Quando il pedone diventa regina

Re, regina, due alfieri, due torri, due cavalli, otto pedoni, 64 caselle: uno schema precostituito che sembra ripetersi incessantemente in tutta la sua opprimente regolarità, come il penetrante rumore metallico delle lancette che scoccano persistentemente nella sorda notte. Un regime, quello degli scacchi, insovvertibile e apparentemente fittizio, ma che in realtà rispecchia più di quanto sembri quello del suo demiurgo, l’uomo.

La storia lo prova: i più deboli sono al servizio dei più potenti, sempre pronti a offrirsi a loro come il pedone che viene sacrificato senza grande afflizione. I potenti, per conto loro, dispongono sì di grandi mezzi e si è sì più restii a sacrificarli, ma sono anch’essi perfettamente consci della precarietà della loro rosea condizione. Ecco allora che il fiero cavallo, dopo encomiabili fatiche, è gettato nel tempestoso mare per offrire una sicura scialuppa al re che nulla di utile ha ancora combinato. Insorge quindi un istantaneo rifiuto per una società così priva di principi meritocratici, che purtroppo non è limitata alle 64 caselle ma si estende ben oltre. A ben riflettere, infatti, il sistema scacchistico non è altro che il riflesso e il paradigma di quella stessa società che studiamo quotidianamente sui libri di scuola: quanti eserciti abbiamo visto morire per soddisfare le folli fantasie di scellerati sovrani? Quante persone meritevoli di grandi ruoli vediamo in mezzo a una strada perché a figli di imperatori è riservata innata precedenza?

Il sistema sembra decidere per te: se nasci pedone da pedone presto morirai, se nasci alfiere e sarai abbastanza fortunato magari ti salverai, se nasci re molto più difficilmente cadrai al tappeto sconfitto.

Eppure è proprio in un universo così immobile e apparentemente privo di vie di scampo come quello degli scacchi che si può trovare la risposta : irreginare il pedone. Persino il più misero e insignificante pedone può diventare regina e sovvertire il sistema. Tutto d’un tratto colui che era necessariamente soggiogato a torri e alfieri vede quei medesimi pezzi pronti a dare la loro stessa vita per lui.Questo è uno degli aspetti più belli e affascinanti del mondo degli scacchi: sono il gioco della speranza, della possibilità e dei sogni realizzabili.

E allo stesso modo noi tutti dobbiamo superare un ostacolo, e poi un altro, e poi un altro ancora, e se ne avremo superati abbastanza saremo in grado di irreginarci e lasciarci alle spalle la mediocre e ordinaria esistenza dell’umile pedone. In potenza siamo tutti regine, dobbiamo solamente esprimere il nostro sterminato potenziale e trovare la combinazione che ci liberi dalle catene e dai vincoli che la società ci vuole imporre.

Per rimanere in ambito scacchistico, è emblematica la storia della campionessa ugandese Phiona Mutesi, meglio nota come la “regina di Katwe” (da cui l’omonimo film). Nata in una baraccopoli da famiglia poverissima, vissuta a lungo nella più terribile miseria ed imbottigliata nella sua cruda realtà come colui che cerchi di raggiungere la fine di una scala di Penrose, Phiona è tuttavia riuscita a liberarsi dai propri vincoli permettendo a se stessa e ai propri cari una vita migliore. La chiave? La sua innata abilità negli scacchi e una straordinaria forza di volontà, che l’ha spinta a coltivare questa abilità e a raggiungere successi a livello mondiale. Tutti noi dobbiamo prendere esempio da Phiona, trovare la nostra chiave e assurgere a regine. Perché quando il pedone diventa regina le disuguaglianze si sgretolano e il sistema crolla. Perché quando il pedone diventa regina la meritocrazia regna e il sistema muore.

ANDREA SATTA

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