Questione di libertà

Siamo a scuola, litighiamo per l’ultimo pacchetto di croccantelle, ci infuriamo se non veniamo ascoltati e sicuramente facciamo bene. A tremila chilometri da qui un popolo sta venendo nuovamente privato della sua libertà, le “garanzie democratiche” che per fortuna noi abbiamo, a Rojava se le sognano. Una Regione -quella di Rojava- che si era dichiarata autonoma de facto nel 2012 durante la guerra civile siriana, un conflitto che ha attivato, oltre alle forze dell’ “opposizione” ed alle forze curde, anche i fondamentalisti dell’ISIS.
Non ho le capacità oggettive per scrivere un articolo che riepiloghi tutti i fatti della Siria dal 2012 ad oggi (a questo ci penserà la nostra Bianca Bartolini nel prossimo numero sicuramente), ma mi sembrava doveroso citare e, a nome di tutta la Redazione, condannare l’atto criminale che il popolo Curdo sta subendo per colpa della Turchia e del suo dittatore Erdogan. Vedete, i curdi sono gli stessi che hanno sconfitto le milizie dell’ISIS in Siria, ponendo fine ad una parte atroce di uno scontro che ha di fatto stravolto la Siria ma soprattutto i siriani. Il popolo Curdo vive in Kurdistan, una regione che non è politicamente riconosciuta divisa fra: sud-est della Turchia, nord-ovest dell’Iran, nord dell’Iraq e nord-est della Siria; in particolare Rojava è una regione del Kurdistan che comprende appunto il nord-est della Siria e che si è dichiarata autonoma ed indipendente. Una settimana fa, confermando tutte le previsioni, la Turchia ha sferrato il primo attacco aereo e missilistico a Rojava, colpendo prevalentemente obiettivi civili; sotto le bombe turche è morto -tra i tanti- anche un italiano, Lorenzo Orsetti, che era lì per combattere al fianco dell’esercito curdo. Credo che in questo momento sia necessario che il mondo si fermi, è fondamentale rivolgere uno sguardo ai fatti di Rojava non solo per condannarli con un post su instagram o con un editoriale su La Lucciola, i governi di tutto l’occidente devono trovare una soluzione nell’immediato. Non solo tutta l’UE deve cessare di vendere armi alla Turchia, ma la comunità internazionale deve imporre pesanti sanzioni economiche al governo di Erdogan finché non ritirerà le forze turche dalla regione; credetemi questo è davvero il minimo che noi tutti dobbiamo aspettarci, questa volta non possiamo permetterci di sbagliare ancora e restare a guardare il nostro più forte alleato in occidente mentre viene torturato e tormentato. La più esemplare forza democratica del Medio Oriente cadrà sotto le bombe di un dittatore se noi continueremo a stare fermi, impassibili, sottomettendoci ad Erdogan e dimostrando che cediamo anche facilmente ai ricatti. In ballo ci sono le vite di migliaia di persone, la libertà di un popolo e la credibilità dei nostri valori democratici. Che aspettiamo?

JACOPO F. AUGENTI

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