La lotta per la sopravvivenza

“Siamo all’inizio di un’estinzione di massa, e tutto ciò di cui voi parlate sono soldi, favole e crescita economica”. Con queste parole Greta Thunberg ha parlato al vertice sul clima dell’Onu a New York il 23 settembre, denunciando le politiche di chi è indifferente nei confronti della tragedia che il cambiamento climatico e il riscaldamento globale stanno apportando e che continueranno ad apportare al pianeta. Una tragedia causata dall’uomo ed ignorata dall’uomo. Una tragedia che per anni è stata negata, ignorata, messa in secondo piano rispetto agli automatismi di un sistema economico che distrugge l’ambiente.

Attualmente le emissioni di CO2, risultato dell’ossidazione dei combustibili fossili, contribuiscono ad una concentrazione di biossido di carbonio che supera i 400 ppm (parti per milione) e ad un aumento innaturale dell’effetto serra insieme ad altri gas come il metano e l’ossido di azoto. La CO2 è prodotta principalmente dall’attività umana ed è responsabile del 63% del riscaldamento globale causato dall’uomo. “Riscaldamento globale” non significa estati più calde, significa aumento di fenomeni metereologici estremi, di precipitazioni piovose, del rischio di inondazioni e incendi, di siccità; significa scioglimento delle calotte polari, innalzamento del livello dei mari, estinzione di specie, ma anche decessi dovuti al calore e al freddo, e malattie. Tutto ciò provocherà un’agricoltura non più sostenibile, una mancanza di acqua, profughi climatici, lotte per le risorse…insomma, una graduale catastrofe.
Ho fatto questa premessa perché credo che chi attacca il movimento contro il cambiamento climatico nato dalla protesta dell’attivista sedicenne Greta Thunberg, sottovaluti la gravità di ciò che la crisi ambientale comporta. I danni ecologici possono essere visti certamente in una chiave individuale, in cui ciascuno si impegna ad evitare l’inquinamento, l’uso della plastica e a promuovere uno stile di vita sensibile ai problemi ambientali. Ma ciò che più influisce a livello globale è proprio la politica, sono i governi di tutti i paesi che si devono impegnare a realizzare un sistema diverso in cui il clima è posto davanti e non dietro le attività industriali. Perché noi possiamo fare la raccolta indifferenziata, evitare di prendere troppo spesso la macchina, ma finché abbiamo un Presidente del Brasile che nasconde e nega il disastro ambientale che la deforestazione dell’Amazzonia sta provocando, finché abbiamo un Presidente degli Stati Uniti che parla del riscaldamento globale come se fosse un gioco, difficilmente ci sarà un cambiamento.
È proprio per questo che è nato il movimento Friday For Future. Un movimento formato principalmente da ragazzi che fanno l’unica cosa che possono fare per incentivare i governi a salvaguardare il pianeta: protestano. Protestano non per saltare scuola, ma per far capire che il loro futuro è qualcosa a cui tengono e che il sistema mondiale economico non può permettersi di distruggere.
Si è parlato molto della figura di Greta, la si è elogiata come la si è criticata e insultata. Ad attaccarla è soprattutto chi segue una corrente politica che accetta di chiudere un occhio di fronte alla catastrofe mondiale pur di poter continuare con le tradizionali attività economico-industriali. Ad insultarla è soprattutto chi ha paura di lei. Ma non solo. Sono in molti infatti a descriverla come un’immagine mediatica alimentata da un complotto di scienziati e attivisti che cercano di sensibilizzare le persone verso la problematica ambientale. Onestamente, se ci fosse questo genere di complotto, non ci vedrei nulla di male dato che si tratta di salvare il pianeta…ma proprio per questo lo ritengo molto improbabile. Se invece ciò che più sconvolge è che sia stata una ragazzina di sedici anni a sollevare per la prima volta un così grande dissenso collettivo, allora non posso che essere d’accordo. Non è normale che scienziati e politici, come l’americano Al Gore, siano stati per anni ignorati, non è normale che in una società come la nostra si cominci a prestare attenzione solo quando qualcuno alza la voce. Ma è la stessa Greta a dirlo, durante il vertice sul clima che ho prima citato: “Questo è tutto sbagliato. Io non dovrei essere qui, dovrei essere a scuola dall’altro lato dell’oceano. Adesso venite da noi giovani in cerca di speranza? Come osate?”
Sull’inutilità delle manifestazioni, vorrei ribadire il fatto che molti politici in Italia di partiti che attualmente sono al governo hanno elogiato e prestato ascolto ai ragazzi, hanno promesso che si impegneranno a fare in modo che della nostra protesta non rimangano solo i cori e i cartelloni. In Germania Angela Merkel ha scelto di investire 100 miliardi di euro entro il 2030 per la protezione del clima e la transizione energetica. Per quanto riguarda la Francia, credo che il paragone con i gilet gialli sia molto improprio, in quanto le manifestazioni in difesa del clima non sono mai state violente.
Certamente chi va ad una manifestazione per l’ambiente e poi butta un volantino o una sigaretta per terra è un ipocrita. Personalmente non mi è capitato di assistere ad episodi di questo tipo, ma se un fatto del genere fosse avvenuto sarebbe stato sicuramente sbagliato. Ma bisogna anche ricordare che non si parla di una semplice manifestazione ecologica, ma di una manifestazione per qualcosa di più grande, qualcosa che di certo non dipende da un volantino che si trova per terra. Non ha perciò senso denigrare l’intera manifestazione per pochi e singoli atti incivili che possono verificarsi.
Vorrei inoltre ricordare a chi pensa che le manifestazioni non siano adatte o non servano a cambiare l’aspetto sociale e politico delle nazioni, che certe manifestazioni come quelle delle Suffragette e quelle promosse da Martin Luther King hanno cambiato il corso della storia. Lì si parlava di diritti civili, qui di diritti ambientali…sono forse meno importanti? Se non vale la pena manifestare per salvare la Terra e il futuro di tutti noi, per cosa vale la pena lottare? Cito una frase semplice, ma evidentemente non così scontata, di Ernest Hemingway:
“Il mondo è un bel posto e vale la pena lottare per esso”.

MARIA GUERRIERI

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