Fake Plastic Trees

– Mi consuma. – Ci sono cose che non potrai mai perdonarle. Cosa devi perdonare? La odi e basta sentendoti pienamente in diritto di farlo. Cuffie prepotentemente ficcate nei timpani, la guardi e non sai se piangere o sorridere. Lei lo sa? Ogni tanto ti assale il dubbio che non sia così … ma lo speri. Nel suo mondo di plastica presa solo dalla data di scadenza dei ravioli G Rana. Forse sta solo fingendo di non vederti. -Perché non mi ascolti? Non mi ascolti mai. –

Lo sai che non potrai mai perdonarla. Mai. Perché? Niente. Esageratamente egocentrica, non capisce fino a dove spingersi, fino a quanto può ancora giungere la tua pazienza. È come se fosse costantemente sola, come se gli altri fossero solo delle cause accidentali. La loro presenza è non conta. Tu non conti.

-Non posso sopprimere il sentimento. Non lo posso ignorare.- Sta là e ruggisce. Solo torrenti incandescenti ti rigano le guance.

La vedi assente, completamente estranea a questa dimensione. In preda al panico mentre affoga nel suo bicchiere mezzo vuoto riempito di Coca-Cola. Rigorosamente senza ghiaccio. Talvolta provi invano a penetrare nel suo mondo. –Tanto è inutile- è la frase all’ordine del giorno. Ormai hai rinunciato. – Tanto è inutile provarci-.

Ti guarda e sorride. Ma fino a dove ti vede? Si rigira e prende una confezione di cioccolata e se ne va. Hai paura di fermarla. Hai paura di chiamarla. Non si volta nemmeno, presa dal suo nuovo amore. Si disperde e ritorna. Ti abbraccia e ti colpisce. S’innervosisce e si commuove. -Non ti capisco. Non riesco proprio a comprendere perché ti comporti così! Non ci riesco proprio.- Non sai cosa fare. Chiedi e non ricevi risposta se non un vuoto girotondo. Ella evita di lasciare tracce di sé senza rendersi conto di ottenere il contrario. Ogni tanto la vedi singhiozzare e non la sopporti proprio. Vorresti strozzarla. -Perché ti comporti così? Non essere fragile. Non puoi!-

-Non ce la posso fare. Non posso. Sono impigliato in qualcosa di troppo più grande di me. – Rimane solo rabbia muta. Rancore. Se socchiudi la bocca escono solo lunghe pause vibranti di astio. – Ma la gravità vince sempre.-

Non la potrai mai capire. Lei rimane a sproloquiare di argomenti di cui non te ne può fregare di meno. L’unica cosa che vuoi sentire non te la dirà mai. Urlate invano. Vi gridate in faccia suoni privi di senso l’uno per l’altra. Non vi ascoltate, nemmeno ci provate. -Il mio finto amore di plastica.-

Ti sembra una bambina, una stupida incomprensibile bambina. Con il suo umore facilmente mutabile. La sua totale illogicità. Quel detestabile schermarsi con un “Te l’avevo detto”. La perfori con lo sguardo. Repulsione assieme a dolcezza. Un infinito miscuglio di amore e odio. Costruisce quei discorsi gonfi contro il mondo per giungere sempre allo stesso squallido punto. Si sente una vittima del mondo, poverina. – Non ti riesco a sorreggere. Non sono costretto a farlo. Non lo accetto, il nostro legame indissolubile non mi va proprio giù. Non voglio… io non sono come te!-

Lei lo sa che non potrai mai perdonarla.

Ti disperi e allo stesso momento sei teso, imbottito di speranza, alla ricerca di quelle

parole, bastano solo quelle parole, e speri con tutto te stesso che, un giorno, quelle labbra pronunceranno quelle agognate parole…

Ma è fatta così. Forse non cambierà mai. Probabilmente non cambierà mai.

Non ho altra scelta se non abbozzare un mezzo sorriso.

 

FELIX

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