Editoriale Alessandro Vigezzi

Prima dell’estate dell’anno scorso, della Lucciola pensavo esattamente questo: che era un giornalino di istituto come tanti altri, con lampi di genio ma anche un po’ sconclusionato, interessante ma non al punto da meritare più di tanta attenzione. Quando è uscita di nuovo, con il mio primo articolo, un giorno di fine Novembre, mi sono trovato fra le mani qualcosa di meraviglioso.

A convincermi a partecipare sono stati Guido Panzano e Luca Zammito, due persone eccezionali che ho avuto la fortuna di incontrare e con cui,  parlando, avevo intuito che la Lucciola stava per essere rivoluzionata: dall’anno scorso, infatti, ha per la prima volta un’organizzazione stabile, con uno “zoccolo duro” di gente che si impegna a mandarci elaborati ogni mese, una buona impaginazione, e, da questo Luglio, un sito web dove d’ora in poi uscirà la versione online  (tutte le informazioni sono nella pagina degli annunci). Insomma, abbiamo conquistato, credendoci e impegnandoci, un mezzo del tutto nuovo ed efficiente per esprimere la creatività che è sempre stata in tutti noi. I numeri degli altri anni sono stati il preludio di ciò che abbiamo adesso.

Forse qualcuno di voi potrà pensare che si stia dando un’importanza eccessiva a un giornale di scuola. Ma io in questi mesi, lavorando come caporedattore prima e come direttore adesso, scrivendo sempre, mi sono reso conto di quale sia il motivo che rende il nostro giornale speciale e con così poco in comune con qualsiasi altro mezzo di informazione, anche con molti altri giornali scolastici. Un motivo che può essere riassunto in questa frase: chi scrive sulla Lucciola ha la possibilità di essere creativo e fuori dagli schemi finché vuole.

Può essere originale: non cerchiamo articoli di giornalismo classico,  non imitiamo (come qualcuno l’anno scorso ha insinuato) la Repubblica o il Corriere della Sera. Sarebbe un attività utile e divertente anche quella, ma il prodotto finale sarebbe la brutta copia di qualcosa inevitabilmente migliore, con pochi spunti innovativi.  Può essere profondo: non abbiamo, come i social network, il limite di 140 caratteri. O di una foto. O di un post. E non siamo neanche schiavi dei “mi piace”. Chi fra di voi mostra in questo modo le proprie idee, le proprie passioni e la propria vita agli amici e al mondo, ha a disposizione mezzi rapidi ed efficaci, ma anche superficiale. Non riesco a non pensare alle parole del grande Nanni Moretti: chi parla male, pensa e vive male. E se si comunica sempre in maniera superficiale, non si rischia di pensare e vivere in maniera superficiale?.

Ma c’è anche qualcos’altro che ci distingue. Qualcosa che molti di noi fanno inconsciamente, e che io voglio mettere nero su bianco: mostriamo quello che proviamo in quello che scriviamo. Gli articoli devono essere artisticamente belli come i racconti, le poesie e i disegni. Non si può trascurare di presentare fatti e esprimere opinioni, però non è tutto. Di opinioni di gente più esperta di noi e di informazioni più precise delle nostre se ne trovano in abbondanza. Si studiano a scuola e si leggono su libri, giornali e siti Internet. Non si può perdere l’oggettività, ma sono le sensazioni che mettiamo a rendere le nostre opinioni e informazioni in grado di poter interessare i nostri lettori più di qualsiasi altra asettica opinione e informazione. Sono loro ad accendere le menti, a farle pensare, sognare, discutere e agire. E sono loro ad animarci quando scriviamo.

Spero che i nostri numeri riescano a suscitare tutto questo in voi, anche se con un solo articolo, un solo racconto, o addirittura una singola frase o disegno. Se vorrete dire la vostra, scrivete anche voi. Se non vi piacciono i pensieri che pubblichiamo, esprimete i vostri e scrivete cose completamente diverse da quelle che sono state scritte.

Perdonatemi se mi sono dilungato, ma questo è il primo numero e volevo dire davvero tutto.

Quello che conta è nelle prossime pagine. Leggete e informatevi, emozionatevi e riflettete.

Buona lettura.

 ALESSANDRO VIGEZZI

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