Sinestesia
Scrivo di te perché a volte il passato torna su e mi ritrovo a riflettere su cosa è successo, capendo che certi fatti non avranno mai davvero una spiegazione. Ricordo di un soleggiato pomeriggio. I treni passavano ogni due minuti; a volte ne passavano due insieme, e l’acqua nella bottiglia sul comodino tremava. O forse noi la facevamo tremare. Chissà, mi chiedo…
Dalla bottiglia volgo la mente al tuo zaino , alla mia borsa, alla tua schiuma da barba. Poi al burro d’arachidi, al tablet, ai vestiti in disordine e all’armadio rotto. Quella maglietta arancione che se ci penso ora ti stava malissimo, ma allora era l’ultimo dei miei problemi. Tu non lo sai, ma io do una scaletta d’ordine ai miei problemi: al primo posto c’eri tu, chi eri e dove andavi, c’era il fatto che non sapevo effettivamente nulla di te. Al secondo posto c’era il tuo passato che ancora ti tormentava, e la paura che nei miei occhi tu vedessi quelli di un’altra persona. Al terzo posto c’era Mina, che cantava dell’amore, e io che non mi spiegavo perché tu mettessi i suoi video dopo che avevamo finito tutto. Sapevi distinguere il sesso dall’amore? Mina che si innamora dopo che soddisfatto ti alzavi dal letto era pura sinestesia. Ma sapevi quello che facevi?
Mi sembrava che ti lasciassi andare ai flutti: non sapevi dove stavi andando, non volevi saperlo. Ma i tuoi problemi mi attiravano, e mi ritrovavo a seguirti nella corrente.
Ora è tutto finito, ma al buio della notte mi assale ancora la paura di essere stata un tuo sfogo, un tuo passatempo andato a male.
Chi eri veramente?
ANONIMO
