Il finale è sempre breve, passa veloce: arrivano per me le soglie di questo passaggio. Voglio rievocare ogni istante, immagini in movimento, un vortice, e poi annullarmi nel pensiero, che tutto corra via. Pensarvi come ricordi, che sottile dispiacere, volti e voci e mura colorate, voi che avete reso la mia storia interessante, che avete nutrito questi cinque anni. Voglio ricordarvi tutti come siete adesso, spezie della mia vita. Già i corridoi e le scale, dove cammino sicura, non mi appartengono più, li vedo farsi un poco lontani.

Se Kant ha definito l’imperativo categorico, io e Angelica vi abbiamo lasciato il nostro sul muro di un corridoio. Se Ulisse ha sentito le sirene cantare, io ho visto Bob che cantava Bob. Se Nerone come imperatore prometteva bene, io e Carlotta abbiamo fiducia in una giovane promessa ginnasiale, e siamo sicure non ci deluderà.

Se Giasone ce l’ha fatta grazie a Medea, Gianpaolo me dovrebbe firma’ un assegno. Se Astolfo è andato a recuperare il senno di Orlando sulla luna, Michela più volte ha rimesso a posto il mio. Se Seneca condivideva una certa saggezza con Lucilio, io ho parlato tanto con Teresa, ma ha insegnato più lei a me. Se Socrate voleva libare agli dei la sua cicuta, io e Angelica abbiamo propiziato la maturità con una libagione di Peroni. Se Parigi esercita da sempre sugli artisti una particolare attrazione, anche i miei compagni ed io abbiamo percorso le sue grandi strade, sognando. Se de Chirico disegnava manichini, Maria…

Come non essere romantici? Ditemelo e non lo sarò! Sarà un certo vitalismo o la tendenza alla mitomania, ma la mia epopea personale mi appare come un grande poema, e non posso fare a meno di provare grandissima tenerezza per ogni sciocchezza e sbaglio che ho fatto.

Se sono Encolpio, Fabio è il mio Trimalchione. Sono stata innamorata quanto Catullo e triste quasi come Leopardi. Ora che ho chiaro il punto che occupo nell’universo, l’indiscusso centro, ho voglia di gettarmi in un oltre imprevisto, pieno di meraviglie e mistero, ora che nel mio carattere cerco il mio destino, io che mi sento in continua evoluzione e re-definizione.

Che ne sarà di me? Domani ci penserò. Oggi penso alla musica e alla poesie, alle risate, ai morsi di entusiasmo, allo sfrigolio di brace di una sigaretta spenta nell’acqua, alle foglioline verdi e al croccante prato marzolino, al tratto morbido del lapis sul foglio.

Con questo breve amarcord saluto il mio piccolo porto sicuro e variopinto, realizzando, incredula, quanto è stato bello. Ogni viaggio ha il suo lascito di malinconia e fragilità, che somiglia alle sere di fine Agosto e alle montagne millenarie sulla linea dell’orizzonte e all’arcobaleno.

Ma dura solo un attimo, poi scivola via con un brivido che percorre la schiena ed è già lontano, giù oltre i palazzi e la città con i suoi tentacoli di strade, oltre le angosce e paure, oltre il tempo e ancora più giù, fino al mare alle mie spalle. Resta la speranza, il desiderio. Un ringraziamento per aver fatto, appositamente per me, questo mondo grande e vario (fin troppo, perfino per una mente avidissima e un’estrema vanità). Che io non abbia mai a trovarmi senza di te, dolcissima memoria.

Ora aspetto che tu venga, col tuo fantastico aspetto, lo sguardo che indaga,

Tu, disarmante,

Tu inizio di primavera!

Se Ulisse è tornato, io sto partendo in questo istante…

 

MARIA VITTORI

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Google photo

Stai commentando usando il tuo account Google. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...