Recensione del film Home – 1

Home. Nella lingua inglese questo termine indica il concetto di “casa”, idea espressa anche dal sinonimo “house”; ma, a differenza di quest’ultimo, la parola “home” è comprensiva del concetto di famiglia, di nucleo familiare.

Non stupisce quindi che sia proprio “Home” il titolo del film documentario del 2009, diretto da Yann Arthus-Bertrand e prodotto da Luc Besson; film che vede come protagonista il nostro pianeta, la nostra casa, della quale la specie umana è la grande famiglia abitante.

Il film vuole raccontare la storia della Terra, dai primordi ai giorni contemporanei, soffermandosi particolarmente sugli effetti degli interventi umani sull’ecosistema. La pellicola è stata prodotta grazie alle riprese effettuate dal regista stesso, un fotografo-giornalista ambientalista francese, che ha impiegato più di diciotto mesi a completarle.

Lo spettatore è fin da subito soggetto attivo delle vicende, richiamato all’attenzione dalla voce narrante che lo definisce autore degli sconvolgimenti del pianeta e lo invita ad ascoltare la storia, la sua storia, per poi decidere che cosa fare. La sceneggiatura è infatti coinvolgente e semplice da seguire, in buona sincronia con le immagini che si susseguono sullo schermo.

Le riprese mostrano la bellezza del paesaggio naturale in netto contrasto con l’orrore dell’atterrente paesaggio antropizzato. Il film per buona parte della sua durata lascia lo spettatore disarmato davanti all’evidenza della sua colpevolezza, della sua omertà.

Anche il cittadino più coscienzioso, che tutti i giorni si impegna nella raccolta differenziata, non può che sentirsi responsabile di ciò che vede. Evidentemente non basta evitare di sputare la gomma per terra, smaltire i rifiuti speciali nei luoghi appositi, usare i mezzi pubblici o la bicicletta piuttosto che la propria autovettura… Non è sufficiente seguire le regole che la società impone, con l’illusione di fare abbastanza o, quanto meno, di fare il male minore.

Il film, la realtà, è fin troppo spiazzante. Probabilmente il regista se ne accorge, perché in ultimo la pellicola cambia registro nel tentativo di rassicurare lo spettatore, illustrando iniziative a impatto ambientale minimo con i relativi miglioramenti che hanno comportato. Ma si ha l’impressione che non sia abbastanza, non è abbastanza.

Sicuramente Home è un film che va visto, quanto meno per prendere coscienza di una realtà che viene quotidianamente filtrata e addolcita. Ma manca un elemento fondamentale, la pars construens dopo la pars destruens: all’inizio la voce ci chiede di fare una valutazione, di decidere attivamente che cosa fare; ma alla fine lo spettatore non sa quali scelte può compiere, non ha ricevuto suggerimenti o indicazioni.

Gli unici miglioramenti mostrati nel film sono dovuti a governi particolarmente all’avanguardia, che hanno modificato le regolamentazioni dei processi di produzione, degli scambi commerciali, i parametri standard di consumo energetico…

Cosa può fare il singolo? Home non ce lo dice. Yann Arthus-Bertrand risveglia le coscienze, sprona a intraprendere un percorso, ma non dice quale, né come. Sta a noi scoprirlo: dovremmo tutti smettere di vivere la vita che abbiamo condotto fino ad ora e dedicarci da attivisti alla cura dell’ambiente? Oppure possiamo davvero contribuire con pochi piccoli accorgimenti quotidiani? Possiamo fare la differenza?

Dipende da quanto tempo ci mettono le nostre coscienze a rimettersi a dormire, sotto il peso di giornate scandite da orari, scadenze e commissioni che forse non lasciano spazio a riflessioni così importanti.

 

ELEONORA MARCELLO

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