Di nuovo in finale: segni di ripresa nel nostro calcio?

Una volta l’Italia si univa sotto un unico vessillo e cercava un posto fra le grandi potenze mondiali. Una volta c’era ordine in questo Paese, i treni arrivavano in orario e l’Italia spadroneggiava in Coppa dei Campioni, gli stranieri più forti facevano la fila per venire da noi e ben cinque italiani vincevano il Pallone d’Oro.

Ma adesso sembra passato così tanto tempo, sembra passata una vita dai tempi d’oro del nostro calcio e della nostra storia. Adesso c’è crisi, no? L’Italia non sembra riuscire a vedere la luce in fondo al tunnel, in nessun campo (anche se c’è chi vedeva i ristoranti pieni qualche anno fa…). Nemmeno in quello d’erba sintetica che tanto ci entusiasma e a cui ogni buon italiano medio tiene più che al proprio futuro.

Ma è proprio così? Sento parlare spesso di crisi calcistica, di un’Italia che non riesce ad affermarsi e arrivare in alto nel calcio europeo, di un campionato che fino a qualche anno fa era il più blasonato e oggi è pieno di stranieri mediocri e giovani che non riescono ad affermarsi. Anche la sentenza “ci sono pochi italiani in Serie A, abbiamo solo mezzi giocatori stranieri” è relativa: ve la ricordate l’Inter del 2010? Si tratta dell’ultima squadra italiana a vincere la Champions League, nonché l’unica del nostro Paese a realizzare il “Triplete” (nel 2010 hanno vinto Scudetto, Coppa Italia e Champions League). Squadra stellare, che oltre a questi trofei poteva vantare un altro singolare record: nessun italiano in campo nell’undici titolare, in quella finalissima vinta col Bayern Monaco.

E’ proprio vero che prima, quando le italiane arrivavano sempre in massa alle fasi finali delle competizioni europee, era dovuto al fatto che c’erano più italiani? Anche ora, salvo rare eccezioni, fatichiamo a scalare i ranghi dei due tornei europei, spesso uscendo ai preliminari (si veda il Napoli di quest’anno) contro squadre non proprio fortissime o ricche di talenti, oppure uscendo ai gironi – si veda la Roma, impotente di fronte a squadre piene di campioni (e di soldi) come Bayern e Manchester City. I nostri club devono ancora ritrovare solidità e continuità nella corsa ai trofei continentali.

Ma adesso arriva il bello. Ad oggi abbiamo la possibilità di rivedere il calcio italiano alle stelle, dopo 5 anni: la Juventus, già vincitrice di Scudetto e Coppa Italia, si appresta il prossimo 7 giugno ad affrontare in finale di Champions League il Barcellona di Luis Enrique (sì, proprio quello che tutti definivano un incapace quando allenava la Roma). Adesso una squadra italiana ha di nuovo occasione di conquistare il Triplete e ridare lustro al calcio nostrano.

Nonostante la forza di questo Barcellona, i bianconeri possono Nuova immaginefarcela, e lo meriterebbero almeno quanto i catalani: la Juventus può coronare un ciclo vincente di quattro Scudetti consecutivi, una Coppa Italia e due Supercoppe italiane. Vanta un undici titolare di tutto rispetto e, in particolare, non privo di italiani – l’intero blocco difensivo, nonché un certo Andrea Pirlo in mezzo al campo. E non lo scrivo da juventino. Certo, come tifoso non escludo di poter “gufare” i bianconeri durante la finale, ma sportivamente tutti i tifosi dovrebbero tenere a mente che è solo grazie a loro se il nostro calcio può di nuovo raggiungere la vetta d’Europa dopo 5 anni.

Alla finale, dunque! Questi risultati sono già un segno di ripresa non indifferente da parte della Serie A. Ma non finisce qui: in questa edizione dell’Europa League due delle quattro semifinaliste sono italiane: Fiorentina e Napoli, poi eliminate rispettivamente da Siviglia (vincitrice della competizione) e Dnipro.

