Editoriali Maggio 2016

Cari lettori, care lettrici

ci siamo fatti un po’ attendere, questo mese, ma in compenso vi annunciamo con inenarrabile gaudio due notizie fonte di gioia ed esuberanza: la prima è che il nostro giornale d’Istituto, dopo quasi un anno di sfiancante attesa, non solo ha una stampante perfetta, nuova di zecca e favolosamente funzionante, ma si tratta anche di una stampante a colori. Il che significa che, da questo numero in poi, una buona parte delle copie de La Lucciola sfoggerà ai suoi lettori i più smaglianti colori dell’iride. Dobbiamo davvero ringraziare la Segreteria della nostra scuola, e in particolare il nostro Dirigente Scolastico, che ha creduto e crede nelle potenzialità espressive degli studenti di questo Liceo, e ha profuso ogni sforzo per fornirci i mezzi utili a creare un prodotto che sia allo stesso tempo bello, accessibile e di qualità.

La seconda notizia e che, questa volta, sono usciti ben due numeri: la Lucciola di Maggio, che avete tra le mani in questo istante, e l’Almanacco del Manara, fascicolo nato dalla collaborazione fra la direzione de La Lucciola e la Fondazione Rinaldi, con la partecipazione di numerosi altri studenti. Troverete ogni informazione riguardo a questa attività negli editoriali nella terza pagina dell’Almanacco.

La Lucciola, insomma, è qui, è presente, e continuerà ad accompagnare gli studenti del Manara. Non ci stancheremo mai di sottolinearne l’importanza come mezzo di comunicazione interamente gestito da studenti, in grado di contribuire alla formazione di una coscienza politica, alla riflessione sull’attualità, alla diffusione di una cultura vissuta in prima persona da tutti noi, al racconto delle passioni e degli interessi di ognuno, alla libera ed autentica espressione del talento creativo, e anche, naturalmente, della più genuina e sferzante ironia. Si tratta di scopi di cui sentiamo profondamente l’importanza, e che non possono prescindere dalla nostra formazione. Il Liceo Classico ci dà le migliori conoscenze possibili per realizzarli, e a loro volta essi costituiscono la sua vera e ultima finalità. Si facciano pure avanti gli eserciti di politici terrorizzati della cultura, e le orde di ignoranti che mascherano la loro meschinità e grettezza dietro una facciata di arroganza e di presunto utilitarismo: anche se fossero numerosi come le stelle nel cielo, non basterebbero a farci dimenticare quello in cui crediamo. Li attenderemo a piè fermo, come gli Spartani alle Termopili…

Ma mi sono allargato decisamente troppo. Perdonatemi: al cuore non si comanda. Per chi volesse dire la sua su questo tema ricordo che vi aspettiamo sul nostro blog (lucciolamanara.com) e sulla nostra pagina Facebook, per commentare e condividere i nostri articoli. Con la viva speranza che questo numero, anche solo con qualche paragrafo, possa incontrare i vostri gusti, auguro a tutti una buona e piacevole lettura.

ALESSANDRO VIGEZZI


Che fatica. In queste ultime settimane di scuola non si riesce a formulare altra frase all’infuori di questa. Eh già, perché dopo circa 8 mesi di scuola, inutile dirlo, si è stanchi e ci si trova davanti al periodo più faticoso di tutti. E allora, come nella foga di un avventuriero che si lancia nella foresta pluviale armato di machete per liberarsi degli ostacoli delle liane e degli arbusti, così lo studente avanza lungo il corso del mese di maggio alla ricerca di uno speduto tempio Maya, sede di arcani segreti. Qualcuno il machete l’ha affilato durante l’anno, qualcuno non ce l’ha proprio affilatissimo ed altri invece l’hanno definitivamente perso lungo la strada, ma tutti tentano in ogni modo possibile di raggiungere l’8 giugno, con le unghie e con i denti. Sì, ma che fatica. Eppure, strano a dirsi, ma la fatica spesso e volentieri premia e chissà che, superate anche le trappole segrete del tempio (roccia enorme che ti rotola addosso compresa), non si riesca a tornare a casa con l’idolo d’oro della promozione. Ed è allora che si prova soddisfazione e ci si gode delle meritate vacanze. Tuttavia, nel frattempo che si lotta è lecito lamentarsi con un sano e liberatorio “che fatica”.

FRANCESCO PASSARETTI

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