Tra continuità e innovazione: la sfida di Papa Francesco

Quasi due anni. E’ questo il tempo trascorso dall’ascesa di Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, al soglio di San Pietro. Un lasso di tempo piuttosto breve, se paragonato ai due precedenti pontificati -26 anni per Giovanni Paolo II, 8 per l’attuale papa emerito Benedetto XVI-. Eppure, anche se sono stati scritti fiumi di parole su quest’uomo, spesso di elogio, ma anche, inevitabilmente, di critica, l’ex arcivescovo di Buenos Aires ha scosso e continua a scuotere il mondo occidentale, il mondo cattolico e non solo.

In effetti Francesco, in così poco tempo, ne ha introdotte di novità. Da gesti piccoli ma simbolici, come il voler alloggiare in una piccola stanza in Vaticano, anziché negli appartamenti papali, o il voler spostarsi per la città tramite una normalissima Ford, e senza scorta, come sarebbe consono a un Pontefice.

E’ poi passato a esercitare il suo ministero con lo stile semplice e innovatore che gli è proprio, tuttavia (mi sembra una nota importante) senza intaccare minimamente la dottrina cattolica: ha criticato l’eutanasia, si è scagliato contro l’aborto, forse addirittura più violentemente rispetto ai suoi predecessori, per poi prendere posizione a favore delle persone omosessuali, pur affermando che il matrimonio, fin dall’antichità precristiana, si basa sull’unione di un uomo e una donna: “La Chiesa non giudica il peccatore, leggasi colui che compie atti omosessuali, bensì condanna fermamente il peccato”. Ipse dixit.  Per non parlare della lotta contro la pedofilia nel clero, autentica piaga già affrontata con forza da Papa Benedetto XVI, che è stato, a differenza di quanto titolano ancora adesso alcuni quotidiani italiani, assai intransigente nei confronti dei sacerdoti pedofili: per dirla volgarmente li “spretava”, riducendoli allo stato laicale, vale a dire la massima punizione comminabile dall’autorità religiosa che rappresentava fino a febbraio 2013.

ImmagineL’opera di Papa Francesco fuori dall’Urbe è giunta fino in Corea del Sud, paese “cattolicamente” in crescita, dove Egli ha recentemente compiuto uno dei suoi viaggi apostolici con l’obiettivo di portare il Vangelo, secondo l’insegnamento di Cristo, fino all’estremo limite del mondo. Particolarmente significativo mi è parso poi il suo viaggio a Lampedusa, dove ha auspicato la fine delle morti in mare dei migranti, offrendo anche il contributo economico proprio e della Caritas siciliana a favore dell’operazione “Mare Nostrum”. A tal proposito, che dire della sua attenzione e vicinanza ai poveri e ai più emarginati? E’ davvero encomiabile il suo impegno per l’equità sociale e per una società più giusta. E’ davvero notevole lo zelo dei vescovi e dei cardinali che lo assistono (non può fare mica tutto lui, eh) sempre pronti ad aiutare i più disagiati. Francesco è poi passato ad una riforma capillare dello IOR, al fine di usare al meglio per i più bisognosi le ricchezze (non smisurate, come molti credono) della banca stessa. Francesco aveva però messo da subito in chiaro quale sarebbe stato il leitmotiv del suo pontificato, che, disse, sarebbe stato segnato da due parole: Misericordia e Accoglienza. Quello che ha contraddistinto un po’ tutti i Pontefici insomma, con poche eccezioni. Non a caso, come ha rilevato il giornalista – laico – Giuliano Ferrara, è molto apprezzato anche dai non credenti, con i quali Egli conta di costruire un dialogo fondato su rispetto, amicizia e confronto. Ma anche con le altre religioni il dialogo è e sarà intenso: si veda il forte legame di amicizia con il rabbino di Buenos Aires o gli svariati incontri con il Patriarca Ortodosso Bartolomeo I. In tempi di dialogo interreligioso, in cui si cerca maggiormente la conoscenza dell’altro come fonte di arricchimento, e in particolare tra i cristiani, da secoli divisi principalmente in tre corpi, si anela all’unità secondo quanto domandò Gesù: UNA Chiesa. A mio avviso lo straordinario spirito di intraprendenza proprio di Papa Francesco, che ha addirittura proposto la formazione di una ONU delle religioni, non può che favorire la crescita culturale a beneficio di tutti, sempre nel rispetto delle diverse posizioni di ciascuno. Le veglie di preghiera per la pace in Siria e in Medio Oriente per costruire la pace, con tanto di incontro in Vaticano con il premier israeliano Shimon Peres, e il leader palestinese Abu Mazen, hanno poi fermato i conflitti, sia pur parzialmente e per poco tempo. Ma è chiaro che il Vescovo di Roma non può intervenire su questioni di tale natura. Al massimo, può limitarsi a porre la questione su un piano morale, e in questo senso sta profondendo il massimo sforzo, come del resto tutta la Chiesa. E’ l’incapacità dei nostri politici (occidentali, non solo italiani) a ostacolare il processo di pace, perché sarebbero loro a dover prendere l’iniziativa e adoperarsi per la pace e il bene comune, e non il Papa.

ImmaginePapa progressista? Papa che cambierà la Chiesa? Papa che “aprirà le porte” alla modernità? Presto per dirlo con sicurezza, e, se devo dirla tutta, per me che sono cattolico Francesco è successore di Pietro e vicario di Cristo, e questo mi basta. Il resto viene dopo. Per i laici, invece, ma anche per molti credenti, Francesco rappresenta una grande figura e un esempio. Per citare uno dei più grandi sociologi viventi, il laico Zygmunt Bauman, Francesco è una “chance per l’umanità”. Bauman stesso definisce quest’ultima “liquida”, così come la modernità che la circonda, e che quindi necessita di una guida, di un faro che orienti l’agire umano. Autorità religiosa? Autorità morale? Macchè, o meglio, non soltanto. Rappresenta molto altro, in questo momento storico, il Papa mio omonimo. Fin dalla scelta del nome ha annunciato un pontificato che ci stupirà (e ci ha già stupiti) e un’attenzione verso gli ultimi, i più bisognosi, nei quali Egli come tutti i cristiani vede il volto di Gesù Cristo, ma nei quali un laico può vedere il proprio prossimo. Sta qui la rivoluzione cristiana, proprio in quest’ultima frase. E Francesco è un immenso dono per tutti, sia per chi lo vede come prodotto della riunione di uomini vestiti di rosso, sia per chi lo vede come servus servorum Dei, capace di riportare sui binari un’umanità che sembra aver perso la bussola.

 

FRANCESCO PAULETTI

 

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