Cattivi Ragazzi

Carcere minorile.

Il Romano, il Milanese, il Napoletano, il Nordico, il Siciliano, il Rumeno e il Libico. Sette ragazzi dietro le sbarre, con un passato fatto di sbagli e un presente che si riduce ad una pena da scontare. Sono giovani, con storie differenti alle spalle, ma tutti con la stessa rassegnazione nei confronti di una vita che, vista da dentro una gabbia, non può cambiare. Caratteri differenti scandiscono il tempo in una realtà troppo dura da affrontare; la rabbia e la paura sono loro compagne costanti e l’assenza di sogni spinge i ragazzi ad aspettare semplicemente che il tempo passi. La notte porta con sé sempre gli stessi incubi e i giorni sembrano assomigliarsi tra loro. Fino all’incontro con Giuseppe Scianna, il nuovo professore di lettere.

Giuseppe ha una sua storia, un dolore che si porta dietro e un obiettivo: vuole aiutare questi ragazzi a ricominciare a credere in un futuro diverso, a imparare a sperare.  Ha entusiasmo, passione, ma gli manca esperienza e farsi accettare dal gruppo non è un’impresa facile. Il branco lo respinge con forza, si prende gioco di lui, con l’ostentata sfrontatezza e l’arroganza di ragazzi che sentono di essere arrivati ad un punto di non ritorno, con un destino ormai segnato. Allora Giuseppe decide di fare un passo indietro, per imparare a conoscere il mondo a cui si è appena affacciato, perché, come lui stesso sostiene, sono due le vere cose che un leader sa fare: ascoltare e cambiare idea. Ed è proprio alla base di questo che i ragazzi cominceranno a fidarsi di lui e a capire che si è sempre in tempo per ritrovare sé stessi e progettare un futuro diverso da quello che sembra essere stato scritto.

“Cattivi Ragazzi” è la storia di una rivincita, tanto dura quanto vera. È la cruda realtà di adolescenti che anziché godersi la vita, se la rovinano, sprofondando in un mondo senza colori, il mondo di chi vede il sole a strisce. È il racconto di vite che tornano a galla, ritrovando sogni che avevano smesso di sognare. Scritto e diretto da Guido Governale e Veruska Rossi, lo spettacolo è stato messo in scena al teatro della Cometa dalla compagnia Omnes Artes (ex Piccoli per Caso), composta da 16 giovanissimi attori, di età compresa tra i 16 e i 18 anni, molto abili nel riportare sul palco, con credibilità, la dura verità dello spettacolo. Nel ruolo di Giuseppe troviamo Francesco Montanari (il Libanese in “Romanzo Criminale”), calato perfettamente nei panni del professore che vuole salvare i ragazzi, ma non è ancora pronto ad affrontare il proprio dolore. Un professore che mette da parte le lezioni premasticate e decide di aprire il cuore, parlando della vita e portando ai ragazzi quello che la scuola dovrebbe realmente essere: la scuola che insegna da dove veniamo e dove vogliamo arrivare nella vita e che noi siamo i veri responsabili delle nostre scelte. Un finale in sospeso, quasi inespresso, come a voler sottolineare ancora una volta l’importanza della volontà di poter cambiare in ogni momento la vita che ci siamo scelti, perché “Unn’è beru chi cu nasci tunnu ‘un po’ moriri quatratu” (Gaetano, il Siciliano).

CHIARA CATALDI


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