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Storse la bocca. Fece finta di niente, ma la testa le doleva come se avesse dei chiodi infissi nelle tempie. Aveva la nausea. Chiuse gli occhi. Non passava.

Si alzò dalla sedia vacillando impercettibilmente, aveva bisogno di uscire. Quella Nausea senza poesia, senza filosofia, la faceva sentire fuori posto; percepiva chiaramente la vanità di tutto ciò che la circondava, come aria umida e appiccicosa sulla pelle, vagamente soffocante…

Si teneva su, continuava a respirare, continuava a non morire, per cosa in fondo? Qualche legame fin troppo forte che fin troppo spesso sottovalutava, non le permetteva di annegare nello sconforto, nella consapevolezza della gratuità, dell’inutilità.

Un’amara considerazione da nichilista, esistenzialista o ciò che vuoi, che unita alla banalità dei sentimenti umani ancora una volta confondeva la sua identità impedendole di fissarla in uno schema preciso, in un bianco o nero, in un appiglio solido cui aggrapparsi senza pensare troppo.  Si sentiva così effimera, così volatile.

 

MARGHERITA

E non so se ti amo non so se ti amerò, ma quando ti penso sorrido e quasi mi basta. Quasi però, lo sai, sono incostante, non è una scelta, sceglierei il contrario. Sono sfuggente. Il mio cuore lo è, come i miei pensieri distratti, fuggevoli, diafani. Ho paura di innamorarmi di un altro. Continua a leggere

Come è detestabilmente banale l’amore

Come è detestabilmente banale l’amore… Ma l’amore è passione e la passione è vita. Ricordi l’aurea mediocritas dei latini? Sono assolutamente convinta che sia il modo migliore per vivere. Ma a cosa servono i buoni consigli se non a non essere seguiti (per poi irrimediabilmente pentirsene)? Non potrei mai vivere a metà, cerco l’estremo anche dove non è necessario. O meraviglioso o mortalmente deprimente. L’amore è questo che dà in fondo (è forse solo un pretesto?). Se è ricambiato è euforica felicità.  Se non lo è,  sconfinata tristezza: crogiolarsi nel dolore con la musica troppo alta nelle orecchie, il maglione umido e salato di lacrime a stento trattenute.
Come è irrefutabilmente banale l’amore… Una convenzione sociale che ognuno si sente imposta, come se senza di esso non si potesse essere felici. Continua a leggere

False fuorvianti speranze

E non puoi (o non vuoi?) farci nulla, la piccola speranza parassita cresce sempre, come le erbacce innaffiate dalla grigiastra pioggia autunnale, non voluta, a discapito dei buoni propositi seminati, curati, concimati con dedizione come i fiorellini che hai provato a piantare nei vasi del terrazzo, stroncati dalla stessa grigiastra pioggia autunnale. La speranza si insinua strisciante nei tuoi pensieri, sfrutta ogni momento di distrazione per tenderti un agguato e imprigionarti in un labirinto di pensieri inutili e costruzioni immaginarie e vane. Come difendersi da qualcosa che, per quanto tu sia consapevole di come ti sta distruggendo, ti provoca un sottile, subdolo piacere, facendosi strada dentro di te, generata spontaneamente nei recessi più involontari dell’inconscio? Estirparla al primo germoglio, sarebbe l’unica soluzione… Ma non te ne accorgi subito; la alimenti inconsapevolmente con le lacrime non versate, con i sentimenti espressi con parole sbagliate nella paura di rivelare troppo, con gli sguardi ansiosi con cui cerchi disperata l’oggetto dei tuoi desideri. E poi… È troppo tardi ormai quando l’hai riconosciuta. È come una malattia che il tempo o un farmaco curano, ma che lascia una piccola, dolorosa, traccia.

Non pensarci!

 MARGHERITA