Storia di un ultimo spettacolo

Quando la scorsa estate ho iniziato a lavorare a questo progetto, non mi sembrava vero. Non era la prima volta che mi capitava di dover lavorare su un copione, ma non ero mai partita da zero.
Quest’anno al laboratorio teatrale abbiamo scelto un classico: Le Rane, una commedia di Aristofane. Portarla in scena così com’è per noi era impossibile. Siamo sinceri, se nella Grecia del V secolo a.C. un certo gusto per il grottesco e la volgarità bastavano per far risuonare in teatro le grasse risate del pubblico, adesso lo stesso Aristofane, probabilmente, direbbe che puzzano di muffa come l’età di Crono.
Per questo motivo la nostra regista ha deciso di affidarmi un compito: leggere Le Rane, capire cosa potevamo utilizzare e riscrivere tutto il resto da capo.
Così è nata Rane Return, una commedia liberamente ispirata a quella di Aristofane. Molto liberamente… Ma mentre immagino Aristofane aspettarmi alle porte dell’aldilà munito di bastone con tutta l’intenzione (più che comprensibile) di riempirmi di botte per aver rovinato il suo capolavoro, non posso non pensare al fatto che questo scempio è veramente opera mia: il primo copione scritto interamente da me è anche l’ultimo che porterò in scena da attrice con la compagnia della scuola.
Veder crescere questo progetto è stata una fortissima emozione, la più grande in questo famigerato anno della maturità. Quella che fino allo scorso giugno era solamente l’idea di una storia, che non riuscivo neanche a capire come concludere o dove volesse andare a parare, ha finito per prendere vita davanti ai miei occhi.
Non è stato tutto merito mio però, io ci ho messo solo un po’ di fantasia e due parole in croce per iscritto. A rendere tutto questo reale è stata prima di tutto la nostra regista, Francesca Satta Flores, che ormai dai tempi di Elettra nel 2016 ha deciso di sostenere le mie folli idee drammaturgiche; ma più di tutti sono stati i ragazzi della compagnia, che hanno deciso di credere in questo progetto, che lo hanno ispirato e soprattutto migliorato. Perché questo spettacolo non esisterebbe senza di loro e non smetterò mai di ringraziarli per questo.
Insieme ne abbiamo passate tante: chi c’è sempre stato, chi è arrivato dopo, chi invece se ne è andato. Li ringrazio tutti per avermi fatto passare tre anni incredibili, in cui sono cresciuta e ho capito molte cose di me stessa. Ci sono episodi che credo non dimenticherò mai: le scottature che ci siamo provocati per fare le prove generali di Elettra sotto il sole cocente della Sicilia, la creazione del “mercato immateriale” per la scorsa notte bianca, per non parlare del trasporto della scenografia di Sogno di una notte di mezza estate a piedi da scuola fino al teatro Ghione. Ad ogni volta che siamo andati in scena sono legati indissolubilmente ricordi ed emozioni che conserverò per sempre, e ora le emozioni si sono improvvisamente moltiplicate.
Non posso dire se questa nostra ultima fatica sia ben riuscita, ancora non ne ho idea in verità, ma posso garantire che ci abbiamo messo tutti noi stessi e che in quello che stiamo facendo crediamo veramente.
Durante le giornate di orientamento per le terze medie, spesso mi è capitato di dire che al laboratorio teatrale ci sentiamo come una famiglia: una disfunzionale famiglia felice… oppure un centro sociale, fate voi. Da questa sensazione (spero si noti) la nostra commedia ha tratto molto giovamento. Non ci resta che andare in scena: la compagnia c’è tutta, aspetta solo i vostri applausi.
GAIA SORDONI