I brutti vizi dello zio Sam

La stesura di un articolo è la conseguenza di diversi fattori: la noia, la volontà di informare o di illudere… Ecco allora la nostra scelta è stata quella di voler disilludere!

Ciò che ci ha spinto alla stesura del seguente articolo è la volontà di smascherare e reprimere l’ipocrisia e il buonismo lacerante che orbitano intorno ad un tema, uno Stato parecchio controverso: gli Stati Uniti d’America!

Le ricerche da dover fare su questo “tema” sono estenuanti e lunghe, di conseguenza ci limiteremo, essendo sotto maturità, ad esprimere il nostro giudizio frutto di cultura generale, attendibile e accertata, e di informazioni tratte da qualche manuale. Faremo inoltre dei salti temporali per analizzare le questioni che riteniamo più calde!

Gli USA nascono, come abbiamo studiato e molti di voi studieranno, a seguito di una “rivoluzione” in nome della libertà.

Pochi però sottolineano il genocidio, non ancora riconosciuto, che seguì tale rivoluzione. Un genocidio che fa sembrare una scaramuccia tra bambini l’Olocausto, tanto la cifra di morti è schiacciante! Oltretutto (non per sminuire il dolore provato da questo popolo) gli ebrei sono riusciti in pochi decenni a ristabilire la propria presenza su tutto il territorio europeo e non, anche se in numero minore (avendo quindi modo di denunciare il proprio genocidio una volta finita la guerra, al contrario dei pellerossa).Nuova immagine

I pellerossa invece sono tenuti in cattività nelle riserve come se fossero paragonabili ad un animale estinto, devastati dall’alcolismo, dalla denigrazione e dalla commercializzazione della loro moribonda cultura, insomma dai frutti della società che rubò loro la terra. Viltà e bagni di sangue caratterizzano quindi, fin dall’inizio, questo interessante paese con il bisogno patogeno di espandersi e espandersi e espandersi e…

Saltando poi Prima Guerra Mondiale e crisi del ’29 giungiamo allora alla Seconda Guerra Mondiale, e qui il dibattito diviene aperto e incandescente, non entreremo allora nel merito della veridicità dell’attacco a Pearl Harbour e quindi dell’entrata in guerra e della responsabilità americana sulla vittoria della stessa, ci limitiamo a sottolineare la lentezza con cui questi alleati siano sbarcati nel sud Italia e siano avanzati per la liberarci (per esempio, nello sbarco di Anzio il loro esitare segnò la morte di un grande numero di partigiani, che erano riusciti a prendere possesso  di  frazioni   del   territorio  romano,  e  che avevano tenuto duro il più possibile sperando in un veloce intervento alleato), compiendo, come da tradizione, atti bellici senza curarsi della popolazione civile (ricordiamo allora l’abbazia di Montecassino, 1700 tra morti e dispersi, e i nostri concittadini caduti sotto il bombardamento di San Lorenzo).

Facciamo ben notare oltretutto che, una volta giunti in Italia, le forze Usa disarmarono molte brigate partigiane di schieramento “rosso” come fossero vili briganti da tenere a bada, senza comprendere che quelle persone per quella causa avevano perso tutto, e il fucile era l’ultima “ricchezza” rimasta loro.

Come se non bastasse, contro persone di spicco di alcune brigate partigiane, gli americani favorirono la perpetrazione di cause legali per denunce relative a “rapine a mano armata”, presentate per lo più da fascisti che non avevano apprezzato la pratica degli espropri proletari senza la quale i nostri eroi della Repubblica sarebbero morti di fame. Li costrinsero, per paura del carcere, all’emigrazione, la cui meta più gettonata era lo stato degli jugoslavi, i quali, memori delle nefandezze che i fascisti portarono in Istria (poiché in opposizione al pensiero comune, l’utilizzo delle foibe come metodo sistematico di eccidio è un’invenzione fascista!) non videro differenze fra fascisti e comunisti ma videro solo italiani (e quindi infoibatori) e pensarono di ripagarli con la stessa moneta.

