La forza della carne

La sua mano accarezzò la pelle del ragazzo dalla guancia destra fino a dietro l’orecchio, sul collo. Poi, con l’altra mano, accarezzò la guancia sinistra fino alle spalle dell’orecchio sinistro, sul collo. La pelle del ragazzo era così soffice e liscia. Il giovane allora cominciò a togliersi la sua camicetta bianca per il piacere di chi lo desiderava. Appena sbottonati tutti i bottoni, una mano, aggrinzita dagli anni, percosse il petto del ragazzo con tanta delicatezza quanta ne richiedeva quella docile pelle e quanta ne poteva dare un così forte desiderio. La mano cominciò a toccare le spalle, passando per il petto, sfiorando solo i due capezzoli e scendendo fino ai pantaloni. Il suo corpo, ancora così fortemente morbido, soave è il tocco, leggero è il piacere del tatto che forte scatena il desiderio. Il ragazzo allora comincia a girarsi e le mani non possono frenarsi dal godere di questo splendore e la schiena viene accarezzata dalle mani. Bianca la pelle, pulita, non deturpata da anni o malattie o ferite. Il suo fisico è perfetto, senza segni di cose avvenute in un ieri troppo vicino per lasciare dei ricordi visibili. Dolci le sue mani, piccole rispetto a quelle che in un futuro diventeranno, ma agili da fare tutto ciò che la mente vuole. Le sue gambe, ancora secche, bianche e con pelle morbida furono percorse dalle mani che sempre di più aumentavano il desiderio su quel corpo ancora così puro. Quando ormai di abiti non ve n’erano più, il desiderio raggiunse il culmine, la pupilla era talmente dilatata per quel corpo, per quel sedere, così morbido e messo apposta dal ragazzo a disposizione dell’amante. Quando il corpo cominciò ad essere toccato non solo dalle mani, il desiderio si trasformò in atto. Le mani cominciarono ad accompagnare il movimento che il corpo del ragazzo doveva seguire durante l’atto all’altezza del ventre, qualche volta stuzzicando anche la parte davanti, mentre dietro il sedere veniva ceduto. Mentre ciò avveniva regnava il silenzio escludendo i rumori naturali del movimento e di una veste che lo segue. Il sudore gocciolava sulla schiena del ragazzo. Arrivato al culmine, la mani strinsero forte il ventre del ragazzo che intanto stringeva le coperte messe bene davanti a lui mentre riceveva tale dono. Tutto finì. “Se Dio esistesse” disse colui che della religione aveva fatto la sua missione mentre si aggiustava la veste e si preparava ad andare a svolgere i compiti che il suo istituto gli richiedeva “lo ringrazierei grandemente per un così bel dono”. Detto questo, prima di uscire, passò una mano sulla schiena del bambino di dieci anni che intanto era rimasto fermo sul letto, seduto, aggrappato ancora a quelle coperte. Passò il retro del dito medio dalla fine del capo del bambino, passando per tutto il midollo, fino al sedere, dove scese fino a stringere quella natica che poco prima non aveva solo toccato. Prima di chiudere definitivamente la porta alle sue spalle fece segno al bambino di non dire niente a nessuno e chiuse la porta alle sue spalle per espletare le sue funzioni.

LORENZO BITETTI

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