David O. Russel: l’apparenza inganna

David O. Russel è uno dei registi più presenti nelle cerimonie dei premi Oscar degli ultimi anni, infatti vanta tre nomination come miglior regista. Da dietro la cinepresa ha dato prova di una regia meticolosa e organizzata, non sempre “eccessivamente perfetta” come richiede il modello standard Hollywoodiano, ma che sicuramente è notevole, per una capacità di scrittura indubbia e per un attento uso della musica, con una grande attenzione per le colonne sonore. È importante dire che nei suoi film è sempre presente un cast di altissimo livello, che spessissimo in seguito riceve diversi premi. I più presenti solitamente sono Christian Bale, che in ogni film  dà prova  del  suo talento, Amy Adams, Jennifer Lawrence e Bradley Cooper. Può essere sicuramente definito l’eccezione tra i registi della Hollywood moderna. La sua carriera cinematografica vera e propria inizia in età ormai avanzata, e con film che non vengono minimamente considerati dal pubblico e dalle giurie. Con “Three Kings” (1999) il suo nome inizia a girare, e 11 anni dopo, con “The Fighter” ottiene la sua prima nomination al premio Oscar. Da quel momento in poi per il regista è iniziato un percorso di ascesa verso la fama. I suoi film migliori sono 3 (gli ultimi che ha realizzato): The Fighter, Il Lato Positivo e American Hustle.Immagine

In “The Fighter” David O. Russel ci racconta la storia del pugile irlandese Micky Ward, un atleta che non ha mai acquisito importanza o fama, ma che finalmente vuole guadagnarsela. Vive all’ombra del suo eccentrico fratello Dicky, interpretato da Christian Bale, e da sua madre, che si definisce “una manager”. Non è certo un personaggio che trasmette sicurezza, non ha abbastanza successo come suo fratello, non ha un carattere abbastanza forte come sua madre, ma vuole comunque discostarsi da questa grande famiglia a cui formalmente appartiene. Manca di stabilità e anche di quella fortuna che acquista solo dopo aver conosciuto Charlene, ragazza che poi diventerà la sua fidanzata.

A causa di lei i rapporti con sua madre e con le sue numerose sorelle peggioreranno sempre di più, e la cosa scalfirà anche il legame che c’era tra lui e suo fratello. In questo film David O. Russel crea dei personaggi ben definiti che interagiscono tra loro senza mai creare un vero e proprio intreccio, ma tenendo sempre la storia movimentata. La sua regia non osa, si mantiene su un piano abbastanza regolare, ma con quei particolari che riescono sempre a stupire. Il regista ha diretto magistralmente un cast costituito da quattro attori principali (alcuni dei quali non facili da dirigere), portando Christian Bale a esprimere pienamente il suo talento, e creando un’irriconoscibile e impeccabile Melissa Leo, nei panni di Alice Ward.

Tre dei quattro attori sono stati nominati per l’Oscar, e non è un caso se un cast stellare si è presentato alle porte del suo successivo film.

Ne “Il Lato Positivo” vediamo come protagonista un bipolare di nome Pat, che appena uscito da una clinica è pronto a riaggiustare il suo matrimonio, rotto per colpa del tradimento di sua moglie. Appena tornato a casa ritrova una famiglia che lo ama e lo teme, che prova a “domarlo” e a insegnargli quale sia la realtà. Pat incontra Tiffany, una giovane vedova che cerca di superare a modo tutto suo il lutto del marito. Attraverso il ballo i due riescono a trovare Immaginela pace che cercavano e a far sbocciare un giovane amore.

Finalmente Pat ha trovato quel lato positivo della vita che tanto cercava quando era in clinica.  È una commedia piacevole, retta fondamentalmente sul talento dei quattro attori principali (tra cui Jennifer Lawrence e Robert de Niro) e sulla maestria del regista,  che  è  riuscito  a  partorire  un  prodotto leggero, ma al tempo stesso complesso e a tratti toccante. Infatti David O’ Russel rischia più volte di sfociare nel tragico, e di abbandonare quel genere rassicurante che è la commedia americana, ma con abili riprese rimane sempre sulla sottile linea tra umorismo e serietà, tra malattia e spensieratezza, senza mai appesantire la pellicola. Anche qui tra gli attori troviamo 3 nomination all’Oscar, e una statuetta vinta da Jennifer Lawrence.

Forse questo talento nel dirigere gli attori è una delle caratteristiche principali di questo regista, oltre, ovviamente, alla sua maestria nel riprendere in modo pulito e originale al tempo stesso e alla capacità di esprimere chiaramente e nitidamente quelle che sono le sue idee, e i messaggi impliciti nei suoi film.