Nuova immagineEfferatissimo crimine contro l’umanità che non potevamo non citare è l’utilizzo di armamentari radioattivi: a parte le celebri testate di Hiroshima e Nagasaki, la barbarie americana nell’utilizzare tali armamenti è proseguita fino alla fine del XX secolo passando per i test nucleari nel Pacifico, che distrussero interi ecosistemi marini di bellezza inimmaginabile e costrinsero le popolazioni autoctone, come quella dell’atollo di Bikini, ad andarsene chissà dove, oppure a rassegnarsi a vivere sotto l’effetto nefasto delle radiazioni.

Tale barbarie si è spinta fino all’utilizzo dei proiettili ad uranio impoverito durante le missioni di “pace” in Jugoslavia, dove si è arrivati ad una presenza di radiazioni in alcuni punti dei Balcani ben superiore a quella raggiunta in Giappone decenni prima, i non venendo meno così, ipocritamente, al patto internazionale che li vincolava al divieto di utilizzo di testate nucleari, dividendo l’attacco radioattivo in tante piccole porzioni: i sopracitati proiettili!

Nel 1999 infatti la NATO ha bombardato la Serbia e il Kosovo con aerei in grado di sparare 3500 proiettili al minuto, composti ognuno da 148g di uranio impoverito (ne bastano 0,1 per provocare gravi danni di salute). Nel gennaio 2001 poi, 19 giovani del contingente italiano assegnato alla missione in Bosnia, morivano di linfoma e di leucemia.

A seguito della fine della Seconda Guerra Mondiale iniziò   il   giogo   (americano)   della Nato.  Il  piano Marshall siglato con i governi europei portò senz’altro benessere agli italiani, una sua conseguenza fu infatti il boom economico degli anni ’50; ma a che prezzo?

Tralasceremo il discorso del terrorismo culturale che ha deturpato il volto secolare che presentava l’Italia inquinandolo con quello neonato e consumista americano. Ci concentreremo su casi di limitazione e, a volte, perdita di sovranità: di ritorno dagli Stati Uniti, dopo aver ricevuto le promesse del piano Marshall, Alcide De Gasperi, esponente di spicco della neonata democrazia cristiana, su richiesta yankee estromise i comunisti (PCI) dal governo mettendo quindi fine all’Unione dei partiti che aveva dato vita alla nuova Italia antifascista, dando così il colpo di grazia a quel processo di antifascistizzazione del paese che già peccava nel non aver attuato in maniera sistematica (come era invece accaduto in Germania) processi per crimini di guerra contro gerarchi fascisti, essendo la Dc troppo pavida per attuarli.

Lasciamo per un attimo l’Italia per spostarci in Indocina, una quindicina di anni più tardi. Ci soffermiamo quindi sulla conseguenza delle azioni indipendentiste di quest’ area, in particolare del Vietnam.

Abbiamo visto un’altra volta come gli Stati Uniti abbiano preso parte all’ennesima festa senza essere invitati, ancora una volta maestri nel creare pretesti per entrarvi (sottolineiamo il casus belli scaturito il 4 agosto nel golfo del Tonchino, dove tuttora nessuno sa a cosa sparassero le torpediniere americane, forse a imbarcazioni di pescatori).

Fu una guerra che durò 15 anni e per la prima volta le immagini delle violenze che la guerra porta inevitabilmente con sé arrivarono negli schermi degli americani e degli europei (primo indebolimento furono proprio le diverse organizzazioni pacifiste che nacquero in quegli anni in America).Nuova immagine

Finì con oltre 1 milione di morti fra i vietnamiti del nord (vietcong) e diverse centinaia di migliaia fra vietnamiti del sud e americani. Da sottolineare un’altra innovazione portata dagli americani: l’uso del napalm, di cui non serve nemmeno spiegare gli effetti devastanti su persone ed ecosistemi.

La vicenda del Vietnam è peculiare poiché fu la prima occasione che gli Stati Uniti ebbero per cominciare la loro opera Santa di esportare (imporre) la (loro) libertà e la (loro) democrazia (peccato che non lo abbiano ricordato con i pellerossa), noncuranti della sovranità di un altro popolo. Insomma sono pur sempre i fichissimi americani!

