Editoriale – Distratti

Quanto siamo facili da distrarre? Non in classe dalle battute del tipo dell’ultimo banco o dal cellulare o dalla/dal bella/o ragazza/o che segretamente ci piace, ma

nella vita, e non tanto nella nostra personalissima vita da individui quanto in quella dell’ambiente e della comunità in cui viviamo. Manifestazione internazionale sui cambiamenti climatici: “Ma che ne può sapere una bambina di sedici anni?”, “Questi che manifestano sono i primi che poi buttano la cicca per terra”; La T.A.V. non va né avanti né indietro, ma entrambe i partiti di governo vantano la loro vittoria in questa battaglia; l’inesistente “emergenza” migranti; “e allora il PD?”; questi sono solo alcuni banali e ben noti esempi di come chi ha responsabilità tenda a gettare fumo negli occhi, a sviare il problema, a distrarci; ma noi quanto siamo disposti a farci distrarre? Per come stanno andando le cose ultimamente direi parecchio: la lotta politica è diventata un’appassionante telenovela di partiti che si dichiarano perenne inimicizia salvo poi ritrovarsi incredibilmente uniti, che si dividono e si rimettono insieme, litigano e poi fanno pace, muoiono e resuscitano, tenendoci lontani da tutto quel “dietro le quinte” che sarebbero le vere problematiche alle quali sono chiamati a rispondere. Il nostro obiettivo e il nostro impegno devono dunque focalizzarsi sul focalizzare, sul mettere a fuoco, sul riportare al centro ciò che è degno di starvici. Per questo motivo in questo numero abbiamo cercato di ampliare la sezione dedicata alla politica, analizzando diverse situazioni mondiali che ognuno dei redattori ha voluto rimettere al centro. Questo “mettere al centro” diventa dunque il tema pregnante dell’intero numero: abbiamo messo al centro la figura affascinante e interessantissima di Aureliano Spadoni (niente spoiler per chi non lo conoscesse, leggetevi l’articolo), quindi la storia del nostro stesso Liceo, abbiamo messo al centro la riflessione su noi stessi, i nostri gusti, i nostri talenti, insomma tutto quel mondo che ci appartiene e di cui vogliamo prenderci cura, senza distrazioni e senza essere messi da parte. Ma lo vogliamo davvero?

 

nella vita, e non tanto nella nostra personalissima vita da individui quanto in quella dell’ambiente e della comunità in cui viviamo. Manifestazione internazionale sui cambiamenti climatici: “Ma che ne può sapere una bambina di sedici anni?”, “Questi che manifestano sono i primi che poi buttano la cicca per terra”; La T.A.V. non va né avanti né indietro, ma entrambe i partiti di governo vantano la loro vittoria in questa battaglia; l’inesistente “emergenza” migranti; “e allora il PD?”; questi sono solo alcuni banali e ben noti esempi di come chi ha responsabilità tenda a gettare fumo negli occhi, a sviare il problema, a distrarci; ma noi quanto siamo disposti a farci distrarre? Per come stanno andando le cose ultimamente direi parecchio: la lotta politica è diventata un’appassionante telenovela di partiti che si dichiarano perenne inimicizia salvo poi ritrovarsi incredibilmente uniti, che si dividono e si rimettono insieme, litigano e poi fanno pace, muoiono e resuscitano, tenendoci lontani da tutto quel “dietro le quinte” che sarebbero le vere problematiche alle quali sono chiamati a rispondere. Il nostro obiettivo e il nostro impegno devono dunque focalizzarsi sul focalizzare, sul mettere a fuoco, sul riportare al centro ciò che è degno di starvici. Per questo motivo in questo numero abbiamo cercato di ampliare la sezione dedicata alla politica, analizzando diverse situazioni mondiali che ognuno dei redattori ha voluto rimettere al centro. Questo “mettere al centro” diventa dunque il tema pregnante dell’intero numero: abbiamo messo al centro la figura affascinante e interessantissima di Aureliano Spadoni (niente spoiler per chi non lo conoscesse, leggetevi l’articolo), quindi la storia del nostro stesso Liceo, abbiamo messo al centro la riflessione su noi stessi, i nostri gusti, i nostri talenti, insomma tutto quel mondo che ci appartiene e di cui vogliamo prenderci cura, senza distrazioni e senza essere messi da parte. Ma lo vogliamo davvero?

ANDREA CRINÒ

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