Storia e presente

Nel 1970 in Cile il leader del partito socialista Salvador Allende vince le elezioni presidenziali guidando una coalizione di sinistra chiamata “Unidad Popular”. Allende persegue una politica di grandi riforme sociali ed economiche per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori cileni. Nazionalizza diverse aziende e le miniere di rame del paese che rappresentavano una delle principali risorse economiche. La sua politica suscita però forti resistenze all’interno del Cile e la dura opposizione degli Stati Uniti, che non vogliono che questa esperienza di governo socialista possa diventare una sorta di modello per il resto dell’America latina.

L’11 settembre 1973 il comandante dell’esercito Augusto Pinochet attua un colpo di stato prendendo d’assalto il palazzo del presidente Allende, che perderà la vita (ma ancora rimane il dubbio se si sia ucciso o sia stato ucciso) dopo aver rifiutato di arrendersi ai militari golpisti. Il colpo di stato militare conduce ad una dittatura feroce caratterizzata da una durissima repressione, con migliaia di oppositori torturati e uccisi. Alcune centinaia di oppositori trovano rifugio presso l’ambasciata italiana a Santiago, capitale del Cile. Il governo militare cileno chiede la loro consegna, ma l’ambasciata italiana si rifiuta e otterrà il loro trasferimento in Italia.

Santiago, Italia, film-documentario uscito al cinema lo scorso 6 dicembre del regista Nanni Moretti, ricostruisce gli eventi a partire dalle testimonianze dei vari oppositori del governo totalitario, che raccontano gli episodi di tortura che hanno dovuto subire, il modo in cui sono riusciti ad entrare nell’ambasciata italiana e come sono stati poi accolti nel nostro paese. Ciò che più colpisce è come le emozioni di chi racconta conducano lo spettatore a vivere la vicenda quasi in prima persona, momento per momento: la malinconia e il sorriso con cui si ricorda il governo di Allende, la rabbia nei confronti di Pinochet, la forza con cui si è affrontata la tortura e la perdita dei compagni, il coraggio che si è avuto nel rimanere attaccati ai propri valori, la riconoscenza nei confronti dell’Italia, infatti, catturano chi vede il film trasportandolo in quegli anni di resistenza contro la sopraffazione. Il documentario sa anche cogliere momenti divertenti nella drammaticità della storia, come quando si descrive il modo in cui gli oppositori sono riusciti a scavalcare i muri che circondavano l’ambasciata e le loro modalità di convivenza all’interno di essa.

Moretti intervista anche alcuni golpisti, che in modo vago e contraddittorio esprimono il loro punto di vista e suggeriscono al regista di raccontare gli eventi nel modo in cui loro li descrivono, affinché il film sia imparziale. “Ma io non voglio essere imparziale” risponde Moretti.

L’Italia ha avuto un ruolo importante nella vicenda, nell’accogliere con solidarietà e comprensione i perseguitati cileni.  Il documentario è breve, ma intenso e coinvolgente. È la storia di una violenza, la storia di una guerra tra democrazia e dittatura, ma è anche una storia di solidarietà e di umanità, sentimenti che l’Italia ha saputo mostrare in quegli anni e che ha perso negli ultimi tempi. Questo è ciò che Moretti ha saputo dimostrare, questo è ciò che la Storia vuole far ricordare: al di là della violenza, al di là della dittatura, al di là della privazione della libertà, l’uomo è sempre in grado di esprimere solidarietà, comprensione e offrire aiuto a chi ne ha bisogno.

Santiago, Italia è un film che tratta di una tappa storica importante per l’America latina ma anche per la sinistra di ogni paese, non solo perché il governo di Allende era socialista, ma perché essa si basa e deve continuare a basarsi sulla democrazia, sul rispetto, sui valori umani. E chi grida: “Prima gli italiani!” dovrebbe vedere il film e dire se si sente più orgoglioso di migliaia di morti in mare o dei sorrisi commossi di persone che ringraziano proprio gli italiani per la solidarietà che hanno saputo dimostrare.

MARIA GUERRIERI

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