This is the end… ?

“This is the end”. Per chi non lo ricordasse, di tratta delle prime parole della bellissima canzone di Adele nel penultimo (ed eccezionalmente tragico) film di James Bond: Skyfall. Questo è il secondo titolo ispirato a 007 che diamo a un articolo, e non è un caso. Un eroe inglese, magari più malinconico e riflessivo del solito, è la perfetta personificazione di ciò che ci vorrebbe per salvare la terra di Sua Maestà e l’Europa. “This is the end”. Noi ci abbiamo aggiunto un punto interrogativo, che non troviamo né melodicamente stonato né inappropriato: perché il futuro non è mai scritto, e siamo noi a determinarlo.

L’Inghilterra è nel caos: le spinte separatiste prendono corpo non solo in Scozia, Irlanda del Nord e Gibilterra, ma anche nella stessa capitale Londra, anch’essa schieratasi in massa per il Remain, che non ha invece prevalso nelle campagne dell’entroterra inglese. Si raccolgono firme per ripetere il referendum. La Ue ha scelto la linea dura per la separazione al fine di dissuadere altri Paesi da futuri “Leave”, e questa decisione accentuerà gli già enormi danni all’economia Britannica.

Tuttavia, se per l’Inghilterra il propagandato “Nuovo Inizio” è cominciato sotto presagi funesti, per l’Europa questo potrebbe essere, davvero, l’inizio della fine. Dell’importanza che la nostra Unione ha per noi ne abbiamo già discusso nel precedente articolo: Leave and let die, ma oggi le nostre argomentazioni sembrano corroborate da un fatto: l’Isis ha già ordinato alle sue cellule di compiere attentati fra Francia e Belgio per seminare il caos in Europa e accelerarne il processo di dissoluzione.

Nei precedenti articoli sul tema, La tomba di LawrenceLa strategia del terrore e Bruxelles: gli interrogativi sul futuro dell’Europa, avevamo individuato il motivo per cui lo Stato Islamico, nonostante ne fosse stato in grado, non abbia continuamente eseguito un numero eccessivo di stragi nel Vecchio Continente, nel fatto che ciò avrebbe forzato i nostri governi a un intervento armato in Iraq in stile anti-Saddam, al fine di non essere gettati nella polvere nelle successive elezioni, ponendo così fine alle ancor fragili strutture statuali dei terroristi. Uno scenario che questi ultimi avevano tutto l’interesse a evitare: per loro era ben più conveniente compiere qualche carneficina ad effetto, di chiara rilevanza mediatica, in modo da esaltare i propri sostenitori e demoralizzare noi, spingendoci a non intervenire per paura di ritorsioni in massa.

ImmagineCosa è mutato? Mentre fino all’altroieri se le “ritorsioni in massa” fossero arrivate prima di un nostro intervento militare in Mesopotamia avrebbero finito per causarlo, oggi una serie di sanguinosi attentati, magari durante gli Europei in Francia, potrebbe scongiurarlo definitivamente. Se in seguito a un evento del genere le masse impaurite commettessero l’errore di scegliere alle urne i populisti euroscettici, i pretesi nemici degli estremisti, la nostra Unione si disgregherebbe, nella convinzione illusoria che indulgere alla nostalgia per la bandiera della propria patria possa far da scudo all’esplosivo dei terroristi e a tutti i mali della nostra epoca. Insieme all’Unione salterebbero tutte le alleanze militari che sono l’unica nostra garanzia contro una vera e propria guerriglia quotidiana dell’Isis, e morirebbero anche tutte le speranze di un futuro pacifico e migliore.

L’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta afferma che l’Unione svanirà se non sapremo dare risposta ai nostri tre problemi epocali, gli stessi che hanno spinto gli Inglesi, presi dal panico subdolamente scatenato dalla propaganda di Farage, a uscire dalla Ue e infliggere questo colpo potenzialmente mortale a noi e a loro stessi: la disoccupazione, l’immigrazione e il terrorismo.

