Monthly Archives: ottobre 2014

Adagiarsi su visioni oniriche

Sogni, trasportano le membra che appaiono morte, ma in realtà più vive di sempre. Danze irrazionali della mente, viaggi spontanei dello sguardo interiore. Scavare nei meandri, trovare ciò che di più recondito celiamo. Piacere e terrore, buio e amore. Solo il volteggiar in firmamenti di sogni conviventi, arrivare a toccarli. Viverli, consumarli, sino a che possibile sia esser in contatto con loro. Perderli o continuare a custodirli, una volta scorti la luce e il profumo del mattino.

ARIA

Mi manchi

Dedico questa poesia a tutte coloro a cui manca terribilmente qualcuno.

Mi manca parlarti,
mi manca ascoltarti.
Mi manca il sorriso
stampato sempre sul tuo viso.
Mi manca la tua compagnia,
perché il tempo con te volava via.
Mi mancano troppo i tuoi modi vivaci,
mi turba il fatto di non esser mai riuscita a dirti: mi piaci.

GAIA R.

Radici Antiche

Non ho memoria di un singolo giorno. Gli eventi si susseguono immutati nel mio ricordo, tuttavia hanno una posizione precisa. Ne rammento ogni particolare, ma il loro ordine mi è oscuro. Resta in me il solo sentore di giorni perduti, di eventi vissuti all’ombra quieta dell’eternità. Vedo scintille danzanti di ciò che è stato, talvolta vivide, talaltra immobili e sfocate. Spesso sorrido del meraviglioso canto del silenzio, respirando il soffio che questo mondo raduna. Ho veduto le foglie cadere via nei recessi del tempo e infrangersi come polvere scintillante alle porte dell’autunno. In verità non ho ragione per rattristarmi, né tantomeno trovo nella mia sorte una disgrazia. La conoscenza di ciò che mi è stato attorno basta a confortarmi in ogni momento. Credo che ciascuno si compiaccia della convinzione che ha del mondo, così anch’io, nella piccola misura che mi è concesso, sono felice di ciò che il mondo ha deciso di svelarmi. Non ho mai pensato alla mia esistenza come reiterazione di esperienze già vissute, ogni cosa che osservo è nuova, anche se solo in parte. Non ho mai trasmesso a nessuno ciò che penso, le mie opinioni. Ammesso che ne abbia. Adesso percepisco soltanto la carezza del vento, un sussurro che lenisce le fiamme di questo mondo. Non ho dubbi, ma neanche certezze. A parte quella, solida, che mi ergerò su questa terra per molti anni ancora, vestita di molti colori. Così quando d’inverno attenderò il sole oltre la bianca coltre del cielo, sarò sentinella sopita nei tempi in rovina. Eppure, mai ho dubitato della bellezza delle cose e neppure della forza delle ere. Forza, questa, trasmessa a me nella grazie del custode che sono.
Una quercia.

ANDREA MASSIMI

Riflessioni su una mente timidamente arrogante

Esisti. Si tu, proprio in questo istante banale e superfluo della tua vita, tu esisti. Respiri e muovi tutto ciò che ti circonda: lo fai scansandoti i capelli, schivando gli sguardi indiscreti di occhi che non ricorderanno il tuo volto, lo fai avanzando timidamente a passo deciso per le strade di una città che conosci a malapena ma nella quale ti riconosci in ogni suo grigio e affascinante scorcio.

Tutto quello che fai, che rappresenti, ti appartiene e ti delimita nell’individuo che sei, non importa quanto anonima e speciale tu ti senta. Fingi che ogni aspetto della tua esistenza sia irrilevante, perfettamente adatto alla protagonista dello psicodramma che racconti a te stessa nel letto, prima di chiudere gli occhi. Ti risvegli e una volta pronta, guardandoti allo specchio convinci il tuo riflesso di aver raggiunto il suo massimo, coprendolo di acqua e sapone per imbrattare ogni singolo difetto…quei capelli arruffati, gli occhiali che nascondono tre quarti del volto…ti senti naturale e modestamente superiore agli altri, con la tua insicurezza. Cosa ci fai ancora lì? A rincorrere un dettaglio che possa identificarti, che possa renderti diversa ma perfettamente uguale agli altri. La verità è che non siamo fatti per seguire etichette o per rispettare il nostro superbo orgoglio.

