Salvini è fascista? Risponde Umberto Eco

Avete mai sentito parlare di fascismo o derivati simili in discorsi che non erano esattamente pertinenti al movimento guidato da Benito Mussolini? Potreste aver notato che ci sono diverse opinioni al riguardo.

Mettiamo caso che si stia discutendo di quanto la destra attuale sia più o meno simile alla destra degli anni venti in Italia. Ci saranno, allora, diverse opinioni. La prima è quella dell’antifascista: l’antifascista vede il fascismo nella politica di oggi come se non vi ci fossero differenze e lo combatte con più o meno forza (a questo punto ci sono i sottogruppi tra antifascisti militanti e antifascisti diplomatici). L’opinione contraria è quella di colui che ignora, un leghista per intenderci: lui non riconosce la presenza di un pericolo così ingombrante oppure finge di non vederlo ignorandolo e, spesso inconsciamente, appoggia chi può essere definito fascista. C’è poi chi è consapevole della presenza del fascismo e si dichiara orgogliosamente fascista: è forse la peggiore delle opinioni perché dichiarandosi fascista ignora le conseguenze di una dittatura durata vent’anni che ha causato una ferita ancora aperta per un intero paese. L’ultima opinione che può venir fuori è quella dell’indifferente: sarà quello meno preso dalla conversazione ed è anche il più pericoloso poiché lui può facilmente schierarsi da una parte o dall’altra.
Ma chi vincerà alla fine del dibattito? Nessuno. Non potrà vincere nessuno perché saranno tutti accecati dalle proprio idee e opinioni. Per questo voglio provare ad analizzare il tutto comparando il fascismo di Mussolini con il leghismo di Salvini. Non avendo le conoscenze adatte per scrivere in modo oggettivo, proverò a servirmi di un articolo di una delle menti più brillanti del secolo scorso: Umberto Eco. L’articolo di cui sto parlando è “Il Fascismo Eterno” (o “Ur-Fascismo”) scritto nel 1995. Eco parla del fascismo non come se fosse un movimento che ha riguardato il secolo scorso ma parla di Ur-Fascismo.
Ma cos’è l’Ur-Fascismo? Non è altro che un movimento che dimostra come il fascismo non sia una reale ideologia. Il nazismo, per esempio, si basa sulle parole del Mein Kampf; il marxismo sulle parole del manifesto del partito comunista di Marx ed Engels; il comunismo sovietico sul Materialismo Dialettico, il maoismo sul libretto rosso e così via. D’altronde non è un caso se in America un insulto in voga anche nei confronti di un poliziotto che non accetta ciò che si sta fumando sia “fascist pig”. “Fascista maiale” e non nazista o pinochetista o falangista franchista o batistiano (altri esempi di dittature militari di destra). Il fascismo non ha nessuna base. Esiste un libro firmato da Mussolini e scritto da Giovanni Gentile “la dottrina del fascismo” ma non è altro che una versione dello stato etico assoluto hegeliano che in vent’anni di governi fascisti non è mai stato realizzato. Mussolini, ad esempio non ha quasi mai avuto una idea propria costante. Comincia la propria carriera come ateo militante e finisce per firmare i patti Lateranensi. In un discorso, il Dvce, sfidò Dio chiedendo di essere fulminato per dimostrare la sua esistenza (purtroppo Dio doveva essere impegnato); eppure notiamo come in quasi tutti i discorsi post 1922 abbia fatto riferimenti chiari a Dio. Inizialmente si affermò come liberale e poi nazionalizzò parecchie industrie. Fece carriera come socialista e poi divenne il nemico numero uno della sinistra. Sarà un azzardo ma già qui possiamo ritrovare delle affinità con Salvini. Lo stesso che in un’intervista aveva detto di essere un pessimo cristiano che va a messa solo nelle festività comandate per poi usare il rosario come mezzo di propaganda. Venne eletto nella regione Lombardia con la lista di “comunisti padani” e ora offende i magistrati usando lo stesso termine con cui si presentò. Era nemico del Sud e dei “terroni” per poi chiedere il loro voto. Insomma, Mussolini così come Salvini sembra non avere mai avuto una propria filosofia: ma solo una retorica. Nell’articolo, Eco, stila una lista di punti essenziali per poter essere un Ur-Fascista. Proviamo, dunque, ad analizzarli e a confrontarli con Salvini e il suo partito.
1. Culto della tradizione. L’Ur-Fascista è contrario a idee innovative e progressiste ed è mentalmente chiuso nella propria opinione senza accettare che nella propria testa ci sia anche minimamente un’intrusione di qualsiasi altra idea. È quindi contrario al sincretismo. Se cercate gli statuti di tutti i partiti di destra (Lega inclusa) troverete la parola “conservatorismo”. Cioè l’ideologia che si basa sul conservare le vecchie tradizioni e idee.
