Verso le mille e oltre

E sono 1000, quindi. E’ ufficiale. Mille vittorie da professionista per Roger Federer, l’ultima ottenuta nella finale di Brisbane, in Australia, dove ha battuto 6-4 6-7 6-4, in due ore di ottimo tennis, Milos Raonic, il gigante buono proveniente dal Canada, che e’ riuscito a strappare il secondo set in rimonta, ma non a spegnere l’entusiasmo del pubblico. A 33 anni il genio entra così a far parte di un club che conta solo altri due membri: Jimmy Connors e Ivan Lendl, entrambi nel mirino del tennista elvetico. E questa è solo l’ultima delle tante imprese raggiunte da questo fenomeno, definito il più grande di tutti i tempi. Infatti quasi tutti quelli che amano il tennis e seguono i tornei maschili avranno sperimentato, almeno una volta nella loro vita, uno di quelli che potrebbero essere definiti “Federer moments”. Ci sono delle volte, quando guardi giocare il giovane tennista svizzero, in cui ti sorprendi della semplicità e scioltezza con la quale riesce a realizzare movimenti e colpi per noi “umani” impossibili. Ovviamente, quando ti chiami Roger Federer, lo straordinario può sembrarti normale; può sembrare banale infilare il tuo avversario con un colpo sotto le gambe correndo all’indietro: il cosiddetto tweener, in cui lo svizzero non ha rivali, è’ toccato al povero Matosevic nell’US Open 2014 ( uno dei quattro tornei più importanti dell’anno,definiti majors), alla presenza di una celebrità del basket come Michael Jordan, il quale ha instaurato una profonda amicizia con Federer anche per merito dello sponsor Nike, che ha portato a contatto tra loro due mostri sacri dello sport.

Federer non è nuovo a queste meravigliose giocate. Ancora più celebre è il tweener realizzato contro Djokovic agli US Open 2009, che gli valsero la finale e oltre due minuti di standing ovation da parte del pubblico incredulo di fronte a quella magia. Questi sono solo due dei più importanti “Federer moments” vissuti davanti alla tv da milioni di fans ( me compreso), che hanno potuto ammirare il genio e l’imprevedibilità di uno sportivo diventato, a trentatré anni, una leggenda vivente del tennis. Ovviamente non tutto quel che luccica è oro: anche Federer ha dovuto affrontare molti problemi nel corso della sua carriera professionale, e anche nella vita privata.

A partire dal suo passato: dalla sua povera città in Svizzera ai confini con Basilea, dal modo assennato e disinteressato con cui i genitori hanno sostenuto il suo talento, passando attraverso la sua carriera tennistica giovanile, i suoi iniziali problemi di fragilità e carattere, arrivando fino alla accidentale morte del suo allenatore, avvenuta nel 2002, che lo ha al tempo stesso annichilito e temprato e lo ha aiutato a diventare quel che è oggi. E non bisogna neanche dimenticarsi delle pesanti critiche alle quali il campione di Basilea fu esposto nel 2013 a seguito di un’annata quasi da dimenticare che, tuttavia, lo spinsero a risollevarsi nel 2014 con un anno strabiliante, che ha consegnato, una volta per tutte, il tennista all’Olimpo del tennis, con ben 83 titoli vinti di cui 17 Majors e 4 masters di fine anno. Si, perché con il successo poi in Coppa Davis (il più importante torneo a squadre per nazioni), il tennista ha aggiunto l’ennesimo record della storia del tennis. Ed il suo ritorno in grande stile è passato attraverso una racchetta, l’orgoglio ed un amico-avversario davvero speciale come è Wawrinka, definito “the animal” per la sua prestanza fisica.

Proprio queste sono infatti le caratteristiche che hanno reso unico e speciale questo giocatore, un esempio di vita prima che uno sportivo, un uomo diverso dagli altri, unico per l’attaccamento, insolito per costanza e maturità, raro per il suo stoicismo di altri tempi ed infine sublime per la sua solidità mentale, per la sua bella sportività e per l’evidente modestia e la filantropica prodigalità.

 

 ADRIANO DI FABIO

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