Dopo diverse prove cinematografiche, David O. Russel dirige e co-sceneggia nel 2013 “American Hustle-L’apparenza inganna”, che è sicuramente la sua opera migliore, e lo eleverà a certe vette che nessuno credeva potesse raggiungere. Questo è un grande film: intrigante, appassionante e coinvolgente, un vero gioiellino. L’intreccio della pellicola è sfasato, in quanto questa si apre con una scena che, nella successione cronologica dei fatti, dovrebbe trovarsi all’incirca a metà della narrazione: tre personaggi, i truffatori Irving ed Edith e l’agente federale Richie DiMaso, cercano di consegnare una misteriosa valigetta piena di soldi a un politico, il sindaco Carmine Polito. Dopodiché, vengono spiegate con un enorme flashback tutte le vicende precedenti alla scena, per poi ricongiungersi al punto d’inizio e continuare da lì la narrazione.Immagine

Questo modo molto particolare di esporre la storia sembra inizialmente confusionario e complicato, ma si rivelerà poi essere funzionale ed estremamente affascinante. La trama non è molto complicata, ma quasi geniale: i due truffatori sono obbligati a collaborare con Richie per evitare di finire in galera per i tantissimi imbrogli da loro commessi, dovranno infatti truffare il sindaco Polito, uomo tanto brillante e magnanimo alle apparenze quanto sempliciotto e credulone in realtà. La regia di Russel è molto buona, attenta e funzionale, e per la prima volta egli si espone di più, tentando soluzioni registiche più coraggiose. Non ci sono inquadrature brusche né lunghissimi piani sequenza, ma scene dalla durata variabile, in cui la camera oscilla in modo delicato   e   leggero.   Ciò  non  disturba  mai  lo spettatore, ma rende tutte le scene molto eleganti, donando un tocco di classe.

La raffinatezza delle scene viene accentuata dalla musica che spesso si sente in sottofondo e che è parte integrante della storia, in quanto motivo di incontro tra Irving ed Edith: “Jeep’s Blues” di Duke Ellington, compositore jazz statunitense degli anni ’90. Il brano è semplicemente magnifico, la melodia è sublime e si integra perfettamente nella narrazione. La sceneggiatura stessa della pellicola è straordinaria, offre scene interessanti in cui emerge spesso un pizzico di ironia (basti pensare alla scena del metallo nel microonde), dialoghi ingegnosi e intriganti, ma soprattutto, ci presenta in modo sublime i personaggi, vero punto forte di questa pellicola.

Questi sono delineati perfettamente, resi assolutamente realistici in un contesto che a stento può essere considerato tale. Irving è un signore sulla mezza età, prudente e sospettoso. Edith è astuta, ambiziosa e seducente, nel corso Immaginedella narrazione passerà ad essere per Irving amante, oppositrice e infine collaboratrice. Richie DiMaso è un uomo dalle buone intenzioni, ma dal carattere alquanto discutibile. E poi c’è Rosalyn, la ex-moglie di Irving, interpretata magistralmente da Jennifer Lawrence. Rosalyn è una ragazza instabile, imprevedibile  e  sfacciata,   l’unica   che riesce effettivamente a controllare suo marito, in un modo quasi materno.

Nonostante non abbia nessuna funzione all’interno della storia, grazie al suo carattere invadente e testardo, comparirà spessissimo, diventando una dei protagonisti, ed essendo per lo stesso Irving causa di sciagure e spiacevoli incidenti. I personaggi sono descritti perfettamente e realisticamente, perché per quanto essi possano sembrare inizialmente esperti, ingegnosi e vestiti di tutto punto, Russel ci mostrerà subito l’altra faccia della moneta, mostrandoceli come ansiosi, molesti e insicuri, pieni di piccoli difetti o caratteristiche che tentano di nascondere, come la piega dei capelli Immaginedi Irving, che egli si farà per nascondere la sua calvizie; o il fatto che Richie viva ancora con sua madre, in una casa lurida e piccola. Così è come se il regista ci mostrasse uno spettacolo: da una parte gli attori preparati e perfetti, così come appaiono sulla locandina, dall’altra delle persone normalissime. Questo film va visto, ammirato e contemplato. Russel si è dimostrato un regista completo e capace, e tutti aspettiamo con ansia un’altra sua opera di tale livello.

 

VIOLA DE BLASIO

GABRIELE GALASSI

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