2. Rifiuto del modernismo. Prendiamo in considerazione l’idea che se il fascismo sia nato nel 1922, l’Ur-Fascismo sia sempre esistito. Il movimento modernista per eccellenza è infatti l’illuminismo e già all’epoca c’era chi contrastava la corrente modernista. È una inevitabile conseguenza del conservatorismo, il ripudio nei confronti dell’idea opposta, il progressismo. E se illuminismo vuol dire “età dei lumi” (cioè età della ragione) allora l’Ur-Fascismo non è altro che irrazionalità. Non è un tabù che la Lega sia contraria a molte forme di modernismo, da quello sociale a quello economico e molti altri. Salvini si è spesso dichiarato contrario alle unioni civili, all’Euro e a molti altri esempi di rifiuto del modernismo.
3. Azione per azione. I fascisti (e di conseguenza l’Ur-Fascista) agisce. E l’azione è alienata, in questo modo, dal pensiero. Chi agisce senza pensare impara così ad odiare chi pensa. I fascisti hanno mandato in malora il nostro paese conducendo alla morte centinaia di migliaia di persone e sarebbe bastato pensare prima di agire per evitare questo. Mussolini ha cominciato dunque ad odiare i grandi intellettuali di sinistra e condurre il popolo verso la stessa fine. Ora vi chiedo, vi ricorda qualcosa? Quante volte nei vari tweet di Salvini abbiamo visto parole come “professoroni”, “sinistroidi”, “intellettuali”, “comunisti”, etc…
4. Il disprezzo verso la critica. I fascisti fanno parte di qualcosa di più grande di loro e chi è in disaccordo con la loro idea è in disaccordo con tutto quel qualcosa di tanto grande. Non solo l’Ur-Fascista odia chi è in disaccordo ma odia chi prova anche solo a criticare. Nessun fascista però risponde a chi critica dando vita ad un dibattito e argomentando le proprie idee. L’Ur-Fascista davanti alla critica, non avendo una base ideologica salda su cui basare un discorso, non può far altro che contrattaccare con insulti di vario genere. Salvini ha ricevuto critiche da Saviano, da Camilleri, da Guccini, da Conte, da Fazio, da J-AX e da tanti altri. Non ha risposto argomentando ma insultando in tanti modi dando del viziato, del radical chic, del professorone, pidiota, sinistroide.
5. Il razzismo. L’Ur-Fascista è razzista, è inevitabile. Questo perché se sei abituato ad odiare chi la pensa diversamente da te, odierai allo stesso modo chi è diverso da te. A questo punto chi è diverso da te è colui che non è come te, di un altro colore, di un’altra religione, di un’altra etnia. Salvini è chiaramente razzista quando chiede più diritti per gli italiani, quando parla male di una religione o di una cultura diversa, quando vieta di salvare delle persone in mare solo perché non sono italiani. Non serve che venga usata la parola “razza” perché una persona possa essere razzista.
6. La strategia. Mussolini non scelse un momento a caso per prendere il controllo del paese. Organizzò la marcia su Roma poco tempo dopo il trattato di Versailles in cui non venne considerata valida la vittoria dell’Italia nella prima guerra mondiale. Lo stesso fece Hitler in Germania o Franco in Spagna. Nei momenti di maggiore crisi economica la popolazione si apre a ideologie così estremiste. L’Ur-Fascismo fa leva sulle classi frustrate a causa di una crisi economica o sociale. In un periodo difficile come questo, segnato dalla crisi del 2011, Salvini non ha faticato a far sì che il suo partito prenda il sopravvento all’interno della politica italiana. Abbiamo fatto tutto noi: popolo frustrato che ha bisogno di qualcuno su cui scaricare le proprie colpe.
7. Il nazionalismo e il complotto. A chi non ha un’idea solida su cui basarsi, viene detto che fa parte di qualcosa di grande di cui solo pochi possono vantarsi di questa appartenenza: la nazione. Basta un pizzico di superiorità ad un sano patriottismo per essere infettati da un grande cancro della società: il nazionalismo. I nazionalisti, che sono perfetti e superiori a tutto e tutti, hanno bisogno di qualcuno di inferiore che si assuma le colpe di tutti i mali. A questo punto i nazionalisti hanno bisogno di un complotto infondato che spieghi le colpe del capro espiatorio. Il capro espiatorio deve essere tanto esterno da essere ritenuto estraneo ma tanto interno da essere ritenuto colpevole. A questa descrizione, l’ebreo, è perfetto perché è sia esterno che interno. Chi altro si presta facilmente a queste esigenze? L’immigrato. L’immigrato è distante dal paese ma quando è vicino a noi lo possiamo incolpare per tutto.
