La Guerra Eterna

È fatta. Siamo sopravvissuti. Nonostante l’impervio cammino che ci ha portati fin qui, nonostante le avversità affrontate, nonostante tutto il sangue, il sudore e l’inchiostro che abbiamo versato e di cui grondiamo tutt’ora ergendoci fieri come antichi eroi, c’è l’abbiamo fatta. Siamo giunti alla Fine.

Qualcuno avrà trovato più difficoltà di altri, certo. Qualcuno si porterà qualche debito, ovvio. Qualcuno, magari, non riuscirà a passare l’anno, può succedere. Ma tutti, indistintamente, siamo giunti fin qui, tutti siamo sopravvissuti.

Diretta conseguenza di ciò è che davanti a noi abbiamo tre mesi più o meno liberi; e allora quale modo migliore per augurarvi delle buone vacanze, se non consigliandovi un bel romanzo che racconti una bella storia d’amore fra un vampiro e un licantropo che abbandonano la civiltà andando a vivere in un bel casolare in campagna, mangiando vegan e volendosi tanto bene? Semplice! Consigliandovi un libro di fantascienza bellica pesante, duro e difficilissimo da reperire, così non solo potrete divertirvi a leggerlo, ma anche a ricercarlo negli anfratti più nascosti della Rete.

Il libro a cui si fa riferimento è “Guerra Eterna” (originariamente “The Forever War”), pubblicato nel 1974 e vincitore dei due massimi premi per la letteratura fantascientifica, il premio Nebula e il premio Hugo, nel 1976.

Il romanzo ci narra della lunga guerra, iniziata nel 1997 e terminata nel 3140 (da qui il titolo dell’opera), fra la razza umana e quella aliena e misteriosa dei Taurani, vista dagli occhi del soldato coscritto William Mandella, che la vive per intero a causa dell’impiego di tecnologie capaci di far viaggiare navi spaziali ad una velocità prossima a quella della luce e dunque, per effetto relativistico, a far letteralmente viaggiare i loro equipaggi attraverso il tempo. Per parlare del libro, però, bisogna prima parlare del suo autore, Joe Haldeman.

Nato il 9 giugno del 1943, si laureò, nel 1967, in fisica ed astronomia nell’Università del Maryland. Lo stesso anno, però, fu costretto ad entrare nell’Esercito degli Stati Uniti e a partire alla volta del Vietnam. Qui vede ogni genere di orrore, e finisce per essere ferito in battaglia.

Tornato a casa, dopo una serie di opere minori, decide di trasporre tutto ciò che ha vissuto all’interno di un romanzo -Guerra Eterna, appunto-, utilizzando una “maschera” fantascientifica (genere letterario di cui era -ed è tutt’ora- un grande appassionato) per poter parlare di una guerra di cui l’America, che aveva appena ritirato le sue truppe dal territorio vietnamita, non voleva più sentir parlare.Nuova immagine

Ecco quindi che il suo protagonista “cade vittima” della leva obbligatoria, senza aver nemmeno avuto la possibilità di terminare gli studi in astrofisica, ed ecco che viene gettato su una nave che viaggia a velocità impressionanti, in pasto ad ufficiali ed istruttori durissimi, subendo addestramenti pesantissimi che mietono quasi più vittime dei combattimenti veri e propri; ecco che si innamora della sua compagna d’armi Marygay Potter, che porta lo stesso nome della donna che Haldeman sposò nel 1965, poco prima di partire per la guerra; ecco che descrive le sanguinose e insensate battaglie in cui i soldati vengono mandati allo sbaraglio contro un nemico sconosciuto, istupiditi da droghe allucinogene perché possano provare odio per un nemico che non solo non hanno mai visto, ma che, in fin dei conti, a loro non ha mai fatto nulla di male.

Non pensiate però che il romanzo sia un asettico susseguirsi di battaglie descritte nei minimi particolari: l’autore stesso ha affermato infatti di essere decisamente contrario ad una fantascienza bellica “shoot ‘em up”; l’attenzione è piuttosto virata verso l’assurda e paradossale vita “quotidiana” del soldato, sempre vista in un’ottica fortemente anti militaristica, e verso lo spaesamento che questi soldati provano una volta tornati “a casa”: nel corso del romanzo, infatti, Mandella ritorna più volte fra i civili, ma ogni volta che lo fa trova le cose completamente diverse da come le aveva lasciate quella precedente.

A causa dell’effetto relativistico di dilatazione temporale, infatti, un viaggio spaziale di pochi mesi determina un salto temporale di svariati anni; e se è vero che quest’idea è un interessantissimo spunto che l’autore si offre per supporre una possibile evoluzione della razza e della società umana, singolare, assurda ma perfettamente logica (e credetemi se vi dico che vale la pena di leggere questo libro anche solo per questi spunti), è vero anche che Haldeman coglie al volo l’occasione per descrivere cosa significasse, per un reduce del Vietnam, tornare in patria e scoprire che tutto ciò che c’era di più normale alla propria partenza ormai è considerato “strano”, “superato” e magari addirittura “perverso”.

Potremmo definire “Guerra Eterna” quasi come un romanzo di formazione, durante il quale il nostro William Mandella cresce insieme a noi -crescita sottolineata anche dal suo aumento di rango nell’esercito, da soldato semplice a Maggiore-; un lungo viaggio squallido ed opprimente attraverso una galassia inospitale e aliena, che ci nega addirittura il ritorno verso una “casa” che ormai non esiste più, e che ci insegna che la guerra non è brutta solo “perché si spara”, ma perché nega ogni possibilità di riscatto e ogni speranza; ma, alla fine, ci insegna anche che deve essere proprio l’ultima a morire, la speranza…

 

DAVIDE RUBINETTI

 

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