sogni alla moglie, esprimendo attraverso essi tutto lo sconforto di un uomo che ha visto fallire i suoi ideali.

XOPOΣ: La trama è finita, andate in pace.

Silenzio. Arriviamo dunque al punto focale del discorso: cosa c’entra Euripide in tutto ciò? In effetti in “Non è un Paese per vecchi” sono presenti molte delle tematiche care al nostro tragediografo, prima fra tutte quella del Caso: per Caso, infatti, Llewelyn si impossessa della valigetta “maledetta”, e se la caccia all’uomo inizia è sempre e solo per volere del Caso: infatti il nostro si trova a tornare sul luogo del ritrovamento per portare dell’acqua a uno dei criminali coinvolti nel regolamento di conti, agonizzante e da lui abbandonato quella stessa mattina, imbattendosi Casualmente in una pattuglia di malviventi intenzionati a recuperare i soldi. Personificazione stessa del Caso è poi Chigurh, che si trova a compiere una vera e propria strage mentre segue le tracce di Moss, devastando vite innocenti senza una comprensibile ragione, guidato da un codice di comportamento per noi indecifrabile; significativo in questo senso l’episodio dell’omicidio della moglie del protagonista: Chigurh si reca da lei, come si è detto, non perché ne avesse bisogno, ma in virtù di una minaccia – anche se, a questo punto, sembra più corretto definirla una “promessa” – fatta a suo marito per farsi consegnare i soldi; inoltre, dopo averla raggiunta, legherà il suo destino al lancio di una moneta, chiedendole di scegliere testa o croce, come aveva già fatto in precedenza, all’inizio del film, nei confronti di un benzinaio con cui aveva avuto una discussione e presso il quale si era fermato solo Casualmente. A nulla servirà la ribellione della donna, che si rifiuta di scegliere, appellandosi all’umanità del killer. L’arma da lui usata, inoltre, non fa che sottolineare la sua superiorità rispetto agli altri mortali: non una pistola, un coltello o una mitragliatrice, ma un grosso fucile ad aria compressa, di quelli utilizzati per abbattere i vitelli che vanno al macello. Tuttavia neanche lui, personificazione della Τύχη, riesce a scampare alla Τύχη stessa; tanto che, alla fine del film, dopo essere uscito completamente illeso – o quasi – da numerose, tremende sparatorie, proprio come un novello Terminator, rischia di perdere la vita in un banalissimo, insensato incidente d’auto. Anche la scelta del protagonista appare in linea con la tragedia euripidea: non un eroe di guerra o un ricco magnate Texano, ma un signor Nessuno che vive in una roulotte. Persino la sua morte ci ricorda il classico schema euripideo: essa infatti avviene molto prima della fine della pellicola, e addirittura non ci viene mostrata, ma continua tuttavia ad influenzare lo svolgimento delle vicende.

XOPOΣ: E invece lo sceriffo Bell?

Lo sceriffo Bell (a cui vengono assegnati prologo ed epilogo) è il classico esempio di personaggio sofocleo: un eroe vero e proprio, da leggenda, che tuttavia segue dei valori –per l’appunto eroici – che non sono più applicabili al mondo sporco e violento in cui vive, trasformandolo di fatto in un inutile pezzo di antiquariato.

XOPOΣ: Senti, lo sappiamo che non c’entra nulla con il tuo discorso, ma ci teniamo questa battuta dall’inizio di questo articolo … e poi lo sappiamo che tanto non hai idea di come chiuderlo, altrimenti.

Sparate.

XOPOΣ: Che problemi ha un Sofista che si crede tanto bravo? Le manie di Protagorismo!

Direi che per oggi può bastare…

DAVIDE RUBINETTI

 

 

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