Non siete Stato voi

Il caso Cucchi ha giustamente monopolizzato l’opinione pubblica per dieci lunghi anni, finchè finalmente, nel 2019, giustizia è stata fatta.

Il vento di odio che la vicenda ha attirato su Ilaria Cucchi e sul defunto Stefano ha svelato una parte “oscura” del nostro paese e della nostra opinione pubblica che abbiamo trascurato fin troppo, forse per disattenzione o forse per pigrizia. Ministri, capi politici, membri del governo, hanno pensato di poter dare opinioni sulla morte di un ragazzo di soli 30 anni, che al momento della morte pesava poco più di 40 chili, che nelle foto dell’autopsia presentava il viso tumefatto e un occhio fuori dall’orbita. Dopo dieci anni, nonostante i depistaggi (che saranno poi oggetto di un processo a parte) la verità è venuta a galla, grazie alla famiglia Cucchi, all’avvocato difensore, al pubblico ministero, al carabiniere Tedesco che ha avuto il coraggio di dire la verità (è stato assolto dall’accusa di omicidio preterintenzionale), ma soprattutto grazie ad Ilaria Cucchi.

Lo Stato ha punito se stesso. Infatti Stefano Cucchi, morto il 22 ottobre 2009 nell’ospedale Sandro Pertini di Roma, è morto sotto la tutela dello Stato, e per questo motivo è responsabilità, ma soprattutto vittima, di un Sistema. Un Sistema di strutture giudiziarie, ospedaliere, di medici, infermieri, giudici, avvocati, che hanno preferito guardare altrove e credere che Cucchi non avesse subito percosse, ma che fosse caduto dalle scale, o fosse stato vittima di una crisi epilettica.

Ma soprattutto, Cucchi non è stato pestato per strada da tre sconosciuti, ma in caserma, sotto la tutela di tre carabinieri, con lo stemma dello Stato italiano cucito sulla divisa. Tre carabinieri che con la faccia di tutori della legge, con i calci e con i pugni hanno ucciso un uomo e se ne sono vantati (“quante gliene abbiamo date a quel drogato di merda” disse uno dei carabinieri alla sua ex moglie). La difesa dei 3 imputati, oltre a sostenere che Stefano fosse morto a causa di un catetere mal posizionato, ha anche contestato la punizione “giusta” richiesta dal pubblico ministero, asserendo che le punizioni non sono “giuste” ma “legittime”.

Nonostante tutto per fortuna, i tre carabinieri sono stati condannati a 12 anni di reclusione, una punizione (davvero) giusta, e non esemplare.

L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo anni in cui ha affermato pubblicamente che “era un drogato, difficile pensare che sia stato pestato” ha asserito, a processo concluso, che “qualcuno ha sbagliato e pagherà, e questo dimostra ancora una volta che la droga fa male”, peccato che Stefano Cucchi non sia morto per la droga ma per le botte.

Oltre ad una deresponsalizzazione da parte dell’ex ministro, questa dichiarazione mette in luce la tendenza che il nostro Paese ha a colpevolizzare le vittime, soprattutto se si parla di droga. Stefano Cucchi sbagliò: sì, soffriva di abuso di droga, sì, era uno spacciatore (e per questo reato avrebbe pagato) ma questo non autorizza nessuno (poca importanza hanno cariche e gradi) a sentenziare sulla sua morte marciando sulla sua tomba, anche se fosse morto per la droga.

Lo spaccio e l’assunzione di droghe leggere non supervisionate si possono facilmente prevenire con la legalizzazione. Le sostanze sarebbero controllate, per un consumo quantomeno più responsabile, che darebbe soldi allo Stato togliendone alla criminalità organizzata.

Se si cominciasse ad aiutare chi ha un problema invece di trattarlo come un reietto della società, forse più persone si farebbero avanti e si lascerebbero aiutare. 

La vicenda di Stefano Cucchi ci insegna che la violenza è ancora più ingiusta se viene da chi avrebbe il compito di proteggere i cittadini, ma ci insegna anche quali lacune ha il nostro Paese e come colmarle, per tutti gli altri Stefano Cucchi che non hanno ancora avuto giustizia.

ARIANNA BELLUARDO

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Google photo

Stai commentando usando il tuo account Google. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...