Una storia che vale la pena

Shhhhhhhh, ho detto, shhhhhhh. Sta zitto un momento e guardami. Sei pazzo anche tu? Che vuol dire che non lo sei? Io sarei pazzo?! Ma lo sarai te, tua madre e quel grande toro pieno di corna di tuo padre! Shhhhhh, ho detto, shhhhhh! Lo senti? Senti che sta dicendo la gente? Dice che siamo pazzi entrambi ma, ma io non ci credo. Io mi sento benissimo! Mai stato pazzo, credi a me… eppure in questa squallida società sembra che nessuno possa fare niente, e appena ti sporgi un po’ finisci che ti gettano in questo posto!

Ridi! Avanti, ridi! Ahahahahah, che ridere, credi a me…  Sai come sono finito qui dentro? Avanti siediti perché non sarà una storia lunga, neanche corta, neanche media, sarà una storia: una storia Infinita! Ahahahahah, come il film capito? Ridi, credi a me…

Comunque ero impiegato all’ufficio postale. Un lavoro come tutti gli altri: ti svegli la mattina, prendi il caffè, guidi, timbri il cartellino, ti assenti dal lavoro e a fine giornata torni a timbrare il cartellino e te ne corri dritto a casa dove tua moglie ti aspetta per mettere in tavola e tuo figlio neanche ti saluta, chiuso in camera sua a “studiare”.

Insomma! Ero proprio come te, come loro e come quello che ci sta osservando, si, proprio, non la senti anche tu questa sensazione? Ecco che ti è apparsa sul viso una bella barba, no, non guardarmi stranito dalla sedia dove ti trovi e non spegnere la candela che hai nella mano sinistra. Non alzare neanche gli occhi in quel modo verso di me! Chi mai potrebbe resisterti con quegli occhioni celesti ed i ricci indomabilmente troppo neri per l’illuminazione assente di questa sala? Presta ascolto, senti a me: SILENZIO!…

 

Tututu…

 

Pupupu…

 

Gnegnegne…

 

Bilùbilùbilù…

 

 

Hai avuto abbastanza tempo per vederci? Come mi hai visto? Non importa… stavo dicendo! Un giorno me ne sono tornato a casa e cosa ho visto?! Mia moglie che se la faceva con mio figlio! Ti pare giusto? Mancava solo che mi uccidesse e che poi s’accecasse con degli spilloni ed avremo avuto un novello Edipo! Ahahahahah, ridi!

Son cornuto e pure cornuto incestuoso. Mai voluto arrivar secondo rispetto a nessuno, al massimo mi accontentavo del terzo posto… Comunque, perché mi fai sempre perdere il filo della storia?! Stavo dicendo: cornuto e pure tradito dal proprio figlio. Così mi ha creato il signore che adesso si starà facendo grasse risate dietro la sua scrivania, a vedermi piangere in questo angolino e con te che mi illumini con quella candela che tieni in mano, a me che son brutto e pure vecchio ormai!

Ti meravigli della pelle pallida? Son sempre vissuto in un posto buio… Troppo magro? E di che mi cibo?! Della veste bianca che porto e della barba lunga ed altrettanto bianca? Posso migliorarmi, in effetti… sembra di stare alla festa del Coccolino, in effetti… effetti, effetti, EFFETTI! Affetti, affetti, a fette, ho fatto a pezzi i miei affetti… Così li feci!

Diciamo che “accettai” la situazione… Prima li strangolai e poi li tagliuzzai e ci feci una peperonata che servii nel mio ristorante, non lavoravo in un ufficio postale? Poco importa, il copione cambia e tu adesso hai i capelli biondi come il grano. Tutto cambia! Noi cambiamo e tu, tu cambi e non mi riferisco al ragazzo che ho di fronte… Puoi illuminarmi con la candela quell’angolino buio? Mi sembra di vedere qualcosa! No, solo pura immaginazione… comunque, comunque, comunque stavo dicendo: in CARCERE per una sciocchezza simile? Cornuto, sodomita e pure daltonico.

No, aspetta? Sodomita non ero, casomai cornuto incestuoso! Sodomita e daltonico non lo accetto! Ti immagineresti le scenate ed i risultati di quando andrei a mettermi le magliette arcobaleno per i Gay Pride? Ahahahah, che ridere, ridi! Credi a me… Si diceva che l’avevo fatto per cattiveria a servire la sua famiglia nella mia gelateria! Ma che cattiveria! Mi fanno arrabbiare queste cose, perché me l’hai ricordato?!

Ma tu… tu non me l’hai ricordato… la candela si è spenta ed io resto solo sopra il palco; che disdetta. Qui si è fatto tutto buio e rimbomba, che diavoleria è mai questa? Quasi mi sembrava più accogliente il mio manicomio, almeno non c’era l’eco come nella tua testa! Ahahahahha, non c’è da ridere, credi a me… Che dici? “Cazzo sto dicendo?” Ahahahah, sciocchino! Ora io mi acquatto ben benino nel tuo cervello e da qui non me ne vado, più reale che mai! Il mio scrittore così mi ha immaginato: un bel rompicoglioni.

Forse è per questo che son nato storto? Come mi hai immaginato? Te l’ho detto come sono, eppure adesso sarò cambiato: come mi immagini? Ho tante facce, tante forme: sono un sogno ma sono anche più reale di te! Il mio scrittore così mi ha immaginato e così mi ha donato a te, lettore. Guardami, guardami come ti pare… che io rida o pianga con faccia da vecchio o da giovane, sdraiato o in piedi ma sempre ti sto guardando. Io son vivo nella tua mente, sono la voce di una tua cara amica.

Mi senti? MI SENTI?! Fammi una casa, da bravo e non provare ad uccidermi… ormai sono qui dentro!  Mi hai immaginato, mi hai provato e hai vissuto la mia storia. In effetti ho vissuto tante storie, tutte cambiano e nessuna si è mai conclusa; che disdetta. Ti sei mai chiesto perché i pazzi sono felici? Perché non si accorgono del tempo che passano, lasciano fluire la loro immaginazione liberamente anche sul mondo terreno. Io e te siamo veri, vero? Siamo un unico essere e toccherà a te darmi un finale. Hai appena tutta la vita per concluderlo, ti conviene cominciare a scrivere o qui rifiniamo dipinti su di un foglio bianco.

Siamo come un foglio bianco, in effetti, che deve essere colorato: un foglio bianco può contenere tutto, bellissimo ed infinito, ma anche solo e scartato. Noi due siamo uguali: la nostra storia è stata immaginata ed ancora deve essere conclusa. Comincia a colorare…

 

CENERE E LA SUA AMICA PAZZIA

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