Storse la bocca. Fece finta di niente, ma la testa le doleva come se avesse dei chiodi infissi nelle tempie. Aveva la nausea. Chiuse gli occhi. Non passava.

Si alzò dalla sedia vacillando impercettibilmente, aveva bisogno di uscire. Quella Nausea senza poesia, senza filosofia, la faceva sentire fuori posto; percepiva chiaramente la vanità di tutto ciò che la circondava, come aria umida e appiccicosa sulla pelle, vagamente soffocante…

Si teneva su, continuava a respirare, continuava a non morire, per cosa in fondo? Qualche legame fin troppo forte che fin troppo spesso sottovalutava, non le permetteva di annegare nello sconforto, nella consapevolezza della gratuità, dell’inutilità.

Un’amara considerazione da nichilista, esistenzialista o ciò che vuoi, che unita alla banalità dei sentimenti umani ancora una volta confondeva la sua identità impedendole di fissarla in uno schema preciso, in un bianco o nero, in un appiglio solido cui aggrapparsi senza pensare troppo.  Si sentiva così effimera, così volatile.

 

MARGHERITA

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