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L’evoluzione della soggettiva nella storia del cinema

“Un’inquadratura si definisce soggettiva quando mostra ciò che un personaggio vede dal suo esatto punto di vista”

Jean Epstein, regista sperimentale noto in particolare per il suo “La caduta della casa Usher”, usò per la prima volta questo termine, in uno scritto in cui immaginava una scena di ballo ripresa dal punto di vista dei ballerini, volendo addirittura creare dei brevi spazi neri all’interno delle inquadrature per simulare la chiusura delle palpebre (artificio usato successivamente da Gaspar Noè in “Enter the Void”). Continua a leggere