Impressioni di viaggio

Come anche molti professori sostengono, la vita di uno studente non dovrebbe svolgersi esclusivamente sui banchi di scuola, perché per allargare i propri orizzonti, oltre a un  buon libro, c’è bisogno di respirare aria nuova. L’India per noi è stata questo: un tuffo in un mondo sconosciuto, senza salvagente.

Nella distesa immensa, in cui inizialmente ci era risultato difficile trovare un punto fisso, siamo riusciti a conquistare un nostro spazio, siamo entrati a far parte di una nuova famiglia e di comunità che ci hanno accolti come figli e fratelli, conducendoci per mano attraverso questo magico paese.

Potete ben immaginare quanto diversa sia la cultura indiana da quella occidentale, e di conseguenza il modo di porsi di fronte a determinate situazioni.

E’ stato quindi inevitabile un continuo confronto-scontro; tuttavia il bagaglio culturale con cui abbiamo fatto ritorno ha ripagato di gran lunga le fatiche spese per comprendere, se non accettare, il loro stile di vita. Ci siamo divertiti e non solo, perché l’India è un posto ricco d’emozioni, un posto dove ti stimano al pari di un Dio, giacché sei ospite e l’ospite è sacro.Immagine

Ma allo stesso tempo, comprendere quanto impotente sia il singolo di fronte a una realtà così dura scoraggia profondamente. In più occasioni abbiamo potuto vedere persone che svolgevano mansioni domestiche sul ciglio della strada: di fronte a migliaia di individui che vivono la propria esistenza in minuscole tende sul marciapiede, cucinando e lavandosi in pubblico, e rinunciando alla propria intimità, regna l’indifferenza più totale.

Perfino sulla pietosa immagine di una salma adagiata all’aperto, nel frastuono della quotidianità, viene calato il sipario dell’accettazione comune, secondo quanto prescritto dai canoni religiosi; per quanto riguarda la mia esperienza, nei primi tempi non ho potuto fare a meno di rattristarmi: percepivo un muro impalpabile fra la dimensione protetta e tranquilla, dovuta all’agiatezza economica della famiglia ospitante, e la terribile indigenza in cui riversa gran parte della popolazione. Cercando di comportarmi come loro, ho provato a reagire allo stesso modo in un umile tentativo di cogliere l’essenza dell’etica indiana; a poco a poco il desiderio di un salvagente che mi aiutasse a galleggiare, ha ceduto il posto a quello di volersi abbandonare al vorticoso fluire della quotidianità.

ImmagineTutt’oggi, in India, un’intensa spiritualità coinvolge anche i giovani: ed ecco che Erminia, grazie a Paritosh, ha preso parte al rituale sacro di cospargersi il capo con acqua consacrata; Marta e Sofia, accompagnate da Vedika e Vanshika, si sono dovute coprire il capo prima di entrare nel santuario Sikh; Maria Luisa e Chiara, imitando i gesti di Bhumika e Radhika, hanno camminato a piedi nudi nel tempio in segno di devozione alle divinità. Ciascuno di noi ha vissuto esperienze indimenticabili (toccare un cobra, viaggiare sul dorso di un elefante o di un dromedario, o fare la lotta in una vasca colma di fango) e visto luoghi incantevoli: la magnificenza del Taij Mahal, così come lo splendore di Jaipur (città che si raggiunge da Nuova Delhi con otto ore di pullman) e l’imponenza dell’India Gate sono solo esempi della grandezza di quella nazione.

Ho scritto questo breve articolo in parte come ringraziamento ai professori Ventura e Marinaro, che instancabilmente hanno portato avanti questa iniziativa, ai nostri “brothers” e “sisters” dall’altra parte del globo e, naturalmente, a noi Italiani, che in questo scambio abbiamo dimostrato di essere una grande famiglia; d’altra parte, però, desidero che le mie parole possano incoraggiare ogni studente di questo Liceo, perché basta mettere da parte ogni insicurezza, dubbio e pregiudizio per vivere un’esperienza simile.

 

 ALICE BISTACCHIA

 

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