Dio perdona, Riga Nò

Per l’Italia azzurra è iniziata una nuova era. Il disastro mondiale ha finalmente fatto capire a Prandelli che era il caso di fare spazio e andare a sbandierare il Codice etico da un’altra parte. Anche se forse la Turchia non era il posto migliore per farlo, perché quando ti trovi davanti a fedine penali come quelle di Pandev e Selçuk Inan l’etica serve a poco. Ma comunque non è questo che ci interessa. L’importante è che noi abbiamo cambiato panchina. Conte è un vincente, uno che va avanti e non guarda in faccia nessuno, neanche la moglie a casa. La sorpresa, anche se poi ce l’aspettavano tutti, è arrivata, ed è stata l’esclusione di Balotelli dalle qualificazioni europee. E pensare che le mafie azere e bulgare si erano già organizzate con lui per portare a termine un paio di lavoretti puliti.

ImmagineQuattro partite, già tempo di bilanci. Complessivamente l’aria norvegese è l’unica ad averci fatto fare bella figura. Per il resto, abbiamo rischiato di pareggiare con un Azerbaigian che non segna un gol in trasferta dall’amichevole del ’97 nelle Isole Marshall; Malta non concludeva una partita in Under dai tempi del calcioscommesse; contro la Croazia la difesa ha preso le misure a Perisic all’85’, testuali parole della Rai ad indicare la mentalità vincente con cui abbiamo affrontato la nazionale a scacchi. Pare che abbiano vinto più contrasti gli ultras croati contro gli steward che noi in campo. Abbiamo 10 punti sui 12 disponibili, e bisogna pensare a chi sta peggio di noi. Si ride a vedere la Grecia perdere contro una nazionale (le Fær Oer) i cui calciatori si sono dovuti prendere il giorno di ferie per giocare; ridiamo un po’ meno vedendo che l’allenatore è Ranieri.

È tempo anche di somme da tirare per assegnare il Pallone d’Oro. Molte voci sono d’accordo nell’invocarlo per un giocatore, ma noi ci limiteremo a qualche analisi imparziale delle candidature.

 

Cristiano Ronaldo: ha l’appoggio di tutte le aziende di Gel e Prodotti per il corpo, ma lui preferisce appoggiarsi sulle minne della Shayk.

 

Leo Messi: la Pulce ha superato nel weekend il record di Telmo Zarra ed è diventato il giocatore con più reti in Spagna e più debiti fiscali all’attivo. Anche le lezioni di Neymar sul tuffo carpiato potrebbero risultare determinanti.

 

Arjen Robben: il Padoin d’Olanda si deve ancora riprendere dalla sbronza di squadra dopo la partita all’Olimpico. Il suo Bayern in campionato ha fatto solo dieci gol in più delle altre squadre, il che potrebbe compromettere seriamente la panchina di Guardiola e soprattutto il suo traguardo personale.

 

Paolo De Ceglie: immeritatamente trascurato, due gol nella stessa partita lui non li aveva visti neanche quella sera in cui ci vedeva doppio per i sei Cuba Libre. Da lustratore di parastinchi alla Juve a giustiziere di Mazzarri, lo zio Ruggero è fiero di lui.

 

Mateo Kovacic: una carriera consacrata all’illegalità andrebbe premiata meglio. Numerosi boss si sono ispirati a lui per la sua tecnica della sparatoria con slalom dei cadaveri.

 

Adriano: l’Imperatore è ancora nel pieno della sua potenza, come testimoniano le due mulatte raccattate in discoteca a Porto Alegre. Sicuramente non da sottovalutare il recorImmagined messo a segno quella stessa serata di cinque strisce consecutive. “Dovrete passare sul mio cadavere per battermi” afferma lui, “sempre che riusciate a scavalcarlo”.

 

Christian Riganò: lui con il Pallone d’Oro ci fa gol da centrocampo. La Seconda Categoria gli ha dato la spinta per ambire a grandi obiettivi: insulti, minacce e lanci di porchetta dagli spalti. Imbattibile negli inserimenti in verticale a raggiungere il tavolo del buffet.

 

                                                           IACOPO GIORDANO

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