La guerra del Vietnam segnò allora il vero inizio della politica guerrafondaia americana. Uno dei motivi per i quali l’America non subisce una vera e propria recessione da un bel po’ di anni è il continuo frutto derivato dal commercio bellico tenuto costantemente attivo.

Nemmeno 20 anni dopo il Vietnam infatti, ebbe inizio l’invasione dell’Iraq.

Attenzione al movente, farà in molti di voi lettori ritornare alla mente qualche vicenda contemporanea.

Gli americani iniziarono questa opera bellica con la denuncia a danno dell’Iraq di detenzione e fabbricazione di armi chimiche, senza pensarci due volte invasero il paese, e a seguito dei controlli dell’ONU, nonostante il rapporto negativo su tali armi, trovarono in un batter d’occhio un altrettanto valido motivo: la popolazione irachena non era libera, ci avrebbero pensato i nostri eroi yankee, un’altra volta noncuranti della sovranità, dei civili e di tutte queste cose noiose e ripetitive.

Ritorna allora in questo caso il nostro caro amico uranio impoverito, difatti la Guerra del Golfo (di cui l’invasione irachena è un aspetto del disegno più generale) fu il primo caso nel quale tale arma venne utilizzata. L’idea brillante degli Stati Uniti fu di smaltire le scorie nucleari presenti sul loro suolo in un comodo e sicuro luogo: l’Iraq (perché si, il materiale radioattivo che componeva questi proiettili era in parte derivato da rifiuti tossici che il popolo americano aveva così veementemente preteso di smaltire, non sospettando della genialità dei loro statisti).

Nuova immagineDa 300 a 800 tonnellate di particelle e polveri di uranio impoverito furono sparse sul suolo e nelle acque del Kuwait, Arabia Saudita e Iraq. A seguito di questa barbarie gli USA si rifiutarono ufficialmente di bonificare l’Iraq dal veleno dei loro armamenti.

Soffermiamoci adesso un momento su un’analisi: a seguito della caduta dell’URSS, nemico numero uno degli USA, esaurita la possibilità di utilizzare lo spauracchio del “comunistamangiabambini”, i cugini yankee si sono ritrovati di fronte ad un nuovo e più complesso “problema”, per certi versi sconosciuto per altri più manovrabile. Il terrorismo.

È allora, in reazione a tale nemico, che nasce un’altra gloriosa guerrafondaia manovrata demagogica illusoria fintamente nobile vile nefasta, scusate ci siamo fatti prendere la mano, impresa: la visitina tuttora in corso in Afghanistan.

In seguito agli attentati del 2001, l’Afghanistan è divenuto oggetto delle mire dell’impero statunitense, che ha trasformato, nella retorica pubblica, i suoi vecchi alleati in chiave antisovietica nel nemico primario al vertice dell’«Asse del Male».

Sebbene gli afghani continuino ad essere stretti tra lotte intestine, per l’ennesima volta la «libertà» è stata instaurata in quel martoriato paese. Milioni di proiettili ad uranio impoverito, tonnellate di materiale radioattivo sul paese più povero del mondo, contro un esercito armato di Kalashnikov arrugginiti, su un territorio nel quale ci sono due mine antiuomo per ogni abitante. Questo è la missione di pace in Afghanistan.

D’altronde il rapporto con il Medio Oriente e il Nord Africa è sempre stato un rapporto amore/odio: si pensi ai giorni nostri; come mai gli americani non intervengono subito e direttamente, secondo tradizione, contro una minaccia quale quella rappresentata dall’Isis e dagli altri gruppi ribelli?

Anche per noi quest’interrogativo sembrava insolvibile fino a quando non ci siamo trovati, in un tranquillo pomeriggio di discussione culturale, davanti ad una birra assieme ad un nostro amico, che ci parlò di un aneddoto raccontato dal suo zio esperto in questioni estere, il quale sosteneva che la confusione portata da uno stato frammentato, in guerra, dove i ribelli controllano determinate città (ne è un esempio la libica Misurata dove lo stato italiano compra petrolio) giova ai compratori di oro nero, in quanto tali gruppi ribelli possono venderlo ad un prezzo nettamente minore rispetto ad uno stato nazionale, che ha più necessità.

