Dan l’Italiano

“L’etica – un’etica non ideologizzata – consente di creare un equilibrio e un ordine sociale più umano.” Cit.

Ricordo Dan. Era un ragazzo giovane, dai corti capelli neri e dagli occhi verdi e luccicanti che solo la gente di buona presenza può avere: quelli come lui, insomma. A Dan piaceva correre, beveva poco ma soprattutto gli piaceva guardare in alto: la sua passione erano gli aquiloni, li aveva sempre amati fin dai tempi della sua prima giovinezza. Si era trasferito da qualche anno in Italia, non parlava ancora bene la lingua ma era riuscito ad aprire un fiorente negozio, diventando il fornitore del suo quartiere: era simpatico a tutti, forse era per quella sua amica… mi pare la chiamasse Dalia, ma i ricordi si fanno confusi ormai.

Come si è capito Dan non è stato Italiano da sempre, ma aveva sempre voluto essere un soldato, un portatore di giustizia, e nel suo paese la democrazia si portava in un solo modo. Non c’era mai riuscito. Eppure quello era il suo sogno, e lo perseguiva ogni volta che ascoltava i dispacci radio o che vedeva i Dallas Cowboy in tv, e nessuno voleva essere quanto lui un vero Americano. Desiderava possedere una casa sul Mississippi, far volare il suo aquilone nel paese dove il cielo è più grande e avere figli che portassero avanti il suo sogno di avere un’attività tutta sua. Ma prima voleva portare la libertà. Dio… Dalia era arrugginita nell’ultimo periodo ed emetteva un lungo cigolio ogni volta che le ruote si muovevano: quella carrozzella aveva visto tempi migliori. Diciamo che Dan negli ultimi tempi aveva avuto un po’ di difficoltà a far volare gli aquiloni, anche correre era diventato complicato ma Dan sorrideva sempre a chiunque entrasse nel suo negozio.

Mi ricordo quando raccontava come avesse smesso di camminare e di come i medici gli avessero fin da subito negato ogni possibilità di guarigione: era accaduto in un’assolata giornata di primavera, quando il vento spazza via le nubi e il Sole è abbastanza tenero da far uscire allo scoperto i bambini per la tipica gara di aquiloni. Mi ricordo Dan che saltava da un tetto ad un altro nel tentativo di prendere quello più bello tagliandone la corda, ma la cittadina del nostro amico non era mai stata tranquilla. Un convoglio stava passando proprio in quel giorno per le vie di Kabul e lui senza accorgersene vi si era avvicinato troppo correndo. Dan stava guardando in alto quando un proiettile calibro 50 gli strappò via di netto la rotula della gamba destra facendolo tornare nella realtà, una realtà che troppo spesso sa di sabbia e sangue come quella che assaporò Dan quel giorno: era caduto dal cielo all’Inferno in mezzo secondo, e così come Dio scagliò Lucifero giù dal Paradiso così un cecchino Americano privò Ahmed della sua giovinezza. Solo che Ahmed non era Satana: Ahmed era Dan, un ragazzino che aveva fatto l’unico errore di correre guardando in cielo. Chi può giudicare un’azione simile? Chi dà il diritto ad alcune persone di entrare nella vita di altre per dirgli cosa è giusto o non è giusto fare? Chi dice che non mangiare maiale non sia giusto? Immagino quelli che il maiale me lo vendono.

Dan scelse questo nome poiché non portò mai nessun rancore… Dan non era Americano, Italiano, Messicano o Mussulmano ma Dan era solamente un ragazzino che seppe essere più uomo di molti altri. La gamba dalla quale Ahmed/Dan fu costretto a separarsi è l’esempio di quanto queste etichette a questo mondo non facciano altro che dividerci, macchiando la terra che ci ha generato tutti uguali. Non può essere considerato un Dio colui che permette di far questo.

Dan non era un Mussulmano, Dan era un umano e in nessun verso della Bibbia, in nessun verso del Corano, in nessuna religione falsamente perbenista si potrà mai vedere tanto Dio quanto io ne vidi nel suo sorriso, quando gli passarono un aquilone dopo anni. Sembrava come se Dan si librasse in aria insieme al suo aquilone, come se si fosse alleggerito da un peso perdendo quella gamba: il nostro amico si era sciacquato dal peccato universale poiché era stato uomo tra le bestie. Adesso voi ricordatevi che nessuna religione può perdonare una bestia: si deve partire sempre dall’essere uomo.

CENERE

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