Author Archives: thepassa

Uomo contemporaneo

Fare la spesa nel mare di specchi. Occorre solidità. Sei un oplita solitario. Hai perso la tua falange. Corri via da questi matti. Dove sta tua madre?

Sei stanco. Le mani sporche di sangue nemico. Avete lo stesso gruppo sanguigno. Sei rimasto sordo. Non vedi i suoni. Attacca. Attacca la tua armatura sulla tua anima. Morire per la patria è bello. Attendi la tua fine con un fine preciso. Hai davanti la sedia vuota. Continua a leggere

Cosa desidereresti alla mezzanotte?

“Cosa desidereresti alla mezzanotte, se si esaudisse qualunque cosa?” Chad serrò le labbra in un’espressione concentrata. Bess provò ad immaginare tutti quei desideri che gli frullavano nella mente rendendolo così indeciso, e ad un tratto si ritrovò a volerli realizzare tutti.

“Chiederei di rivederti”. Continua a leggere

Quando avevo sei anni

Quando avevo sei anni ho conosciuto una signora sposata con Dio, ma che amava noi bambini anche se facevamo chiasso e riuscivamo a buttare giù un istituto. Aveva qualche chilo di troppo, beveva acqua in continuazione e il suo accento ricordava il lungomare napoletano. La sua canzone preferita era “A te” di Jovanotti, una volta mi ha mandato a posto con zero spaccato in storia perché le avevo detto che Continua a leggere

Armature

Si alzò faticosamente in piedi, facendo leva sulle braccia. Tentò di guardarsi intorno, ma un pesante velo nero e freddo gli copriva gli occhi. Sentiva la tempia destra pulsargli. Stancamente sollevò una mano e la portò istintivamente al viso; si sorprese quando la sentì urtare contro una dura lastra che pareva metallo. Poi ricordò; e con un gesto automatico e lento si sfilò l’elmo, lasciandolo scivolare adagio in terra. Continua a leggere

Silenzio

Silenzio. Null’altro che assoluto, indifferente assordante Silenzio. È il Silenzio il maestro migliore: il Silenzio, che ci mostra quanto i nostri sforzi siano vani e infondati, che ci disillude. Dall’appello che scrissi sul numero scorso nulla è cambiato: quella splendida creatura che pure ora mi è tanto odiosa ha continuato a condurre la propria esistenza, incurante della mia venerazione. Né ha senso illudersi che la mia invocazione non l’abbia raggiunta: so per certo che l’ha letta, e sono sicura non l’abbia fraintesa. Dunque perché spendere tempo e lacrime per comporre queste misere righe? Perché logorarmi dentro se tanto so che a nessuno importa? Non ha senso, ma cosa ce l’ha? A questo punto non resta che augurarsi che l’estate possa alleviare le mie pene, e sperare che settembre mi porti una miglior Fortuna.

Addio.

SISIFO

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