Le ultime lettere di Alessandro De’ Medici

6/6/’16

Ciao Emily, come va? Qui va alla grande, anzi, mai stato meglio. Sono ormai due notti che vedo il mondo in maniera diversa. Sono rinato e tutto grazie a lui. Mi ha fatto dono di ciò che io prima, con la mia umana mente limitata, non riuscivo a comprendere. È la verità quando ti dico che non mi sono mai sentito così vivo. Ieri ho assaggiato per la prima volta l’elisir della vita. Non si può comprendere il piacere di quel liquido così … caldo e vivo. Il mio ormai non scorre più dentro di me, quello che prendo da quella gente non serve che a mantenere questo stato di grandezza che sento in me. Quando quel calore dalla mia bocca attraversa la mia gola, il freddo, che ormai mi caratterizza, della mia pelle mi scatena un piacere immenso.

Ora sono la morte, sono nebbia, animale, predatore, signore. Ogni volta quel calore mi rinvigorisce, sono forte, niente e nessuno mi può fermare. La luna scocca la mia alba e il mio tramonto. Ormai il tempo per me non vale più. Il mio tramonto sarà un’eterna virgola che non vedrà mai il punto fermo della mia esistenza.

Non ho più tramonti che mi spettano, non ho ultime parole da dire. Sono il signore del tempo, della vita, della natura inferiore a me. Nessuno può fuggirmi, una porta chiusa non ferma la mia essenza, il volo non è impossibile per me, il lupo non è che un fido servitore ormai.

Non sento più pietà o compassione. Gli affetti umani mi sono estranei. Non comprendo nemmeno più cosa potevo provare prima. Orami sono così … potente che non so che farmene dell’anima che tanto mi affliggeva una volta. Non sono più umano, ma sono potere.

Sono il padrone di tutto ciò che desidero, nessuno mi si oppone. Sai, non so nemmeno cosa mi legasse alla tua morbida pelle. Quel tuo candido corpo, così bello e così morbido che mi viene voglia di morderlo. Già immagino la mia mano che scorre sul tuo collo mentre il cuore ti pompa talmente forte quel liquido così … dolce che la tua vena si mostra al suo passare.

Ti verrò a trovare presto. Devi sentire tu stessa di cosa sto parlando. Non puoi comprendere finché sarai umana. Ma devo ammetterlo, di controllo ne ho poco, non posso garantirti la sopravvivenza. Ho già sete. Ora ho appena finito due turisti. Inutili con le loro smancerie. Corro da te a Roma. Non mi ci vorrà molto. Sento ancora il loro calore che mi scorre dentro. Ti vengo a prendere. Quando sarò lì nessuno che m’interesserà sarà al sicuro. Sono pieno di potere, sul tempo, sulla natura, sulla vita. Ho perso la mia anima per questo potere, ma ormai non comprendo cosa possa essere l’umanità, il sentimento, sono solo istinto, sono solo morte.

LORENZO BITETTI

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