Roma alla ricerca di un sindaco

A meno di un mese dalle elezioni comunali nella Città Eterna l’elettorato appare ancora indeciso tra i vari candidati: come risolvere il dilemma della scelta?

All’inizio di giugno, come molti altri, mi recherò a votare per le elezioni amministrative di Roma. Sarà la mia prima volta alle urne, e confesso che un po’ di timore c’è. Intendiamoci, non vivo né con paura né con animo palpitante questo evento, ma c’è in me una sorta di attesa impaziente per la quale, dopo avere a lungo appreso e approfondito le dinamiche politiche e dopo aver studiato i diversi candidati nella corsa alle comunali di quest’anno, posso dire di andare a votare con profonda cognizione di causa.      

Ammetto anzitutto di non aver votato al referendum dello scorso 17 aprile: anche se non è questa la sede per dibattere in merito, comincio col dire che reputo sempre l’astensione (se argomentata) una scelta pienamente legittima, e anche alle elezioni del prossimo giugno credo che l’affluenza non sarà altissima, come del resto non fu tre anni fa, quando i romani scelsero Ignazio Marino.

Scrivendo questo articolo, so bene di rivolgermi in modo diretto a non più di un quarto di voi, ovvero a chi può votare per il fatto di avere raggiunto la maggiore età. Eppure mi rivolgo anche a chi non l’ha raggiunta, e anzi ad essi ancora di più, perché se votare è l’emblema di una democrazia, allora formare la propria coscienza fin da prima è elemento imprescindibile per assegnare la propria preferenza con autonomia e sicurezza. Se pensate però che io sappia già chi votare, vi sbagliate.

Come tanti, sono molto in difficoltà, e penso che scioglierò i miei dubbi solo qualche giorno prima di recarmi a votare: i candidati sono diversi, e fra promesse demagogiche e campagne elettorali infuocate, non è affatto semplice muoversi.

Il primo di essi è il cinquantacinquenne Roberto Giachetti (“Roma torna Roma” si legge sui manifesti): membro da molto tempo del Partito Radicale, è colui che ha vinto le primarie interne del Partito Democratico, ed è perciò uno dei favoriti nella corsa al Campidoglio ma, stando ai sondaggi, non si trova in testa alle preferenze. In ascesa c’è infatti Virginia Raggi (protagonista di una recente gaffe del quotidiano “L’Unità”), candidata del Movimento 5 Stelle, nata nell’anno “dei tre papi”, con esperienza da avvocato e laurea in legge. A seguire, incontriamo i candidati del centrodestra, troppi e divisi. Si va infatti dal berlusconiano Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile, alla “romanissima” Giorgia Meloni, in dolce attesa ma non per questo meno agguerrita (“Qui le regole si rispettano” è il suo slogan) fino all’indipendente Alfio Marchini, già candidatosi alle scorse elezioni con un discreto risultato, e Francesco Storace, attuale segretario nazionale de “La Destra”.

Vi sono anche molti altri candidati, che rappresentano diverse sensibilità di una città che si presenta alle urne con molte incognite e infiniti problemi da risolvere, cose che Roma conosce e ha sempre vissuto: dall’economista Stefano Fassina, candidato per “Sinistra Italiana” , passiamo poi al giornalista Mario Adinolfi, che ha recentemente dato vita ad un nuovo soggetto politico, “Il Popolo della Famiglia”, e arriviamo ad Alfredo Iorio (candidato per il “Movimento Sociale”), solo per citare i più noti agli addetti ai lavori.

Resta però il fatto che non si può scherzare in un momento così difficile per questa città, scossa da “Mafia Capitale” e dagli enormi debiti delle aziende pubbliche, nonché teatro della turbolenta fine di Ignazio Marino e invasa da appalti truccati (in pieno Giubileo, tra l’altro): tutto questo adesso non necessita   di   critiche,   ma   di   un   uomo  forte  che, coadiuvato dalla sua giunta, ne risollevi le sorti. Sappiamo quanto è arduo amministrare l’Urbe, ma è altrettanto necessario che essa funzioni, e funzioni bene cosicché Roma risalti per le sue incommensurabili ricchezze.

ImmagineNon mi è piaciuta, se devo essere sincero, la discussione interna al centrodestra, che ha portato al disfacimento interno, così come non mi è piaciuta la consueta modalità di voto “sul blog” dei grillini (Virginia Raggi è stata votata alle “primarie online” da meno di duemila persone!) e il dimezzamento dei votanti alle primarie del PD rispetto a tre anni fa. Che siano segnali di una crescente sfiducia degli italiani verso la res publica? Di certo le istituzioni politiche non riscuotono grande favore nella popolazione, e non potrebbe essere altrimenti, se guardiamo con attenzione la storia degli ultimi vent’anni: da Tangentopoli e Mani Pulite alla già citata Mafia Capitale, attraverso quella che è stata definita “Parentopoli” (che trova espressione a Roma, ad esempio, in “Atac”) come stupirsi di tanto astensionismo e di tanto sconforto? Occorre, ripeto, una persona forte, esperta, qualificata e incorruttibile. Bella ricerca! Forse solo Catone il Censore potrebbe risollevare questa città, a cui davvero basterebbe pochissimo per primeggiare: gli introiti dovuti ai pellegrini e ai turisti, gli innumerevoli eventi che quotidianamente attirano in questa città visitatori, soldi e risorse che basterebbero a Roma per “campare di rendita”. Eppure così non avviene.

Rivolgendomi però ora direttamente a chi voterà, vi raccomando di pensare bene a chi dare la preferenza, e di non andare alle urne “tanto per votare”: allo stesso modo, non votate un candidato perché “tanto lo votano tutti” o “se no chi voto?”. Niente di più sbagliato! Nella mia inesperienza vi dico anche che è opportuno trovare il candidato che vi rappresenti non in parte, ma appieno. Mi spiego: leggete i programmi dei candidati, chiedendovi alla fine: “chi davvero mi rappresenta?” e non è detto che vi sia una risposta: ma la conoscenza dei fatti (in questo caso, del programma e della figura del candidato) è presupposto essenziale per poter dire “mi rappresenta Tizio” o “né Caio né Tizio mi rappresentano” e così via. Siate critici con voi stessi, e serenamente agite in base a ciò di cui siete convinti.

Mi rendo conto adesso di essere stato un po’ noioso, ma, come disse un mio caro amico, a volte le cose noiose servono, e leggerne con attenzione una può evitare di leggerne dieci in seguito.

Vi voglio lasciare con una frase del grande statista Alcide De Gasperi, che spero teniate presente tutte le volte che voterete: “Un politico pensa alle prossime elezioni, un uomo di stato alle prossime generazioni. Un politico cerca il successo del suo partito; un uomo di stato quello del Paese”. Ecco, se troverete uno statista, o qualcuno che semplicemente non sia un demagogo, avrete finalmente trovato chi votare. Statisti oggi non ne vedo, ma domani potrebbero esserci: partecipiamo perciò con fiducia alla cosa pubblica, il fondo è stato toccato, di solito si risale… tra qualche anno vedremo.

FRANCESCO PAULETTI

 

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