Non è stato piacevole assistere a queste sconfitte, soprattutto considerando che sia i viola sia i partenopei avevano la forza di arrivare in finale, ma questo è già un buon segno. L’ultima finale europea tutta italiana risale a quel 28 maggio 2003, nella notte di Manchester che laureò il Milan campione d’Europa ai rigori, proprio contro la Juventus.

Per quanto riguarda l’Europa “minore”, l’ultima vincitrice italiana è il Parma (1995), quando ancora la competizione si chiamava Coppa UEFA. Indovinate chi era l’altra finalista? Esatto, proprio la corazzata che questo 7 giugno affronterà il Barcellona di Messi. Ce la farà? Sul piano sportivo, per il nostro calcio non resta che sperare. E gli juventini possono sognare una vittoria così grande, in una notte magica…. Sarà arrivato il momento di uscire dalla crisi, almeno quella calcistica?

Me lo auguro, e per il momento lancio uno sguardo al futuro, alla prossima stagione. La Serie A può tornare al vertice in Europa, ma al suo interno è sempre poco competitiva: a vincere sono sempre gli stessi, le squadre che oscillano ogni anno fra Serie A e serie B sono sempre le stesse, non ci sono quasi mai novità nella lista delle candidate ai piazzamenti europei.

Le prime tre sono sempre Juve, Roma, Napoli, a seguire c’è la Fiorentina, da qualche anno sicura del piazzamento in Europa League, e varie altre squadre – l’anno scorso il Parma, che ha poi ceduto il posto al Torino, e quest’anno una fra Lazio e Napoli. All’altro estremo della classifica, invece, c’è sempre la certezza che almeno una neopromossa retroceda dopo un solo anno nella massima serie (vedi Cesena quest’anno, vedi Livorno l’anno scorso). Un campionato davvero prevedibile.

E allo stesso modo, è già abbastanza sicuro che per la prossima stagione a partire in vantaggio saranno i soliti bianconeri, reduci da una stagione straordinaria e già attivissimi sul mercato (presi Dybala, talento del Palermo cercato da mezza Europa, e – quasi – Khedira, centrocampista del Real Madrid).

Inoltre, hanno e un progetto tecnico ed economico solido, strutturato e che si fonda su certezze consolidate in campo e in società, con pochissime cessioni di giocatori importanti, i quali, in caso, vengono subito rimpiazzati con nomi altrettanto pesanti. A differenza di una certa Roma, da due anni a caccia dello Scudetto, che avrebbe qualche possibilità se solo il suo progetto non fosse da squadra di media classifica: vendere e poi comprare.

Da anni i giallorossi vendono ogni estate i loro pezzi pregiati per poi investire decine di milioni su giovani che spesso finiscono in panchina o in un vortice di prestiti ad altre squadre, o su giocatori dalle grandi aspettative ma dallo scarso rendimento effettivo (basta un solo nome: Iturbe… no, un gol al derby non basta per dimenticare la sua stagione deludente).

Il Napoli, invece, due anni fa era la seconda potenza del campionato: con l’arrivo di Benitez in panchina, i partenopei hanno speso ben 100 milioni per rifondare la squadra, prendendo anche un certo Gonzalo Higuain in attacco. Risultato? Nella stagione 2013\14 si sono piazzati terzi. Sono progetti vincenti questi? Può sperare di vincere una Roma che pareggia in casa con un Parma sulla via della retrocessione o un Napoli che perde 4-2 con la neopromossa Empoli?

Sorprendente invece la Lazio, partita da un mercato in cui si è speso pochissimo e ritrovatasi a lottare fino all’ultimo per il secondo posto con giocatori che hanno attirato l’attenzione di molti top club europei. In tutto questo, le due milanesi si sono completamente perse in sé stesse: era dal 1956 che nessuna delle due riusciva a qualificarsi in una competizione europea. La crisi di Milan e Inter è sempre più palpabile, nonostante i cambi in società e in panchina.

Bisogna prendere esempio dalla Juve: non servono gli 80 milioni a estate di Chelsea e Real, ma intelligenza sul mercato per costruire squadre vincenti, per riforgiare una grande Serie A. Solo così potrà tornare a essere un campionato interessante e avvincente, dove la classifica a fine stagione non è mai scontata.

 

GABRIELE GENNARINI

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