Cento giorni (di vacanza) per Salvini e Di Maio
Alle 23:30 circa del 20 agosto, la motovedetta Ubaldo Diciotti che -tra un tweet e l’altro di Salvini – vagava nel Canale di Sicilia ormai da 5 giorni, ha avuto il permesso dal Ministro delle Infrastrutture Toninelli di ormeggiare al porto di Catania. A bordo di questa nave c’erano177 persone di cui: 29 (i minori non accompagnati) sono scese dopo 5 giorni spesi in mare più 2 giorni bloccati nel porto, 148 invece sono state di fatto sequestrate per un totale di undici giorni a bordo del pattugliatore. Lo sbarco è stato infatti concesso solo la sera del 26 agosto grazie all’intervento di Irlanda, Albania e CEI che hanno deciso di farsi carico rispettivamente di 20-25, 20 e 100 migranti.
Ma veniamo agli effetti di questo caso straordinario e senza precedenti: il Ministro dell’Interno ed il suo capo di gabinetto sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Agrigento – che ha passato poi il fascicolo al tribunale dei ministri di Palermo – per abuso d’ufficio, sequestro di persona e arresto illecito; l’Italia ha violato norme internazionali che rispetta per Costituzione, facendo una figura pietosa; si sono inaspriti i rapporti tra Italia ed Unione Europea per colpa delle minacce di non pagare i contributi partite da colui che ormai potrebbe essere considerato il ministro della disoccupazione, Luigi di Maio.
Questo è l’ennesimo episodio che dimostra quanto il governo non sia preparato ad affrontare situazioni diplomatiche complesse, mettendo completamente a repentaglio la vita di tante persone nullatenenti per dare spettacolo. Vi siete accorti che, da quando questo esecutivo si è insediato, tutti i suoi membri e sostenitori non fanno altro che elogiare ogni piccola “vittoria” anche se, di fatto, le vittorie non ci sono state? In cento giorni il governo non ha fatto altro che sparare una serie di idiozie per fare notizia e alimentare odio e rabbia: esso continua a fare polemica sugli errori compiuti dai precedenti governi, senza pensare ad attuare le riforme che i suoi membri hanno largamente promesso in campagna elettorale.
Proprio in campagna elettorale si è parlato del famoso reddito di cittadinanza, grande idea “rivoluzionaria” dei grillini: esso prevede un’integrazione sui salari e sulle pensioni minime di circa 9 milioni di italiani per farli arrivare a percepire un totale di 780 euro mensili sacrificando però le altre agevolazioni previste per i meno abbienti (reddito di inclusione alle famiglie più povere, 80 euro mensili in più a tutti gli impiegati pubblici che hanno uno stipendio annuale inferiore a 26.000 euro). La condizione per ricevere il reddito è dunque uno stipendio o una pensione inferiori a 780 euro al mese e varia in caso di nucleo familiare più o meno numeroso; nel caso in cui il beneficiario sia disoccupato, egli dovrà accettare il lavoro fornitogli dai centri per l’impiego; se dovesse rifiutare le offerte più di tre volte in due anni, perderà la possibilità di ricevere il sussidio. Tale misura però non tiene conto di quel 6,3% della popolazione (dati ISTAT su campione nazionale) che fa parte di una zona tra la povertà assoluta e la povertà relativa (il cosiddetto “sottoconsumo”): coloro che rientrano in questa fascia economica non possono assolutamente tornare a lavoro o iniziare a lavorare in quanto è composta da persone che non sono autosufficienti (anziani, portatori di handicap, etc.).
Nel contratto di governo giallo-verde si parla anche della “difesa domiciliare sempre legittima”, un metodo che si rifà al secondo emendamento americano… E si può ben vedere come ogni giorno vada a finire negli Stati Uniti, paese nel quale chiunque può prendere in mano una pistola. Per ultima abbiamo la flat tax: la Lega in campagna elettorale aveva proposto una unica aliquota fissa al 15% per tutti, ma non se ne parla più da un po’. Il principio dovrebbe essere “se tutti pagassero di meno, tutti pagherebbero”, dunque caro Matteo facciamo due calcoli: la “Relazione annuale sull’evasione” del Ministero dell’Economia e delle Finanze ci dice che ogni anno circa 35 miliardi di euro che dovrebbero essere pagati allo stato per l’Irpef vengono persi a causa degli evasori; il suo sistema prevede un gettito di circa 94 miliardi di euro l’anno: dunque, se tutti pagassero le tasse si arriverebbe ad un totale di circa 129 miliardi su base annua. Dal “Rapporto sul bilancio dello Stato” del Ministero delle Finanze, viene fuori che ogni anno lo Stato percepisce circa 180 miliardi di euro (escludendo comunque l’evasione) con i pagamenti della sola Irpef, dunque c’è un buco di circa 51 miliardi ogni anno. Dopo più di cento giorni di governo, l’unica promessa mantenuta è quella del “Decreto dignità”, nel quale però manca la reintroduzione del famoso articolo 18, rimosso dal “Jobs act” di Matteo Renzi.
Quasi quattro mesi in cui l’esecutivo, con totale noncuranza dei princìpi della nostra Costituzione, si è scagliato contro immigrati, comunità LGBTQIP+, rom e tutte quelle minoranze che in Italia non sono più ascoltate.
Caro Salvini, pensa a rispettare la legge e paga agli italiani quei 49 milioni di euro che il tuo partito ha rubato allo Stato.
JACOPO F. AUGENTI