Dimentica la mia recensione: Zerocalcare e la sua “medietas

Storie di intrighi internazionali, sangue dei nobili di Russia misti a presenze demoniache e segreti inconfessabili. Ma chi? Zerocalcare? Quello che (non) scrive e disegna sul suo blog della sua difficile situazione di 30enne svogliato mentre, a detta sua,ingurgita plum-cake e ragiona col suo amico immaginario dalle sembianze di un armadillo? Sì,proprio lui. Stiamo parlando del suo ultimo libro, Dimentica il mio nome, presentato il 26 ottobre al Lucca Comics & Games, in cui Zerocalcare continua a rompere il clima di leggerezza estrema, come stava continuando a fare col suo lavoro precedente, Dodici (che però ho trovato un po’ troppo serio), quello che adotta sul blog per dedicarsi invece a storie e trame più consistenti, pur riservandosi in gran parte lo spazio per una battuta, una divagazione o uno dei suoi divertenti flashback d’infanzia. E forse è proprio questa la forza di questo fumetto, ossia che riesca a coinvolgere in vicende che a un certo punto, da serie e razionali che erano, sconfinano anche nel fantastico (ma sempre rimanendo in un clima molto concitato e di pericolo imminente) mantenendo dall’altra parte quella comicità leggera e meravigliosamente efficace.Immagine

È’ un talento suo e di pochi altri, quello di riuscire a mescolare l’assurdo col reale anche nella stessa vignetta (e lo può fare senza difficoltà, visto che è tecnicamente possibile disegnare qualsiasi cosa) e di scatenare in questo modo la risata, o ancora di saper rinnovare stereotipi che non dovrebbero far più ridere suscitando una risata tanto profonda quanto naturale. A dimostrazione che bastano un foglio di carta, una matita (reali o virtuali che siano) e un cervello per far ridere davvero e così disinteressatamente. Senza ricorrere ad artifici a mio avviso macchinosi e a situazioni di una demenzialità stupida e, a tratti, dannosa per chi ci si diverte, e per i colleghi comici che ne restano sminuiti.

Il suo talento dimostra altre due cose: per primo che, come Zerocalcare, chiunque, se ha talento e – riconosciamolo – tanta, tanta fortuna, può emergere e avere la possibilità di dire la sua, magari riuscendo ad accaparrarsi un lavoro che ti permetta di fare quello che sai e ti piace fare venendo pagato per farlo (l’uso ripetuto del verbo “fare” è voluto); la seconda cosa che, tutto sommato, la situazione del fumetto italiano non è poi messa così male, anche considerando il successo meritatissimo di serie come Orfani (tutto un altro genere) che dimostrano la volontà – seppur non proprio fortissima – di innovare e cercare nuovi artisti e nuovi contenuti per portare un po’ d’aria fresca nel panorama.

Dunque, mentre aspettiamo la trasposizione cinematografica de La profezia dell’armadillo e ci godiamo il murales realizzato alla stazione metro di Rebibbia, perché non dedicarsi a questa lettura piacevolissima? Chi è già fan di Zerocalcare può ritrovare i personaggi a cui è tanto affezionato come il Secco, la mamma chioccia, l’amico cinghiale, Ken il guerriero e l’immancabile armadillo e, inoltre, ritrova lo stesso stile di scrittura che si suppone gli sia piaciuto fino ad ora. Invece, un neofita di questo fumettista indipendente, o anche un neofita del fumetto in generale, può Immaginetrovare spunti interessanti di riflessione, misti al tipo di comicità che abbiamo esaltato fino a questo punto e che, se ha venduto quello che ha venduto, e se www.zerocalcare.it è uno dei blog più visitati in Italia, ce piace ‘na cifra. No, neanch’io vedo alcuna ragione per goderselo, per cui speriamo di aver invogliato più persone possibile ad andare a leggere questa piccola opera che ci si beve in poco tempo, devo dire, ma non troppo poco: il giusto. Anche perché è così che definirei questo fumetto, ossia giusto, moderato, a metà tra comicità e serietà tanto quanto basta da meritare di essere comprato e letto.

 

 FRANCESCO PASSARETTI

 

 

 

 

 

 

 

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