Così si spiega, e secondo loro si giustifica, pur non avendolo mai ammesso, il sacrificio delle popolazioni autoctone dei territori occupati dal califfato nero e la distruzione di patrimoni storici di valore inestimabile dichiarati patrimonio dell’umanità. Quando l’America intervenne, invece, cosa legittimò una tale azione?

Vogliamo toccare ora una delle quaestiones più delicate e scottanti degli ultimi 20 anni: l’11 settembre 2001. Sia reso noto ai posteri che le Nazioni Unite decisero il 10 settembre 2001 di dichiarare le munizioni all’uranio impoverito arma di distruzione di massa.Nuova immagine

Il giorno seguente accadde quello che tutti sappiamo e mille furono le congetture. Non staremo qui a ripetere tutti i possibili punti di vista, ci limitiamo a tentare di far comprendere la nostra posizione attraverso un solo aneddoto: il giorno seguente l’attentato, il presidente russo Putin offri ironicamente agli americani la disponibilità della Russia a provvedere in futuro alla protezione dello spazio aereo statunitense, dopo che il comandante in capo dell’aviazione russa Anatolij Kornukov pochi minuti prima aveva affermato che portare a termine un’operazione del genere (l’attacco alle torri) va generalmente considerato impossibile.

La stoccata del presidente russo è chiarissima: far tornare alla mente decenni nei quali si aveva paura soltanto di lanciare un piccolo missile poiché i sistemi radar erano troppo avanzati, piccolo missile la cui stazza fa sorridere in confronto a quella di un Boeing 747, facilmente individuabile se al di fuori della propria rotta.

Abbiamo voluto concentrarci in questo articolo sulle questioni europee e mediorientali poiché sono quelle che ci toccano più da vicino, non possiamo però dimenticare i soprusi avvenuti dopo la Seconda Guerra  Mondiale  in America   Latina:  citando  casi emblematici quali il colpo di stato in Cile che porto alla morte del presidente socialista cileno Allende proprio nell’11 settembre ma del ’73 e il successivo “insediamento” di Pinochet. Celebri furono gli omicidi e la scomparsa di diversi esponenti socialisti. Oppure l’oscura tecnica di rapimento (di civili e non) in Argentina, le cui vittime furono chiamate desaparecidos, la quale si scoprì in seguito essere stata firmata anche dalla Cia. O ancora l’insulso e criminale embargo imposto alla splendida isola di Cuba a seguito della rivoluzione, embargo che solo oggi sta venendo revocato.

In conclusione giungiamo alla vicenda ucraina, ultima in ordine di tempo dove la NATO, in nome della ormai nota libertà, sta appoggiando un governo nel quale sono presenti diverse personalità del panorama nazifascista ucraino, colpevoli di aberranti ritorsioni verso la popolazione civile antifascista o filo russa.

Noncuranti di questo ingombrante particolare, in opposizione alla Russia (non priva di colpe), come a rimarcare vecchi e nostalgici ricordi della guerra fredda, i rappresentanti della NATO hanno imposto delle sanzioni economiche Nuova immagineinutili e futili, che danneggeranno anche imprese europee, considerandosi portatori e unici custodi della democrazia. Ai posteri l’ardua sentenza.

Molte altre sarebbero le vicende da raccontare riguardo questa magnifica federazione, tanto che non ci basterebbe un’intera Lucciola per farlo, speriamo però di aver reso un’idea della nostra posizione a riguardo e di aver stimolato in voi un pensiero critico e un bisogno di approfondimento riguardo eventi spesso descritti in modo distorto.

Per qualsiasi critica, precisazione o delucidazione siamo ben felici di intraprendere una discussione con ognuno di voi.

La nostra solidarietà va a tutte le persone, vive o morte, vittime del tiranno oltreoceano!

Un abbraccio a tutte queste anime!

 

                     FRANCESCO “FOSCO” Vuličević & MARIO DANTE

 

Fonti bibliografiche:

“Esportare la libertà” Luciano Canfora

“Tutto quello che avresti sempre voluto sapere sull’11 settembre (e su tutto il resto) e non avete mai osato chiedere” Roberto Quaglia

“Uranio impoverito, arma invisibile di distruzione di massa” Laura Malucelli

“Funghi atomici in paradiso” Jack Niedenthal

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