Tag Archives: Alice Bertino

Nostalgia

Sveglia alle sette, lavarsi, vestirsi, colazione veloce e poi a scuola. Sedersi al proprio banco, sempre lo stesso. Vedere ancora una volta le facce di sempre, le stesse che hai visto ieri, le stesse che vedrai domani. Ascoltare, prendere appunti. Che cosa ha detto Antonella? Ah, si domani si entra in seconda. Bene. Di nuovo ascoltare, prendere appunti. Continua a leggere

Il mio viaggio

Viaggio. Già il solo pensare a questa parola fa aprire un mondo. Sono sicura che, se chiedessi a dieci persone cosa la parola “viaggio” fa venire loro in mente, direbbero tutti cose diverse, ma che, in fondo, si riducono alla stessa cosa: viaggio è evasione, libertà, novità, scoperta. Per quanto mi riguarda, se dici “viaggio”, a me viene in mente un aeroporto. Sarà che ho sempre viaggiato con l’aereo, e quindi l’associazione mi viene spontanea: nella mia mente è da lì che ciascun viaggio comincia.

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Donne al volante, pregiudizio costante

Mi ricordo di una volta in cui dovevamo riaccompagnare a casa un mio amico. Era la prima volta che questo mio amico saliva in macchina con noi, quindi non aveva mai visto mia mamma guidare prima. Arrivati davanti a casa sua, al momento di scendere, ha esclamato, con gli occhi sgranati e il tono sorpreso di chi ha appena visto un pinguino nel Sahara: “Comunque complimenti signora, guida davvero bene! E’ raro…” No, no, ma continua la frase – avrei voluto dirgli – che cosa è raro? Trovare una donna che sa la differenza tra freno e frizione? Che non rischi di andare a sbattere ogni cinque metri? E invece sono rimasta zitta, ovviamente, a guardare la faccia di mia madre illuminarsi. Continua a leggere

E’ giusto porre limiti alla libertà di espressione?

Tutti noi sappiamo quello che è successo, qualche giorno fa, a Parigi: il 7 gennaio 2015 attorno alle ore 11:30, un commando di due uomini armati con fucili d’assalto è penetrato nella sede del giornale Charlie Hebdo durante la riunione settimanale della redazione, compiendo una vera e propria strage. Dodici in tutto i morti (tra cui il direttore, vari collaboratori, due poliziotti), oltre a numerosi feriti. L’assalto è avvenuto per punire la redazione di aver pubblicato alcune vignette satiriche, ritenute offensive nei confronti della religione islamica. Continua a leggere

Fuga dalla Terra?

Due settimane fa sono andata a vedere il film “Interstellar”. Diciamo che normalmente preferirei spararmi un colpo piuttosto che vedere un film di fantascienza, perché di solito sono solo degli interminabili polpettoni senza capo né coda, fatti solo di effetti speciali e dialoghi pieni di parole del gergo fantascientifico, comprensibili quanto una lezione di kazako (almeno per me, nonostante la scienza mi piaccia pure).

Però questa volta, dopo aver visto il trailer, mi sono detta “perché no?” (devo ammettere che sulla scelta ha influito anche il fatto che il protagonista era Matthew McConaughey, il quale, diciamocelo, merita alquanto). Fatto sta che, contro ogni aspettativa, il film non mi è per niente dispiaciuto. Continua a leggere

La violenza non è un gioco

Napoli, qualche settimana fa. Un quattordicenne si trova in un autolavaggio per far pulire il suo motorino, e viene preso di mira dai tre lavoranti del posto, che lo prendono in giro per la sua obesità chiamandolo “ciccione”, e ridendo di lui. A un certo punto uno dei tre ragazzi, di ben ventiquattro anni, sotto gli occhi divertiti degli altri due impugna un tubo collegato a un compressore, si avvicina al ragazzino, e tiratogli giù i pantaloni gli riempie l’intestino con i potenti getti d’aria emessi dal compressore. Nel frattempo,  gli altri due ragazzi, invece di fermarlo, lo filmano con il telefonino, per poi postare il video su Facebook. Un episodio assurdo, al limite della barbarie; non saprei chiamare in altro modo, se non barbaro, qualcuno che compie un gesto del genere. Ma quello che trovo più agghiacciante, e anche allarmante, è che i colpevoli non si siano davvero resi conto della gravità di quello che hanno fatto, e con estrema leggerezza abbiano definito l’episodio uno “scherzo finito male”, un “gioco”. Come se fosse normale considerare un gioco prendere in giro un ragazzino di quattordici anni per il suo aspetto fisico, e umiliarlo davanti a tutti; come se avesse senso puntare un compressore contro lo stomaco di una persona e sperare che questo non abbia conseguenze su di essa, come se si avesse a che fare con un fantoccio: e forse davvero consideravano il quattordicenne niente di più che un pupazzo, un diversivo in un pomeriggio noioso, e volevano provare che effetto avrebbe fatto su di lui una cosa del genere, come si fa con una cavia da laboratorio; del resto, un essere così ripugnante non può provare dolore, non merita di provarlo, giusto?

Non ha senso. Un fatto del genere non può e non deve essere considerato uno scherzo. Qui non c’è nessun gioco, ci troviamo di fronte a un episodio di discriminazione e di violenza; e, per di più, si tratta del peggior tipo di violenza, quella collettiva, di un gruppo, un “branco” che se la prende con il debole, e che trova nella violenza un modo per sentirsi più forte; come se poi tre ragazzi, anzi, tre uomini di ventiquattro anni potessero davvero trovare soddisfazione nel sentirsi più forti di un ragazzino di quattordici anni, solo e completamente indifeso.

Non è forza, è vigliaccheria. Vigliacco è colui che ha compiuto quel gesto; vigliacchi gli altri

 

due, che hanno riso di gusto davanti a quell’orrore, chissà se per convinzione o per circostanza, per senso di appartenenza o per stupidità (o forse per tutte quante queste cose); ma sono vigliacchi anche quelli che sminuiscono fatti come questo, che fanno finta di non vedere, che si stupiscono e magari inorridiscono anche davanti agli episodi più gravi, ma poi, nel loro piccolo, non fanno niente per cambiare le cose e continuano a sottacere le piccole o grandi violenze contro i deboli che hanno sotto gli occhi tutti i giorni, rendendosi complici di una collettività che continua a considerare tutto questo un “gioco”.

Ecco, spero che chi sarà chiamato a punire questo reato non solo non lo consideri un gioco, ma al contrario lo punisca con grande severità, in modo che nessun altro, un domani, possa ancora pensare di scherzare in modo tanto barbaro.

 

  ALICE BERTINO