Basterebbe uscire, passeggiare e salutare chiunque meriti di essere conosciuto perché noi tutti apparteniamo ad una realtà che ci ritiene fondamentali nonostante ci faccia sentire totalmente estranei e invisibili. Tira fuori te stessa, abbi il coraggio di donare i tuoi occhi a qualcun altro e fagli conoscere il tuo mondo, mostragli le tue luci e le tue ombre della vostra città. Così non dovrai più nasconderti sotto una colata di indifferenza e timidezza, sperando di essere notata. Non temerai di star sprecando la tua vita perché, per quanto ogni momento sia destinato a divenire un ricordo, ne sarai stata tu la protagonista, tu avrai avuto il privilegio di rendere personale un frammento di esistenza degno di continuare a vivere grazie all’ascolto delle tue parole. Allora finalmente,sorridendo, scoprirai di essere straordinariamente ordinaria.

 GINEVRA

Il cassetto in fondo al mare: le identità strascicate

Dov’è finito il mare? Nessuna linea all’orizzonte. Era impossibile determinare dove finisse il mare e dove cominciasse il cielo. Davanti solo una distesa indefinita di un grigio abbacinante sopra cui fluttuavano le barche. Gianni voleva fare lo scrittore. Gianni desiderava fare lo scrittore da sempre (per quanto lo riguardasse). Infatti non aveva ricordi in cui non fosse presente il desiderio di diventare scrittore. A dire il vero non aveva ricordi, parlo di ricordi veri. Per lui l’infanzia era un eden felice posto sulla schiena di un elefante su una tartaruga, la preadolescenza era una macchia su un vetro appannato, l’adolescenza uno scarabocchio. E tale era rimasto crescendo. Per crescita s’intendeva un cambiamento di taglia delle scarpe e dei pantaloni più che di testa. Il cambiamento non era una parola di sua competenza. Dopotutto da sempre voleva essere scrittore e scrittore sarebbe diventato per sempre. Purtroppo però Gianni non sapeva cosa scrivere. Gli mancava l’estro creativo, buttava giù due righe e subito appallottolava il foglio (metaforicamente dato che sarebbe stato poco pratico accartocciare lo schermo del computer). Però si ricordava –almeno credeva- che un tempo era solito inventare svariate trame e stendere i suoi contorti pensieri su carta. Anzi ne era certo. Ma oramai aveva perso l’immaginazione. Non sapeva più dove trarre la sua ispirazione. Alla tenera età di ventidue anni si sentiva già un uomo vissuto. Aveva la sensazione di avere già espresso tutto quello che doveva dire. Ma allora, perché non riciclare quei suoi famosi scritti giovanili? Già perché no? Perché non sapeva dove fossero. Sembravano non fossero mai esistiti, non vi era traccia in nessun luogo. E ciò gli creava un certo disappunto. L’unica visione che lo assillava era di un indistinto etere abbacinante, un disorientante mare grigio senza confini.

Il signor M adorava appoggiarsi al parapetto della sua villa. La brezza invernale gli scompigliava i grigi capelli brizzolati. Con un sigaro in mano e gli occhiali spessi nell’altra guardava il mare. Il bagliore argentato delle onde accecava i suoi occhi stanchi. L’aria era fredda, umida, sapeva di sale e di antico. Amava andare nella sua villa al mare, lontano dalla gente e dall’asfalto. Nelle orecchie sentiva soltanto il vento. Lui era il famoso regista pluripremiato. Ogni tanto aveva bisogno di ritirarsi ed evadere. Aveva perso la voglia di creare da anni. Aveva idee ma non le voleva condividere. Gli unici a conoscerle erano i gabbiani che volteggiavano davanti a lui. Indossava un maglione logoro e anonimo. Nel suo attico in città erano esposti tutti i riconoscimenti e premi che aveva ricevuto per i suoi film, di cui era stato un tempo particolarmente orgoglioso. Adesso non ci si riconosceva più. Adorava il mare. Appena poteva scappava e andava a osservare il mare. Scrutava pensieroso l’orizzonte, poi lo sguardo scivolava sulla costa. Le onde s’infrangevano sulla rocce senza soluzione di continuità. Fin da quando si formavano, il loro destino era già stato segnato, si sarebbero dissolte. Ciò gli procurava una certa angoscia mista a un certo fascino. Poi prendeva posto la malinconia: non vi era via di scampo. Lui era il famoso regista pluripremiato prestigioso a livello internazionale. Eppure i suoi film sembravano non esistere. Non si trovavano in nessun nastro registrato e in nessuna memoria. Ma le sue pellicole erano stata assai apprezzate in passato. I premi testimoniavano ciò. Ma dei film nessuna orma. Dopotutto lui era il famoso regista.

 FELIX

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