Tag Archives: Andrea Massimi

La Caduta

“Guarda fratello come splende l’aurora”, il giovane osservava le alte nubi rosate. L’altro si pose al fianco senza distogliersi dalla dolce vista del nuovo giorno. “Credo sia l’ultima per me, il sole non può tornare sui propri passi.”
“Perché sei stato così superbo? Perché generi dissonanza?” chiese l’altro. “Un tempo eri d’esempio per noi…”.
“Sai, penso che le stelle più luminose siano le più belle” disse il giovane “muoiono presto, è vero. Tuttavia brillano al culmine della gloria, della luce più impetuosa e abbagliante. Possiedono la grazia audace della giovinezza.”
A quel punto l’altro lo scosse afferrandogli il braccio:” Ma non capisci? Non vedi il tuo errore?”. Continua a leggere

Una valle di lacrime e luce

E’ triste accorgersi di come le afflizioni del mondo non trovino conforto. L’umanità sembra aver perduto la “speranza dell’altezza”, per citare un uomo che oltre l’Inferno ha avuto il privilegio di osservare l’Altissimo nella luce beata del Paradiso. Ma dov’è la luce? Dov’è  Lui? La Sua creazione svanisce, distrutta e insozzata dai Suoi stessi figli. Chi ancora vi dimora, col tempo inizia a chiedersi come possa Dio tacere di fronte allo scempio dell’Uomo.

Continua a leggere

Il Cavaliere e lo Specchio

C’era una volta un nobile cavaliere che, in sella al proprio destriero, aveva compiuto per tanti anni mirabili imprese nel suo reame. Un giorno, mentre si trovava a corte, giunse uno straniero incappucciato a rendere omaggio al sovrano e a offrire a qualunque valoroso un compito assai semplice; il recupero di un antico specchio, appartenuto alla sua famiglia e ora incustodito nel vecchio castello del casato. Fu proprio il cavaliere a prendersi carico dell’impresa e, messosi in cammino, attraversò grandi valli e foreste silenziose prima di giungere in vista dell’imponente maniero. L’intera fortezza era in rovina e arbusti e rampicanti strozzavano le torri diroccate; soltanto il mastio si ergeva in quella desolazione. Il cavaliere varcò l’alto portale e si ritrovò in un salone scuro, con i vessilli che ancora ricadevano stracciati fra le travi. Il giovane paladino vagava da un po’ per le vuote stanze della dimora, quando d’improvviso eccolo entrare in una biblioteca vasta e polverosa. Dinanzi a lui si trovava, tra due lunghe file di librerie, un enorme specchio racchiuso in una fulgida cornice dorata. Il cavaliere si avvicinò, si tolse l’elmo e rimase ad ammirare la propria immagine. D’un tratto la superficie parve tremolare come uno stagno turbato dal vento. Si accostò al riflesso e il suo sguardo fu assorbito da un cangiante vorticare di immagini. Grandi città con alti castelli di vetro e acciaio e creature metalliche dagli occhi luminescenti che guizzavano nelle strade. Questi luoghi sembravano però soffusi di un grigiore indefinito, un’opaca pesantezza che soffocava le emozioni. Fu allora che si avvide della presenza di qualcuno. C’era un uomo di fronte a lui, in un letto. Un uomo attaccato a delle macchine che emettevano suoni ritmici. Ticchettii di sconfinata malinconia che scandivano quel riflesso di solitudine. Il cavaliere non credeva che sarebbe stato così doloroso ricordare; tornare a guardare una vita seppellita in un sonno che di magico non aveva proprio nulla. I suoi occhi si velarono di tristezza. “Cosa fare se si è destinati a dormire per sempre?”. Guardò l’uomo un’ultima volta, poi rimise l’elmo. “Sognare” si disse.

 

 

ANDREA MASSIMI

Radici Antiche

Non ho memoria di un singolo giorno. Gli eventi si susseguono immutati nel mio ricordo, tuttavia hanno una posizione precisa. Ne rammento ogni particolare, ma il loro ordine mi è oscuro. Resta in me il solo sentore di giorni perduti, di eventi vissuti all’ombra quieta dell’eternità. Vedo scintille danzanti di ciò che è stato, talvolta vivide, talaltra immobili e sfocate. Spesso sorrido del meraviglioso canto del silenzio, respirando il soffio che questo mondo raduna. Ho veduto le foglie cadere via nei recessi del tempo e infrangersi come polvere scintillante alle porte dell’autunno. In verità non ho ragione per rattristarmi, né tantomeno trovo nella mia sorte una disgrazia. La conoscenza di ciò che mi è stato attorno basta a confortarmi in ogni momento. Credo che ciascuno si compiaccia della convinzione che ha del mondo, così anch’io, nella piccola misura che mi è concesso, sono felice di ciò che il mondo ha deciso di svelarmi. Non ho mai pensato alla mia esistenza come reiterazione di esperienze già vissute, ogni cosa che osservo è nuova, anche se solo in parte. Non ho mai trasmesso a nessuno ciò che penso, le mie opinioni. Ammesso che ne abbia. Adesso percepisco soltanto la carezza del vento, un sussurro che lenisce le fiamme di questo mondo. Non ho dubbi, ma neanche certezze. A parte quella, solida, che mi ergerò su questa terra per molti anni ancora, vestita di molti colori. Così quando d’inverno attenderò il sole oltre la bianca coltre del cielo, sarò sentinella sopita nei tempi in rovina. Eppure, mai ho dubitato della bellezza delle cose e neppure della forza delle ere. Forza, questa, trasmessa a me nella grazie del custode che sono.
Una quercia.

ANDREA MASSIMI

Recent Entries »