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Ultimo Monologo

Eccoci qui. Come al solito ridotti all’ultimo momento, io e il mio foglio. Sto facendo del mio meglio per allontanare ogni dimensione esterna e ridurmi minutamente nella mia realtà preferita, così silenziosa, imperturbabile. Plasmandola, la visualizzo come una stanza dal pavimento in legno cigolante e tante finestre lungo la parete circolare; è grazie a loro che spesso mi ritrovo ad osservare vari orizzonti. Raccogliendo le gambe tra le braccia, mi ritrovo al centro, immersa nel vortice delle diverse brezze provenienti dai mondi esterni. Continua a leggere

Risveglio

Schiudendosi pian piano, i sensi, come i petali di un fiore, lasciavano filtrare via il sonno e riprendevano, così, coscienza del mondo ormai dimenticato dalla sera prima. Lentamente, ogni centimetro di pelle, ogni nervo, veniva invaso dall’impercettibile forza vitale che, passivamente, tutti i giorni, spingeva Mary a trascinare avanti le ruote cigolanti della sua vita, talvolta troppo arrugginita. Continua a leggere

Ardo

Fuoco.
Scoppiettante e pungente calore.
Si discioglie tra i battiti di un cuore ormai sterilizzato.
Purezza.
Smusso gli spigoli della mia anima con il gas di un accendino scarico.
Soffoca tra le pareti dei polmoni e si infrange contro un muro di vergogna.
Sangue.
Lentamente si fa strada sul cemento.
Una pozza di tempera vermiglia macchia questo quadro asciutto.
E annego tra gelide fiamme.

 

GINEVRA

C’era, una volta, Light

Light se ne stava lì, appollaiato sul davanzale consumato della finestra della sua cella… della sua stanza. Ormai conosceva a memoria il paesaggio che si ritrovava a fissare per ore, da anni. Delimitato dagli spigoli di una comune finestra, quel viale era rimasto intatto, immutato, contrariamente alla persona che continuava a fissarlo imbronciato, dal sottile vetro opaco che rigidamente lo estraniava da quel quadretto urbano. Continua a leggere

Riflessioni su una mente timidamente arrogante

Esisti. Si tu, proprio in questo istante banale e superfluo della tua vita, tu esisti. Respiri e muovi tutto ciò che ti circonda: lo fai scansandoti i capelli, schivando gli sguardi indiscreti di occhi che non ricorderanno il tuo volto, lo fai avanzando timidamente a passo deciso per le strade di una città che conosci a malapena ma nella quale ti riconosci in ogni suo grigio e affascinante scorcio.

Tutto quello che fai, che rappresenti, ti appartiene e ti delimita nell’individuo che sei, non importa quanto anonima e speciale tu ti senta. Fingi che ogni aspetto della tua esistenza sia irrilevante, perfettamente adatto alla protagonista dello psicodramma che racconti a te stessa nel letto, prima di chiudere gli occhi. Ti risvegli e una volta pronta, guardandoti allo specchio convinci il tuo riflesso di aver raggiunto il suo massimo, coprendolo di acqua e sapone per imbrattare ogni singolo difetto…quei capelli arruffati, gli occhiali che nascondono tre quarti del volto…ti senti naturale e modestamente superiore agli altri, con la tua insicurezza. Cosa ci fai ancora lì? A rincorrere un dettaglio che possa identificarti, che possa renderti diversa ma perfettamente uguale agli altri. La verità è che non siamo fatti per seguire etichette o per rispettare il nostro superbo orgoglio.

Basterebbe uscire, passeggiare e salutare chiunque meriti di essere conosciuto perché noi tutti apparteniamo ad una realtà che ci ritiene fondamentali nonostante ci faccia sentire totalmente estranei e invisibili. Tira fuori te stessa, abbi il coraggio di donare i tuoi occhi a qualcun altro e fagli conoscere il tuo mondo, mostragli le tue luci e le tue ombre della vostra città. Così non dovrai più nasconderti sotto una colata di indifferenza e timidezza, sperando di essere notata. Non temerai di star sprecando la tua vita perché, per quanto ogni momento sia destinato a divenire un ricordo, ne sarai stata tu la protagonista, tu avrai avuto il privilegio di rendere personale un frammento di esistenza degno di continuare a vivere grazie all’ascolto delle tue parole. Allora finalmente,sorridendo, scoprirai di essere straordinariamente ordinaria.

 GINEVRA