8. Le esigenze del nemico. Il nemico deve avere delle esigenze molto particolari. Gli ebrei erano forti perché ricchi e connessi tra di loro e allo stesso tempo vulnerabili davanti alla massa del popolo. Lo stesso per gli immigrati che sono tanto forti da poter “rovinare il paese” grazie ai loro maggiori diritti e all’appoggio dello stato (a detta del leghista/Ur-Fascista) ma anche tanto deboli da poter essere sterminati facilmente.
9. Il pacifismo è collisione del nemico. Avendo un nemico fisso, l’Ur-Fascista, ha bisogno di combatterlo; anzi, di combattere. Ciò che tiene in piedi l’Ur-Fascismo è anche la necessità di combattere sempre e senza nemico non è possibile. Una volta sconfitto il nemico o scoperto meno pericoloso non si può più combattere e quindi c’è bisogno di un nuovo nemico per cui valga la pena combattere. Quando la Lega Nord odiava il meridionale che poi si è scoperto non più nemico ha sentito la necessità di combattere un altro nemico che riuscisse anche ad unire la nazione: l’immigrato.
10. Il culto dell’eroismo. Se l’Ur-Fascista è sempre in lotta con qualcuno allora ha bisogno di essere forte e migliore degli altri nella lotta. Ha bisogno di essere un eroe da ricordare contro il nemico.
11.Il machismo. Con il bisogno di essere l’eroe nasce il machismo (il culto per chi è un macho). Dal machismo nasce la misoginia, poiché il macho è per antonomasia maschio, e l’omofobia poiché il macho non può essere omosessuale perché troppo effemminato. Ma il macho è colui che è conforme alla normale attività sessuale. È contrario quindi alla castità ed è per l’eteronormatività. Quante volti sono state insultate donne che portavano il velo e che per scelta preferivano essere caste o quante volte viene insultata una donna con sinonimi di “prostituta”? Per non parlare poi dell’omofobia che è in voga tra la destra attuale. Neanche c’è bisogno di citare l’ex (fortunatamente) ministro della famiglia Lorenzo Fontana e le sue frasi omofobe come “l’unica famiglia esistente è quella tradizionale”.
12.Elitismo. L’Ur-Fascista odia l’elite. Odia dunque la borghesia medio-alta ma non (come il marxismo) per motivi socioeconomici ma per motivi di inferiorità intellettuale. Dunque andare contro l’elite vuol dire insultare i radical chic, i viziati o i professoroni sinistroidi.
13. Il leader. A questo punto analizziamo la figura di Mussolini e di Salvini. I due leader sono la voce del popolo ma senza aver ricevuto da nessuno una delega. Insomma, con loro che sono la voce del popolo, il popolo diventa inutile e incapace di esprimere la propria opinione. Questo si chiama populismo: una persona aizza il popolo dicendo loro i problemi che già conoscono senza dare soluzioni. Eco scrive “Ogni qual volta un politico getta dubbi sulla legittimità del parlamento perché non rappresenta più <<la voce del popolo>>, possiamo sentire l’odore di Ur-Fascismo.” Cosa sta ripetendo Salvini da quando ha fatto scoppiare la crisi di governo? Nuove elezioni. Nuove elezioni per eleggere un nuovo parlamento che possa rappresentare il popolo; o meglio, che possa rappresentare le volontà della voce del popolo (il leader senza delega).
14.La neolingua. Il concetto di neolingua è molto semplice ed è stato affrontato per la prima da George Orwell nel libro “1984”. La neolingua sarebbe una lingua semplice, priva di anglicismi o vocaboli arcaici. Quindi quando i discorsi di un politico diventano sempre più coincisi e semplici, si sta parlando di Ur-Fascismo. Insomma, se il modo di comunicare di un politico si basa su post su Twitter e su pochi slogan d’effetto durante i comizi, si sta parlando di Ur-Fascismo.
Ciò che ho fatto è stato semplicemente elencare ciò che un uomo ha detto prima di me quasi 25 anni fa e sicuramente non si riferiva a Salvini. È curioso quindi notare come Eco abbia descritto un prototipo di Ur-Fascista che abbia molte cose in comune con un politico di nostra conoscenza. Spero di essere stato il più oggettivo possibile e di aver risposto alla domanda. Salvini, quindi, è fascista? Direi di sì, ma non fascista inteso come sostenitore del movimento degli anni venti (anche se potrebbe essere) ma fascista inteso come componente del progetto dell’Ur-Fascismo.

GABRIELE NEGOZIO

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