Per Enrico Letta sono rispettivamente tre le soluzioni da mettere in atto con la massima rapidità ed efficacia possibili:  1) un’iniziativa per un milione di giovani che si potrebbe chiamare Erasmus pro. Ovvero fare un investimento finanziario per dare la possibilità, appena finiti gli studi, di fare un anno di apprendistato in un’impresa di altri paesi, dove imparare il lavoro e la lingua. E uscire da quella terra di nessuno del periodo tra la fine della formazione e l’inizio del lavoro che troppo spesso alimenta paure e incertezze.

2) Controllare la frontiera esterna dell’Unione in modo diverso rispetto a come si è fatto finora e costruire una polizia di frontiera comune. Solo con un corpo di frontiera unico si può ripristinare anche la fiducia tra i paesi europei; altrimenti; ognuno pensa che gli altri non gestiscono adeguatamente il problema e lasciano passare i migranti.

3) Una Fbi europea. Che consenta di evitare i disastri accaduti tra Francia e Belgio ai tempi degli attentati di Parigi e Bruxelles. In caso contrario, i nostri cittadini continueranno a pensare di essere indifesi.

ImmagineNon avendo le competenze politiche per proporre altro, ci troviamo pienamente d’accordo su questi tre punti. Ma vi è un presupposto basilare senza il quale nulla di tutto ciò potrà essere realizzato: che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione sia riuscita a scuotere le nostre coscienze, e a innescare quel cambiamento di mentalità senza il quale non usciremo mai dal nostro declino.

Oggi l’Inghilterra si ammanta della grandezza del proprio passato, di quando era incontrastato Impero e centro della civiltà. Copre i suoi occhi con la sua gloriosa bandiera, sperando di non vedere più l’inferno torrido e arido verso cui l’umanità intera sta andando, fra la distruzione del nostro ecosistema, la nostra apatia digitale e inquietanti meccanismi sociali e politici. Spera che i tempi d’oro possano tornare grazie alle roboanti parole dei pifferai populisti, ma si sbaglia: le sue forze armate sono state decimate dalla crisi decennale, la sua economia rischia il dissesto, le fratture e le diseguaglianze sociali si stanno trasformando in vere e proprie voragini, la sua cultura non sembra avere la vitalità del secolo scorso. Ed è una descrizione che si adatta a tutti gli stati Occidentali di oggi. Nella storia questi sono stati sempre inequivocabili segni di un’irreversibile decadenza.

Ci sono di sicuro fra di noi degli James Bond che sanno guardare e agire oltre le apparenze, che si muovono nelle nostre cupe metropoli lottando in mille modi contro i mali del nostro tempo. Ma non bastano: sono troppo pochi. Sono sparuti, soli e disperati. Non è il momento di pensare che tutto vada bene, non è il momento di continuare a guardare con interesse soltanto il nostro piccolo orizzonte e le nostre quotidiane futilità.

L’Europa vacilla, percorsa dai venti di una spaventosa rivolta autodistruttiva, in cui noi siamo i potenziali barbari per noi stessi. Meno ce ne curiamo e più saremo parte della barbarie. Più ci sentiremo coinvolti e meno saranno oscure le nostre sorti.

Il cielo ci può anche crollare davanti, ma l’importante è fronteggiarlo e fronteggiarlo insieme, se attribuiamo qualche valore al nostro futuro. Per tornare a 007, come sembra dirci oggi la canzone con parole insospettabilmente profetiche:

“Let the sky fall, when it crumbles
We will stand tall
Face it all together
At skyfall”

Facciamocene una ragione…

Immagine

Qui puoi trovare: l’intervista a Enrico Letta riguardo alle conseguenze della Brexit

l’articolo di Huffington Post riguardo alla scelta dei giovani britannici per il Remain

il video sullo shock dei londinesi a seguito dei risultati del referendum

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