Da Hokusai a Leiji Matsumoto: il manga nella storia

Contrariamente a quanto si pensa, il manga non nasce recentemente, ma agli inizi degli anni ‘50, come il fumetto statunitense. Per dirla alla giapponese “日本の漫画”, per i profani il nihao no manga, ( o, per quelli ancora più profani, il manga) era una forma di intrattenimento per ragazzi: vignette comiche in cui i personaggi erano delle figure umane buffe e goffe, che si scambiavano delle semplici battute. In seguito questa corrente del fumetto è cresciuta sempre di più, cambiando temi, storie, disegni e sceneggiatura, diventando una vera e propria arte in tutta la sua complessità, e famosa in tutto il mondo. Chi non conosce capolavori come “OnePiece”,“Dragon Ball” o “Capitan Harlock”?

È proprio da Leiji Matsumoto, autore di Capitan Harlock, Immagineche inizieremo a delineare la storia dell’arte giapponese, paragonandolo a un grande artista della fine del ‘700: Katsushika Hokusai, il Van Gogh giapponese.

Per chi non lo sa, Hokusai nasce il 20 settembre del 1760 a Edo, l’attuale Tokyo. Edo era una cittadina fiorente, quartier generale degli shogun che a quel tempo tenevano le redini del governo. Le strade erano piene di negozi, fiori, e tutto intorno alle città vi erano foreste e splendidi paesaggi naturali: si può dire, quindi, che fosse una buona fonte di ispirazione. Hokusai ebbe una vita molto travagliata, passata per molto tempo i quell’indigenza che ha nascosto fino a poco tempo fa le sue opere al pubblico occidentale. Però la sua grande personalità permise al suo nome di acquisire fama e popolarità in tutto il Giappone, nome che cambiò più volte Immagine(come è tuttora uso per gli artisti), il suo nome di nascita era infatti Katsushika Sori. Fu una figura molto eccentrica, sia nei modi che nel disegno, un po’ come Van Gogh. Infatti molti artisti occidentali, fra cui lo stesso Van Gogh e Monet, si ispirarono all’arte di Hokusai. I temi delle sue opere riguardano principalmente la natura: gli animali e i fiori, i paesaggi e le figure umane, rappresentati con linee precise e decise,campiture definite e colori molto vari.

“La grande onda di Kanagawa”

Proprio per queste caratteristiche lo si può definire il padre del manga. Lui stesso compose infatti una raccolta di disegni chiamati “Hokusai Manga”, ovvero “schizzi sparsi di Hokusai”. In questi bozzetti sono disegnati, con molta essenzialità e altrettanta chiarezza, dei lottatori di sumo in pose comiche. Fra le altre sue opere più famose ricordiamo “il fiume Tama nella provincia di Musashi” e “La grande onda di Kanagawa”.

Leiji Matsumoto nasce il 25 gennaio 1938 a Kurume. Pubblica il suo primo lavoro quando era ancora molto giovane, su “Manga Shonen”, una rivista di manga per adolescenti. Questo fece da trampolino di lancio per la sua carriera, che raggiunse altissimi livelli con Capitan Harlock. Il suo stile viene definito romantico-barocco, e le figure rimangono quelle dei manga, ovvero semplici ma definite. I personaggi di maggiore importanza seguono più o meno lo stesso modello: le donne hanno figure affusolate, sensuali, e gli uomini allo stesso modo sono di bell’aspetto.  I personaggi minori, invece, vengono rappresentati in modo semplice e divertente, per enfatizzare la parte comica del fumetto. E’ proprio da Capitan Harlock che si possono forse meglio delineare le caratteristiche del fumetto di Matsumoto. Il manga risente dell’ambiente in cui ha vissuto l’autore, ovvero il periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Oltretutto, come ben sappiamo, il Giappone fu uno dei paesi più colpiti da questo conflitto. La celebrità di Capitan Harlock è dovuta all’ideologia implicita nel fumetto,  per la quale è stato molto rimproverato: molti dicono che il tema principale del manga sia l’anarchia, ma non è così. Leiji non si riferisce direttamente all’anarchia, ma si oppone al partito liberal-democratico, al potere in Giappone ai suoi tempi.

Fra le altre sue opere ricordiamo “L’anello del nibelungo” e altri anime famosi come Interstella 5555, le cui musiche sono dei Daft Punk.

Questi sono solo due dei grandi artisti giapponesi, che con le loro tecniche e idee hanno influenzato l’arte di tutto il mondo.

 

 MATTEO COLANTONI

 

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