L’attesa invisibile
“Finalmente” pensai, “l’otto è arrivato.” Salii sull’autobus e iniziai a guardarmi intorno; la gente che mi circondava era ammaliante e allo stesso tempo soffocante. E morivo dal caldo, ma ero troppo stretta anche solo per sbottonarmi il giacchetto. Misi le cuffie e osservai fuori, tentando di non perdere la fermata in cui lui sarebbe dovuto salire. Ne mancavano ancora tre. Continua a leggere