Sta scherzando, Mr. Feynman!

Alla scoperta di Richard Feynman, fisico fuori dagli schemi e figura chiave per la scienza del XX secolo

“I would rather have questions that can’t be answered that answers which can’t be questioned”. Questa una delle tante massime che ci lascia Richard Feynman, “fisico premio Nobel, insegnante, cantastorie e suonatore di bongo”, come amava definirsi. Nato nel 1918 a New York, fu subito iniziato dal padre al sapere e alla conoscenza scientifica. Lo stesso Feynman racconta che era solito sedersi sulle gambe del padre e leggere insieme a lui voci dell’Encyclopedia Britannica e commentarle (ad esempio, alla voce “dinosauro” non si fermava a leggere cosa fossero, ma immaginava che dimensioni avrebbero potuto avere rispetto ad una casa se fossero esistiti ai giorni nostri). Si dice invece che fosse debitore alla madre per il suo brillante senso dell’umorismo, che sempre l’ha contraddistinto.

Autodidatta nel calcolo matematico fin da bambino, conseguì la laurea in fisica al MIT (Massachusetts Institute of Technology) e successivamente il dottorato a Princeton. La sua notorietà crebbe a tal punto che venne scelto per partecipare al progetto Manhattan, che, attraverso la collaborazione tra i migliori scienziati al mondo (tra cui anche Enrico Fermi ed Albert Einstein),  si prefissava di creare la prima bomba atomica, sfruttando la già nota immensità di energia presente all’interno di un atomo. Dapprima scettico, davanti alla minaccia che la Germania nazista avrebbe potuto realizzare un’arma del genere prima degli altri, accettò l’incarico, e quello non fu un periodo facile per lui. Infatti, in quegli anni la sua prima moglie si era ammalata di tubercolosi e Feynman per un lungo periodo di tempo fu costretto nei weekend a spostarsi da Los Alamos, dove le ricerche per la bomba venivano svolte, all’ospedale di Albuquerque, dove Arline (questo il nome della sua compagna) era ricoverata. Questa muore nel luglio del 1945, pochi giorni prima del 16 dello stesso mese, quando avvenne nel deserto della Jornada del Muerto, in New Mexico, il primo test atomico (il “Trinity Test”) e la prima esplosione di una bomba nucleare in assoluto, alla quale Feynman stesso assistette in prima persona.

Altro episodio di rilevanza internazionale che lo coinvolge è quello del disastro dello Space Shuttle Challenger del 1986, per il quale fu istituita una commissione d’inchiesta al fine di comprendere le cause dell’incidente che aveva portato alla morte dei sette membri dell’equipaggio, della quale commissione egli fu chiamato a prender parte. Indagò e, aiutato da impiegati e collaboratori della NASA e dunque ritenendo di aver scoperto la causa dell’incidente, decise di rivelarla in diretta televisiva, ma a modo suo: durante la conferenza si fece portare un bicchiere di acqua ghiacciata e vi immerse un O-ring (un anello di gomma che funge da guarnizione) dello stesso tipo di quelli usati per le guarnizioni dello shuttle, mantenendolo deformato con una piccola morsa, e, quando lo estrasse e lo liberò dalla morsa, mostrò che esso non ritornava alla forma originale, dimostrando che a temperature molto basse un oggetto di tale materiale perde le sue proprietà elastiche e quindi non assolve più alla sua funzione. Infatti, nei giorni precedenti al decollo erano state registrate temperature inferiori a 0°C che avevano perciò compromesso l’efficacia dei supporti. Quod erat demonstrandum.

Tizio con lavagnaTra gli altri meriti scientifici da annoverare a Feynman figurano gli studi sull’elio liquido
(un “superfluido”, ossia un fluido senza viscosità), quelli sul decadimento beta, le sue lezioni sull’Elettrodinamica Quantistica e lo sviluppo di metodi di calcolo dei passaggi di stato quantistici come i diagrammi e gli integrali chiamati “di Feynman”. Personaggio affascinante non solo per il suo apporto alla comunità scientifica internazionale, ma anche per tutto ciò che circonda la sua figura: dalla sua  insaziabile  curiosità,  motore  delle  sue  ricerche, alla sua grandezza di intellettuale e confidente, sempre pronto a ingaggiare dibattiti e confrontarsi col prossimo sui più disparati argomenti, a partire da quelli a lui più cari, cercando alla maniera socratica, quindi con un processo a tutti gli effetti maieutico, di far arrivare l’interlocutore ad una conclusione razionalmente esatta, non senza ostentare il suo “smisurato ego” e il suo “machismo intellettuale” (caratteristiche che gli vengono attribuite dal suo amico Leonard Susskind); dal suo entusiasmo per i giovani (dagli anni ’50 di dedicò all’insegnamento al California Institute of Technology), al suo entusiasmo nel raccontare aneddoti e storie (raccolti in varie pubblicazioni, tra cui ricordiamo Surely you’re joking, Mr. Feynman! e What do you care what other people think?), fino alla sua eccezionale stravaganza, che si manifestava nella sua passione per le percussioni (in particolare i bonghi, come già accennato), per l’arte, all’apprendimento della quale si dedicò nella seconda parte della sua vita, e per lo scassinamento. A proposito di ciò, si racconta che dopo la guerra riuscì ad intrufolarsi negli archivi militari e ad aprire senza problemi le casseforti con i documenti contenenti tutti i progetti per costruire la micidiale bomba, dimostrando che, a quanto pare, questi non erano particolarmente al sicuro…
Ci ha lasciato purtroppo il 15 febbraio 1988, a causa di complicazioni dovute alle forme tumorali delle quali si era ammalato ma che, finché ha potuto, ha sopportato senza sacrificare le sue attività di ricerca, insegnamento e svago. Le sue ultime parole furono “odierei morire due volte, è così noioso…”. Il senso dell’umorismo lo ha evidentemente accompagnato fino alla fine.

Dopo la sua morte, venne trovata scritta sulla sua lavagna la frase che si può definire, azzardando, emblematica della sua figura e del messaggio che ha volto lasciare ai suoi studenti e, indirettamente, a noi: “What I cannot create I do not understand. Know how to solve every problem that has been solved”. Dicendo ciò, Feynman intendeva insistere sulla fragilità e sulla superficialità che di solito accompagna i processi conoscitivi e gli studi: spesso si impara a memoria o senza veramente capire ciò che si dice, a livello che basta una domanda particolarmente arguta per demolire tutto il mare di concetti che si crede di possedere. Occorre dunque studiare attentamente il processo logico che da A e B porta a C per avere la completa comprensione di C. Egli credeva che con pochi, semplici elementi ben connessi tra di loro si potesse arrivare ovunque e che, proprio in funzione di questo, se qualcosa non poteva essere semplificata a livello più elementare possibile, non era stata davvero compresa a fondo. Da qui l’affermare di “non capire” quello che non si riusciva a “creare”, inteso come prendere un foglio di carta e dedurre autonomamente una soluzione a partire dalle premesse date. Una figura, la sua, che chiunque può ammirare per la sua grandezza e importanza e il cui esempio può solo giovare, se seguito, perché solo alimentando la curiosità l’umanità riesce a progredire e ogni suo individuo progredisce con lei, senza la paura di restare nel dubbio di non sapere come funzionino le leggi che regolano l’universo e, anzi, servendosi di questo dubbio per alimentare la voglia di conoscere.

FRANCESCO PASSARETTI

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