Editoriali Marzo

Sto per usare una tattica di cui Berlusconi è stato uno dei più grandi interpreti, e che può essere riassunta in questa frase: se vuoi creare il successo, parlane! Lui l’ha usata per fini personali, io vorrei provare a servirmene per il bene della Lucciola. Diciamo che vi ho avvertito per correttezza…

La nostra pagina Facebook, creata fra un certo scetticismo, a soltanto un mese dalla sua pubblicazione ha già ottenuto 122 mi piace e 736 visualizzazioni. Il blog della Lucciola (lucciolamanara.com) è stato realizzato in mezzo a una vera e propria nube di pessimismo e indifferenza. Dall’ottobre 2014 l’hanno visitato 291 persone, e gli articoli sono stati letti per ben 1225 volte. La metà di questi risultati sono stati ottenuti solo dallo scorso numero: segno inequivocabile che l’interesse sta crescendo, anche fra molti esterni di cui abbiamo ricevuto i commenti.

Perché vi ho scritto tutto questo? Semplice: perché vogliamo che ci sia ancora più partecipazione! Il nostro desiderio, da quando abbiamo deciso di portare avanti questo progetto, è proprio questo: realizzare un giornale che faccia riflettere, che sappia divertire chi lo legge e anche ispirare a scrivere o ad agire. Basta guardare il mondo per rendersi conto che abbiamo bisogno come l’aria di tutto questo. La Lucciola può essere bell’inizio. Perciò visitate il nostro sito e la nostra pagina, commentate i nostri nostri articoli, se vi piacciono condivideteli e se non vi piacciono criticateli, o meglio ancora scrivete qualcosa di meglio. Non è mai troppo tardi per cominciare, e noi vi accoglieremo a braccia aperte.

Troverete ancora una volta, nella pagina degli annunci, tutte le informazioni del caso, in ossequio a un’altra tattica berlusconiana, quella del “non importa quello che dici ma quanto lo dici”. Noi siamo convinti di comunicare cose giuste. Con le nostre scuse per il ritardo con cui è uscito questo numero, vi auguro buona lettura.

 

 ALESSANDRO VIGEZZI

 


 

Scrivere un editoriale é una delle cose peggiori che esistano.

Non sai mai di cosa parlare, non sai mai come parlare e soprattutto hai la certezza che non lo leggerà mai nessuno. Cosa mi inventerò stavolta? Di cosa scriverò? Tema intellettualoide pseudo radical chic? Già usato! Cronaca politica che non interessa mai nessuno tranne due o tre persone assenti? Già fatto! Unire argomenti insieme senza un senso logico confondendo solo il lettore con paroloni di basso significato? Già fatto!E allora che mi resta? Tento così, banalmente, di fregarvi un mezzo sorrisetto mentre risalite in classe, ma so già che rileggendolo non farà ridere nemmeno me e la cosa sarà piuttosto deprimente, però intanto sto sprecando inchiostro e la cosa va a mio favore. Prima stavo leggendo un racconto di Stefano Benni e allora mi son detta “Perché non scrivo anche io qualcosa di divertente e leggero (ma mai superficiale)?” e la risposta è solo una: perché non sono Stefano Benni e non so far ridere. Una volta arrivata alla consapevolezza della propria incapacità di trasmettere una risata, direi che è ora di lasciarvi alla vostra prossima ora di lezione. Io spero solo che tra un cambio d’ora e l’altro qualcuno mi doni questa grande facoltà perché scrivere qualcosa di triste è così facile, ho voglia di far ridere qualcuno. Ma come? In realtà non conosco nemmeno una barzelletta quindi non potrei nemmeno comprarmela una risata, nemmeno volendo, nemmeno impegnandomi. Che barba. Che noia. Penso che sparirò.

 ALICE SAGRATI

 

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