La parola del giorno

Ebbene sì, cari manarioti, siamo giunti all’ultima Lucciola di quest’anno scolastico. Per la maggior parte di voi ciò significherà poco e niente, ma per me segna la fine dei giochi e della spensieratezza adolescenziale e l’inizio del travagliatissimo percorso dell’età adulta. D’altronde Esiodo lo diceva circa ventinove secoli fa che «Lungo il sentiero per la virtù gli dèi hanno posto il sudore». Questi cinque anni sono stati i più speciali finora; durante tale percorso sono cresciuto in ogni campo, ho imparato a pensare con la mia testa, ad ascoltare gli altri, a guardarmi dentro; ho acquisito moltissime esperienze che mi hanno fatto crescere come individuo; ho conosciuto persone a cui tengo assai e che, spero, rimarranno mie amiche per tutta la vita e anche dopo; ho conosciuto persone con le quali non sono mai andato – o quasi – molto d’accordo e grazie alle quali ho rafforzato i miei principi; ho conosciuto persone sgradevolissime e persone che mi hanno ferito e da esse ho ricevuto importanti lezioni di vita, e per questo le ringrazio. Prima di presentarvi la mia ultima “parola del giorno” voglio fare un piccolo comunicato: se mai qualcuno fosse interessato a prendere le redini di questa splendida e utilissima rubrica non esiti a contattarmi, via Facebook o tramite gli illustrissimi direttori de La Lucciola. Detto questo, miei piccoli mocciosetti manarioti, vi saluto con quest’ultima, potentissima parola.

Idiosincrasia [i-dio-sin-cra-sì-a]

 SIGNIFICATO: in medicina, condizione di ipersensibilità o abnorme reattività.

ETIMOLOGIA: dal greco ἰδιοσυγκρασία «particolare temperamento», comp. di ἴδιος «particolare» (v. idio-) e σύγκρασις «mescolanza».

Il vocabolario Treccani ci presenta questa parola difficile come un tecnicismo medico. Si tratta infatti della condizione di ipersensibilità o di abnorme reattività che, di solito, si verifica nell’apparato gastrointestinale o respiratorio in pazienti predisposti, in seguito all’assunzione o al contatto con sostanze di varia natura (alimentare, inquinante ecc.), verso le quali l’organismo si dimostra intollerante.  Non si tratta di una semplice allergia o di una banale intolleranza; vi autorizzo pertanto a prendervi gioco dell’amico melodrammatico che sostiene di avere un’idiosincrasia per il lattosio.

Un termine di origine tanto aulica non può essere usato in ogni contesto, ma non per questo è poco versatile. Mangiando per la prima volta dei funghi trifolati, rimaniamo tutta la notte sul gabinetto gemendo come sedie a dondolo, con la tachicardia e 38° di febbre, scoprendo così di avere un’idiosincrasia per i funghi.

Ma la vera potenza di questa parola si sprigiona nel suo significato esteso. Se in medicina non è altro che una fortissima avversione per alcune sostanze, il significato esteso non può essere che quello di una profondissima repulsione, una fortissima ripugnanza e una feroce avversione per determinati oggetti, per lo più astratti, per particolari fenomeni o per persone, che può anche avvicinarsi – senza coincidere – alle fobie. Ecco dunque che posso provare un’idiosincrasia per gli ascensori, per gli spazi troppi affollati, per gli stupratori, per i computer, per il vento forte o per la professoressa di inglese. È un vocabolo, quindi, che si presta bene all’ironia proprio per la sua natura aulica.

Vi saluto dunque con una parola molto versatile, che vi farà fare sicuramente un figurone all’interrogazione o, ancora meglio, con il nobile fanciullo o la candida pulzella di cui siete mortalmente infatuati.

BIG B.

 

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