Le mille e una lotte di Marco Pannella

La storia di uno dei politici italiani più controversi e fuori dagli schemi degli ultimi decenni, il cui nome rimarrà sinonimo di cambiamento

 

Il 19 maggio scorso è morto Marco Pannella, alla venerabile età di 86 anni. Appena appresa la notizia, fiumi di elogi gli sono stati riservati da parte di tutto il mondo mediatico e politico, cosi come dalle persone comuni, che in migliaia hanno preso parte ai funerali civili a Piazza Navona. Quello che ha rappresentato quest’uomo, nel bene e nel male, penso possa coincidere con gran parte della storia sociale dell’Italia del Dopoguerra.

Segretario del Partito Radicale, deputato ed europarlementare nonché consigliere comunale e regionale: questo e molto altro fu Giacinto (detto Marco) Pannella. Inutile dire che senza di lui e il suo partito, oggi l’Italia sarebbe molto diversa: non so se migliore o peggiore, ma diversa senza dubbio. Anche quando la maggioranza degli italiani era d’accordo con lui, alle elezioni non andava mai oltre il 2% su base nazionale, eppure è il segretario del partito che ha letteralmente trasformato il Bel Paese, mutando concezioni e stili di vita con secolari e solide radici dal Trentino alla Puglia, passando per le isole.

Ci tengo a precisare che non voglio e non ho nessun titolo per dispensare giudizi sulla sua persona né sulla sua vita. Devo dargli atto, nonostante io abbia posizioni diametralmente opposte ai Radicali su quasi ogni questione, che ha saputo portare avanti con tenacia e coerenza le sue idee, senza curarsi delle voci che si levavano contro di lui, convinto fino in fondo di ciò che faceva. Le grandi battaglie “pannelliane”, condivisibili o meno, sono un esempio di come deve agire la politica: più sostanza e meno forma, insomma, e questo è ciò che ha fatto Pannella, non esitando ad usare ogni strumento a sua disposizione, dal referendum ai celeberrimi scioperi della fame, che ci hanno mostrato, appunto, un uomo caparbio e determinato nel raggiungere i suoi obiettivi.

ImmagineSbagliata, a mio parere, fu la legge sull’aborto, che non esito a definire criminale. Dal 1978 ad oggi questa legge, detta 194, ha prodotto sei milioni di morti, e io non ce la faccio ad ignorarli: soprattutto a causa della paralisi demografica in cui versa l’Italia, questa è una legge comoda, ma che respingo in toto. Chiaramente su questo e molto altro Pannella la pensava diversamente da me e, ripeto, sono affascinato dal fatto che abbia mantenuto una certa fermezza nel suo pensiero su questi argomenti, come anche sul divorzio, per il quale invitò gli italiani, come in maggioranza fecero, a votare “si” alla legge sul divorzio stesso.

A parte queste due grandi vittorie del Partito Radicale, però, Pannella sui temi cosiddetti “etici” fece un passo indietro qualche tempo fa, non perché avesse cambiato il suo modo di pensare, ma anzi perché lo stava rafforzando: un esempio riguarda il matrimonio  fra  omosessuali,  circa  il quale, infatti,  egli non si dichiarava   entusiasta   dal   momento   che,  disse, il matrimonio è un’istituzione vecchia e astrusa, che non ha senso richiedere… altri invece erano i passi da fare, secondo lui, nel campo dei diritti LGBT.

In questo maremagnum di iniziative, non poteva mancare la voce contraria della Chiesa Cattolica, la quale aveva decenni fa molta più influenza, e godeva di molto più consenso di quanto non avvenga oggi: Pannella affermerà in seguito di aver combattuto la Chiesa fino in fondo, senza però mai odiarla: questo perché un suo omonimo prozio, Giacinto Pannella, morto poco tempo prima della sua nascita, era uno stimato prete di Teramo, città d’origine dello stesso Marco, la cui casa natale si trova, tra l’altro, nella via intitolata al prozio stesso.

In molte occasioni Pannella si scontrò con le gerarchie ecclesiastiche, e rimarrà fino all’ultimo acceso anticlericale; nonostante ciò, questo non gli impedì di condividere battaglie con la Chiesa stessa, prima fra tutte quella contro la fame nel mondo, nella quale vide al suo fianco il papa (San) Giovanni Paolo II, poi quella contro la pena di morte, quella contro le condizioni di vita nelle carceri e diverse altre.

FRANCESCO PAULETTI

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