De Cèmpion

La foto sociale la scattò con una vecchia Nikon analogica il sor Ernesto, che al quarto tentativo centrò quasi tutti, eccetto Pietrino Terlizzi cui tranciò di netto mezza testa (Pietrino, vent’anni, perito tecnico, portiere).

Paolino La Scala (24, studente universitario, famiglia borghese, mediano cattivo) chiuse gli occhi all’ultimo, dopo aver trattenuto lo stesso sorriso per buoni cinque minuti, probabilmente la migliore approssimazione alla felicità di tutta la sua vita.

Armando Pericoli (metalmeccanico, 23, libero, “e tutto il resto all’occorrenza”) cingeva alle spalle Gabriele Natale (27, orfano di padre, lavoretti saltuari, centravanti; unico pressing sul difensore nell’anno 2005, golletto di rapina).

In primo piano poi stavano Tiberio Migliore (capelli matti, ultimo domicilio una fabbrica occupata, ruolo imprecisato), Karim Ammouni (madre egiziana, padre incerto, jolly a centrocampo), infine Ema e Giulio Berghella (fratelli, 23 e 25, da chiamare “quando ne mancano due”).

Mister Botta (presidente, allenatore, sponsor e facente le veci) se ne sta ritto a braccia conserte accanto a Pierino Damato (40, autista Atac, massaggiatore e accompagnatore), mentre per caso entra nello scatto anche Lollo Crescenzi (highlander, età improbabile, giovane dentro, factotum e custode), beccato sullo sfondo mentre sacramenta contro qualcuno a caso.

Domenica 13 maggio. Rosa di prima squadra al completo, US Colle Pineto, anno 2010: la foto attaccata al muro con l’adesivo, accanto a quella autografa di Brunetto Conti, rubata da Gabbo al ristorante “La Conca, da Camillo”, proprio il giorno di Natale.

Recinzione arrugginita, centoventi metri di terra e polvere, porte con pali di legno, reti appena sostituite solo appoggiate ai supporti, effetto Olimpico vecchie maniere. Linee appena ripassate, gesso fresco:

– ore 10, campo Matteutti, Pietralata.

 Alle 11 sarebbe la partita coi fighetti della Balduina; il Lungo saccente lo diamo in pasto a La Scala, gli altri tutti uguali per noi, “nemici”, e ‘fanculo De Coubertin.

Lollo ripassa la lunetta dell’area di rigore, traccia il semicerchio col gesso, finisce, si allontana. Osserva col piglio dell’artista. Poi caccia una pedata su una zolla, gli piace la simmetria anche se cosa sia non lo sa. Un attimo dopo corre a gonfiare i palloni:

– ore 10, 30, campo Matteutti, Pietralata.

Ci sono tutti nello spogliatoio. Sono arrivati in motorino, in macchina, a piedi. Tuta sociale, quella di due anni fa. Karim ha avuto il turno di notte, come ogni fine settimana; La Scala ha l’ultimo esame domani e gli occhi spenti di chi ci prova ininterrottamente da tre anni. Il mister caracolla avanti e indietro, stringendo tra le dita un foglietto stropicciato con la formazione prescelta. Inizia a piovere; non smetterà:

– ore 11, campo Matteutti, Pietralata.

La tribuna è gremita, nonostante la pioggia insistente; oggi vale una Coppacampioni, giocano gli amici, i figli, gli stranipoti e i vicini di casa, come si fa a non esserci. Ma “piove piove, sul nostro amor”.

La formazione ha motivazioni meteorologiche e non tattiche: dentro Fantoni, un caterpillar, sa nuotare meglio palla al piede tra le pozze. Il disciplinato pubblico santifica la festa e tira giù ognissanto del paradiso, mostrando insospettabili reminiscenze di anni di catechismo all’oratorio di don Paolo. E Dio tuona furioso:I titolari in maglia e calzoncini sono in campo, gli altri in panca coperti alla meglio. Piove con un’intensità impressionante, le squadre già schierate, quando l’arbitro e il presidente entrano insieme sotto un ombrello sbilenco. Tiberio Migliore capisce tutto e s’affretta a dire “’sto campo po’ regge pure er diluvio deddio”; valanghe di fischi dalle tribune. L’arbitro lascia cadere il pallone, nessun rimbalzo, quello si spana a terra davanti ai suoi piedi. L’omino nero fischia, le braccia dirette verso gli spogliatoi: partita rinviata a data da destinarsi.

– ore 12, campo Matteutti, Pietralata.

Mezz’ora e non c’è più nessuno. Lollo esce per ultimo e fa due giri di catena intorno al cancello. L’umidità morde le ossa, quando invece doveva essere la più bella giornata di maggio, davanti agli amici, a giocarsela coi nemici, e dargliele finalmente al Lungo “daa Balduina”. E invece no.

Il fatto è che domani si lavora, è che stasera si torna a casa, e in quella casa non ci voglio tornare, è che stanotte ho il turno, è che lei non mi risponde più, è che non mi pagano da due mesi, è che non ho fatto benzina, è che “mica mi inviteresti a pranzo”. È che era meglio non pensare due ore, giù al campo. Era meglio non pensare e basta, almeno lì.

Oh, nun è che piove?

Regolare fra, saranno manco du’ gocce.

Erano boh, le nove; campo Matteutti, Pietralata.

ALESSANDRO DI SERAFINO

 

 

 

 

 

 

 

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