Figli delle stelle

Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι µᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς. E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.

In principio era il nulla. Poi un’esplosione e fu il tutto. Le stelle nascevano, bruciavano ed esplodevano, quasi imitare quel tutto. Da una di queste esplosioni derivò la nostra stella, il Sole, e insieme la Terra. E poi ogni creatura che la abita, compresi noi. Figli delle stelle.

Qualche mese fa, in una notte d’estate, mi trovavo sull’isola di Pantelleria, un minuscolo pezzo di terra buttato in mezzo al mare che non compare nei planisferi. Un’isoletta tranquilla, ma ventosa, dove la scarsa presenza umana non ha reso necessaria l’installazione di lampioni. Io e la mia famiglia avevamo appena finito di cenare presso un ristorante lontano dai piccolissimi centri abitati e per ammazzare il tempo decido di allontanarmi un attimo dal tavolo all’aperto al quale sedevamo e di fare un giro nell’area circostante. Mi sdraio su una panchina e ammiro la meraviglia che mi sovrastava: ogni spazio della volta celeste era riempito da stelle, innumerevoli punti bianchi e luminosi che, addensandosi gradualmente, illustravano la Via Lattea. In quel momento mi resi conto di non aver mai visto il cielo prima di allora. Il silenzio della notte era come superato dalla melodia di tutti gli astri che lentamente ruotavano attorno a me da oriente a occidente.

Quanta grandezza. E quanta miseria sotto quest’immensità. Enormi bombe spargono incessantemente polvere che poi si condensa in nuove bombe in un continuo ciclo di creazione e distruzione, in cui le stesse molecole, gli stessi atomi sono coinvolti eternamente, senza mai sparire nel nulla. Un continuo ciclo di cui noi, benché infimi, siamo quindi completamente parte. 

Un sublime senso di pace e sgomento mi pervadeva. Quanti prima di me avevano alzato la testa al cielo notturno e si chiesero cosa fosse quell’infinito sopra di loro e vollero toccarlo con un dio. Ma ogni volta che tesero il braccio verso l’alto per sfiorarlo soltanto, erano strattonati verso il basso dalla gravità, che ci tiene imprigionati, incatenati. E allora tornarono a guardare in basso. Intorno a loro tentazione, corruzione, ingiustizia, tirannia, guerre, distruzione. Male. Un meraviglioso, minuscolo pezzo di terra buttato in mezzo all’universo che, forse, vediamo solo noi che l’abitiamo; un pianeta rarissimo, unico, che offre bellezza in ogni suo angolo viene deturpato dal desiderio di sopraffazione dell’uomo. Gli stessi figli delle stelle, pensando che fosse impossibile liberarsi dal loro stesso peso, smisero di guardare al cielo e accesero lampadine ovunque per illuminare le catastrofi che loro stessi causavano pur di saziare la loro brama di avere tutto quello che vedevano intorno.

Ma, per fortuna, col desiderio di avere, convive nell’animo umano anche il desiderio di conoscere, di cercare nuova bellezza. E siccome questa Terra non gli basta, l’uomo torna a guardare verso l’alto e sogna di tornare da chi l’aveva messo al mondo.

Sulla terra, gli stati spendono in totale 14mila miliardi di dollari solo per il proprio apparato militare. Una cifra stratosferica di cui solo il 15% basterebbe a raggiungere tutti i “Millenium Goals” prefissati dall’ONU e fare anche qualcosina in più.

Con il 2020 comincia una nuova decade, un nuovo capitolo della storia umana: se già una volta siamo riusciti a scatenarci dalla Terra per andare sulla Luna, è stato programmato il nostro ritorno sul Satellite e già si sta lavorando per il primo sbarco su Marte della storia. Se mai usassimo tutti i fondi che vengono stanziati per le guerre, chissà dove potremmo arrivare.

L’uomo è nato per grandi cose. Cose che superano di gran lunga in importanza la politica e i rapporti diplomatici fra nazioni. E forse, se l’uomo spegnesse la lampadina e guardasse nuovamente al cielo vedrebbe veramente la luce che lo ha creato e cercherebbe di tornare da lei.

RICCARDO MAGNANELLI

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